Capitolo 26

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Dopo essere uscita da quel negozio, decido di chiamare Christian.
Non risponde.
Mi sento talmente sola e persa...
Forse sa che Luca mi ha delusa perché il fratello l'ha chiamato e gliel'ha fatto sapere, per questo non vuole rispondere per farmi capire che, nonostante i suoi consigli, ho continuato a fare di testa mia. Vuole farmi capire che aveva ragione e che io sono stata una stupida sin dall'inizio, ad affezionarmi così una persona che nemmeno meritava le mie attenzioni e a trascurarne un'altra che meritava molto di più.

Cammino verso il parco, spero di trovarlo lì.
Con mia grande delusione, però, al parco non c'è. Ne approfitto per sedermi e riposarmi.
Inevitabilmente, penso anche alla situazione in cui mi trovo.
Mi sono presa una cotta per un ragazzo.
Non c'è niente di male in questo, se non fosse che questo ragazzo mi ha fatto perdere un amico.

Ero al settimo cielo con Luca, lo ammetto.
Ma adesso mi sto schiantando contro il suolo.
E Christian non c'è.

Guardo l'orologio e mi accorgo che ho passato mezz'ora a pensare.
A Christian, a Luca e a quanto io sia stata stupida.
Sto piangendo. Non riesco a sopportare questo silenzio assordante.
Questo silenzio che sa tanto di solitudine.

«Cosa è successo?», dice una voce alle mie spalle.

Mi volto.
È Christian.
Cerco di abbracciarlo, ma lui si sposta e da quel gesto deduco che non vuole più saperne di me e dei miei stupidi problemi.

«Come sapevi che ero qua?», dico cercando di trattenere le lacrime.

«È il posto in cui vengo a deprimermi anche io,» dice con una naturalezza disarmante, «a te invece cosa è successo?»

«È successo che avevi ragione, che sono stata una stupida a credere alle belle e false parole di tuo fratello.»

«Non è perché voglio meriti, ma...»

«Avevi ragione, lo so», lo interrompo.

Fa una faccia sorpresa, per poi urlare: «Ha detto che ho ragione! Segnatelo sul calendario, gente!»

Sorrido, è così carino quando vuole cercare di farmi sorridere.
Mi abbraccia, finalmente. 
Quell'abbraccio lo desideravo, lo aspettavo.

E intanto non riesco più a trattenere le lacrime e inizio a piangere sulla sua spalla.
Perché? 
Perché nessuno al suo posto l'avrebbe fatto, perché sono stata illusa, di nuovo, nonostante lui mi avesse avvisato.
Ma soprattutto perché ho sempre avuto questo ragazzo vicino e continuavo a desiderarne uno che si è rivelato un perfetto idiota.

«Andiamo a pranzo insieme?»

Annuisco. Lo fa per farmi distrarre e non posso far altro che ringraziarlo.
Si alza e mi invita a camminare.

«Sei davvero un ragazzo d'oro, sai?»

«Sono un ragazzo d'oro a tua disposizione, signorina vampiro»

Sorrido. Mi fa piacere che ancora si ricorda questo nomignolo.

Mi abbraccia di nuovo.
Questa volta era un abbraccio diverso, più caldo, più affettuoso.
Quando ci stacchiamo, ci guardiamo negli occhi per un paio di secondi.
Il cuore mi batte a mille.
Sembrava che ci stessimo per baciare, ma io mi allontano di pochi centimetri, ferma a guardarlo negli occhi.

Non avevo mai notato avesse delle sfumature più scure nei suoi occhi marroni.

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Spazio autrice
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