Park Jimin [2]

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Asylum

Odio questo posto, mi sento in gabbia, rinchiusa dentro una cazzo di cella come una scimmia in uno zoo. Non so nemmeno cosa ci faccio qui, non ho niente che non va, quelle stupide voci continuano a parlare, ad urlare dentro la mia testa.
Io, giuro su Dio, non sono pazza.

Sento grida di dolore che provengono dal corridoio, sicuramente uno di quei fuori di testa starà subendo una di quelle solite punizioni corporali, ma non mi interessa, se lo meritano, non fanno altro che lamentarsi di qualche strano personaggio che non li fa dormire la notte. Come ho fatto a finire qui dentro? Io non lo ricordo.

La porta della mia cella si apre e scopre la figura di un uomo in divisa.
-"Y/n, è ora della passeggiata mattutina, alza il culo dal letto." mi dice incazzato come al solito.
-"Datti una calmata secondino, mi alzo subito." gli rispondo calma, con un ghigno stampato sul volto.

"Brava y/n fatti rispettare, tu non sei come gli altri pazzi qui dentro." dice una voce dentro la mia testa.

-"Grazie." rispondo ad alta voce e la guardia mi squadra, sembra spaventato e la cosa mi piace.
-"Ti spavento così tanto? Ho solo risposto ad uno di loro, non ti impaurire, non ti farò mai del male." dico sorridendo.
-"Cammina." afferma duro, spingendomi con il manganello.
-"Oggi, arriverà il tuo nuovo compagno di cella, sta tranquilla questo riuscirà a tenerti testa così eviterai di farlo suicidare." continuò pochi istanti dopo, io sorrisi, era da un po' che non mi veniva assegnato un compagno.

"Forse perché li fai ammazzare sempre. Smettila di fare la pazza, poi ti domandi perché sei finita qua dentro, razza di idiota." sentenziò una voce.

-"Sta zitta!" urlo.
La guardia non sembrò stupirsi di questo mio grido e mi spinse nel giardino esterno in cui rimasi per la seguente ora, per poi tornare nella mia cella.

-"E tu saresti?" chiesi al ragazzo che si trovava seduto su una sedia, legato da una camicia di forza.
-"Park Jimin." mi rispose, continuando a guardare un punto indefinito della stanza.
-"Che c'è? Hai paura di guardarmi negli occhi?" risi, buttandomi sullo scomodo letto.

"Menomale che avevano detto che sarebbe stato uno che ti avrebbe tenuto testa." sussurò uno di loro.

-"Esatto, questo sarà fin troppo semplice da torturare, mi tolgono tutto il divertimento." risi di nuovo, la mia risata fu quasi demenziale nonostante fosse molto bassa.
-"Con chi parli y/n?" mi chiese.
-"Come fai a sapere il mio nome?" dissi, drizzando in piedi.
-"Io so tutto, loro mi dicono tutto." affermò guardandomi.

I suoi occhi, i suoi fottutissimi occhi, neri come la pece, mi fecero raggelare il sangue. Erano vitrei, come se dentro di lui non ci fosse assolutamente niente, solo ed esclusivamente il vuoto ed un immenso dolore.

-"Cosa ti fa stare così male, Park Jimin?" gli chiesi continuando ad osservarlo.
-"Loro, LORO!- urlò- mi stanno facendo impazzire!" continuò e finalmente intravidi un'emozione in quelle pozze nere che erano i suoi occhi: disperazione, ecco cosa c'era lì dentro, disperazione.
-"Cosa ti dicono?"
-"Di uccidere."
-"Chi hai ucciso?"
-"La mia famiglia, i miei amici, i miei colleghi. Vogliono che uccida chiunque cerchi di farle scappare." sussurrò, e in quel momento un'immagine nitida, di quello che probabilmente era una specie di ricordo, si fece spazio nella mia tormentata mente.

Vidi due occhi pieni d'amore spegnersi e la mia immagine in uno specchio: il mio corpo era cosparso di sangue, in mano tenevo un coltello macchiato anch'esso dello stesso liquido rosso e i miei occhi, cazzo i miei occhi, erano quelli di una pazza. Un sorriso da fuori di testa disegnato sul mio volto pallido e poi una risata rimbombò nella mia testa. Una risata demenziale, delirante, illogica, da far gelare il sangue anche ai più temibili serial killer.
Quella immagine di me stessa, in quello specchio rotto, mi risultò folle.

One Shot // BTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora