Prologo

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Credo di aver dato la mia vita fin troppe volte per scontata, un peso inutile da portarmi appresso, qualcosa che invece di migliorarsi con il tempo non ha fatto altro se non peggiorare sempre più fino a che non è esplosa come il big bang. Tutto si è ridotto in pezzi come un vaso di cristallo i cui cocci non sembrano essere compatibili l'una con l'altra, eppure fino a poco tempo fa questo stavano perfettamente insieme, forse era un'illusione ottica, o magari una bugia. Già, la mia vita è sempre stata una grossa bugia.

La mia famiglia ha mantenuto da sempre un segreto che mi riguardava interamente. Credevo di avere una vita normale. Vivevo con quella che consideravo mia madre, non sapevo minimamente chi era mio padre o se mai ne avessi avuto veramente uno. Ero una normale ragazza che aveva degli amici con cui si divertiva ballando per strada solo per farci inseguire dalla volante della polizia pochi minuti dopo, una ragazza che viveva con la "madre" in un appartamento di downtown a Portland, che andava ogni weekend al ranch dei nonni per montare in sella al mio Maximus e correre per il bosco proibito dietro al territorio del nonno, che andava a scuola venendo considerata addirittura il capo di essa per quanto la mia presenza influisse sugli studenti rendendoli più ribelli agli occhi del preside.

Poi mi sono rovinata.

C'era solo una cosa che amavo più di ogni altra cosa al mondo. La danza. Ballavo, ballavo e ballavo di giorno, di pomeriggio e la notte. Sin da quando ero bambina riuscivo a mettermi sulle punte, immaginavo di avere delle ali che mi aiutavano a spiccare il volo quando facevo una spaccata perfetta a mezz'aria. Condividevo questa mia passione con altre persone che avevo incontrato durante la mia vita grazie alla musica. Senza di essa, non ci saremmo mai conosciuti.

Eravamo un gruppo affiatato di amici che mano a mano cresceva sempre di più. Il mio migliore amico, Jackson Gardner, anche soprannominato Jax come nome d'arte da dj quale era. La mia migliore amica Scarlett Piers insieme a suo fratello André, due grandi ballerini che al passo a due facevano faville e che ho conosciuto da piccola quando andavo alle lezioni private di danza classica. Back, un ragazzo a cui ho spaccato il braccio pensando che fosse un malintenzionato che lavora per sua zia nel loro bar. Michelle e Giselle, due cheerleaders del mio vecchio liceo, migliori amiche e opposte. Il grande West e il suo migliore amico Eldon, conosciuti meglio come i gemelli bianco e nero per il loro stile uno da breakdancer e l'altro classico. Grey, il bel fusto del gruppo, Jade e infine quello che ci ha resi la vita un inferno, Damian.

Tutti eravamo legati da quell'assurda passione che ci portava a fare cose pazzesche ovunque andassimo per farci riconoscere. Ma le cose non vanno sempre come si vuole. Infatti niente di quello che avevo progettato nella mia vita si realizzò. Tutto quello che amavo mi si rivoltò contro.

Damian venne da noi un giorno e ci disse che c'era un modo per guadagnare addirittura soldi se ballavamo in delle sfide contro altre squadre. Noi ovviamente accettammo pensando che non ci fosse nulla di male a guadagnare del denaro con ciò che sapevamo fare meglio. All'inizio le cose andavano abbastanza bene. Eravamo conosciuti come una squadra detta Slayer.

Ognuno di noi portava una bandana di diverso colore per farci riconoscere. La mia? Era dello stesso colore del cielo, lo stesso cielo il cui nome portava le prime tre iniziali del mio. Skyler Kendrick. Era molto conosciuta per essere la ballerina indiscussa, quella che guadagnava di più perché i suoi passi sembravano slittare sul pavimento come se avesse i pattini ai piedi per poi spiccare il volo e volare lontano.

Andava tutto bene. Ballavamo la sera. Guadagnavamo qualche soldo. Tornavamo a casa dalle nostre famiglie e andavamo a scuola. Un cerchio continuo che sembra essere diventata una routine. Accadde però che quel cerchio si spezzò e con lui anche tutti noi. Damian guadagnava a nostre spese costringendoci a ballare fino a ridurci in pezzi. Ciò che era iniziato come hobby, diventò il nostro peggior incubo. Questo ci portò a richiuderci in noi stessi.

