Capitolo 2

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Inciampo.
Non so come, mi ritrovo in breve a terra, con le ginocchia sul marciapiede e i palmi delle mani altrettanto.
Mi alzo in fretta, noto che ho le ginocchia graffiate e lievemente insanguinate, mentre le mani semplicemente con qualche graffio.

«Ti sei fatta male?», chiede una voce maschile alla mie spalle.

Mi volto.
Un ragazzo, moro, con gli occhi scuri, quasi neri, mi osserva le ginocchia.
Avrà avuto pressappoco la mia età.

«No, sto bene.»

Continua a guardarmi. Mi chiedo se abbia mai visto un ginocchio sbucciato.

«Sono Christian, piacere.»

Gli stringo la mano.
Noto che si sorprende sentendo la freddezza delle mie mani.
In piena estate, si possono avere le mani fredde?
Bhe, io sono così. Ho sempre le mani fredde, anche con 30 gradi, e non so perché.
Così mi limito a sorridere, mentre cerco con lo sguardo una panchina nei dintorni dove posso sedermi a riposare.

«Hai bisogno di aiuto?», dice lui in tono compassionevole.

«No, stavo solo cercando una panchina...Sai, il ginocchio adesso non mi permette di continuare a camminare.»

Annuisce e mi indica una panchina a pochi metri da me.
Quando finalmente sono riuscita a sedermi, con mia sorpresa, lui si siede vicino a me.

«Grazie per avermi aiutato.»

Speravo si congedasse e riprendesse la sua camminata, ma non è stato così.
È rimasto vicino a me, in silenzio, ad ammirare il mare davanti a noi.
Ormai era quasi il momento del tramonto e, guardarlo con un perfetto sconosciuto su una panchina, mi provocava un certo senso di disagio e di disturbo.

«Non hai nulla da fare?»

Lui mi guarda, e mi sento in totale imbarazzo, perché crede forse che l'abbia chiesto per farlo andare via.
Semplicemente volevo capire perché era seduto ancora vicino a me.

«In realtà avrei delle cose da fare,ma preferisco stare qui con una bella ragazza ad ammirare il mare.»

Arrossisco a quelle parole e lui pare accorgersene, infatti sorride.

«Ti va di scambiarci il numero?», chiede lui dopo quella che è sembrata una lunga riflessione. Sembrava stesse pensando a come dirmelo.

"Va bene. Allora, 327...», dico mentre scrive sulla tastiera del suo cellulare.

Appena finisce di digitare, mi fa uno squillo, così memorizzo anche io il suo.

«Ce la fai a camminare fino a casa tua? Ti devo accompagnare?»

«Nono, tranquillo, ci arrivo piano piano.»

Lui si alza, mentre io rimango seduta.
Mi saluta con un gesto della mano e un «Ciao» e si incammina a passo veloce ma, a un certo punto, lo vedo deviare per tornare verso la mia direzione.

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Spazio autrice

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Ed eccomi tornata!
Secondo voi, cosa vorrà ancora Christian?
E soprattutto, vi sta piacendo questa storia?
Commentate in tanti per farmi sapere le vostre opinioni!

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