A chiunque si ribellasse ai cinque capi delle squadre, subiva un castigo per dimostrare che nessuno poteva alzare la testa verso il vertice della piramide. Ci richiudevano nei magazzini la notte con le catene ai polsi e alle caviglie. Niente cibo. Niente acqua. Niente vestiti caldo. Tutta la notte dovevamo restare lì fino a quando non venivano liberarci una volta finite le sfide. Tornavamo a casa all'alba distrutto e a pezzi.

E la cosa peggiorò.

Ognuno di noi scoprì segreti sulla nostra famiglia che ci portarono a sfogarci nella danza ignorando il dolore. Nessun dolore fisico poteva essere comparato al dolore nello scoprire che la tua stessa famiglia ti nascondeva cose che per te erano essenziali.

Avevo un padre e avevo anche una madre. Ma quest'ultima non era quella con cui avevo sempre vissuto. I miei veri genitori scomparvero quando ero in tenera età e mi lasciarono in custodia a mia zia, sorella di Jack Kendrick, mio padre. Vivevo insieme alla famiglia Kendrick, certo, mia zia e i miei nonni mi volevano un mondo di bene perché li ricordavo molto papà alla mia età, ma non m'importava. Tutto ciò a cui credevo, tutto ciò che ho sempre reputato la mia vita, sono andati in frantumi perché era un vaso pieno di bugie e segreti.

Ero un adolescente, la mia età mi portava a compiere gesti impulsivi. Andai a vivere quindi da sola per isolarmi da mia zia. Continuai ad andare a scuola ma vivevo con il terrore di scoprire cosa mi avrebbero fatto la sera se avessi provato a ribellarmi. La mia boccaccia mi portava sempre nei guai e sapevo che, sentendo o vedendo qualcosa che non andasse bene, avrei di sicuro parlato. Tutto pur di non perdere le persone a cui tenevo.

Tutto ciò a soli 17 anni. Ero una stupida ragazza in cerca di avventure. E le ho trovate. Ma ora sto scappando da esse. Forse perché la mia età da ventenne e studente universitaria ormai mi sta mostrando la situazione ad occhi diversi, ad occhi più maturi che possono capire cosa sia sbagliato e cosa no. Sono adulta ormai, so perfettamente che scappare non risolverà la situazione, ma prendersi del tempo per cercare una soluzione non ha mai fatto male a nessuno.

Ho deciso quindi di trasferirmi in una nuova città, Mystery Spell a Washington. Voglio cercare di salvare almeno qualche progetto che avevo precedentemente. Continuare gli studi universitari guadagnandomi qualcosa lavorando come ragazza alla pari per una famiglia del posto. I Bartholy. Farò da tata alla sorellina di una famiglia composta da tre fratelli tra cui il più grande tra di loro, un certo Edward Bartholy che mi ha garantito il posto a casa loro.

Spero che l'aria di questa nuova città possa aiutarmi a dimenticare il passato e di trovare una soluzione per salvare quelle persone che sono obbligate a restare in quella banda. Ho salvato solo 20 persone l'ultima sera, ma gli altri 80 sono ancora lì. La cosa non porterà a nulla di buono, ma devo tentare.

Osservo i vari aerei in decollo dalla vetrata dell'aeroporto. «Sky.» Mi volto verso Jax le cui braccia mi avvolgono in un ultimo abbraccio. «Prenditi cura di te. Noi ce la caveremo.» Annuisco osservandolo tristemente, le mie iridi divenute azzurrine in procinto alle lacrime. «Se vi serve qualcosa chiamatemi. Ok?» Jackson annuisce scostandomi per osservarmi un'ultima volta.

Una voce giunge alle nostre orecchie avvertendo del mio volo in partenza. Lascio un bacio sulla fronte al mio amico. «Ti voglio bene, Jax. Stai con gli altri e tienili al sicuro. Gli affido a te.» Annuisce. «Stai attenta!» Grida alle mie spalle.

Alzo una pollice in su non voltandomi. Mi mescolo tra le persone dirigendomi verso il mio aereo in partenza per Mystery Spell. Per una nuova vita. Una nuova esistenza sperando di ritrovare la mia anima.

Un'anima persa.

Frost Blood (Is It Love? Drogo) [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora