CAPITOLO 10

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Un dolore allucinante mi fece svegliare di scatto con un urlo disumano

Tayla: oh santo cielo Isabella!

Le braccia di Tayla furono subito intorno a me che mi tenevano strette mentre io mi dimenavo dal dolore.

La sua mano si posò sulla mia forte e poi mi fece stendere sul letto con la coperta su di me

Tayla: Noah!!

Di scatto la porta si apri per poi sbattere rumorosamente

Tayla: ha bisogno di un medico, ha la febbre troppo alta

Noah: vai a chiamare il Dottor Smith

Detto ciò senti dei passi andare verso la porta.

Il letto vicino a me si abbassò lievemente e una mano si posò sulla mia guancia

Naoh: mi dispiace piccola e tutta colpa mia se ora stai così non dovevo lasciarti sola

Furono le ultime parole che senti prima che il buio ed il silenzio mi avvolsero nuovamente.

POV NOAH

Era svenuta nuovamente, mi sentivo tremendamente in colpa per quello che le era successo.

Non avrei mai dovuto lasciarla sola.

Bussarono alla porta e io mi alzai mettendomi in piedi vicino al letto

Io: avanti

Nella stanza entrarono Tayla e il Dottor Smith

Dott: fatemi vedere la ragazza

Si avvicinò al letto per poi farci uscire.

Venti minuti dopo la porta della camera si aprì

Io: come sta Dottore?

Dott: ora sta bene ma deve riposare, quando si sveglierà molto probabilmente sarà sconvolta, infondo come biasimarla

Io: grazie dottore

Dott: le ho prescritto dei anti dolorifici che l'aiuteranno con i dolori, ora vado arrivederci

Io: arrivederci

Tayla accompagno il dottore fuori mentre io entrai nella stanza sedendomi sul letto vicino a Isabella.

Presi dolcemente la sua mano tra le mie portandola alle labbra

Io: mi dispiace così tanto piccola, mi sento così in colpa

Le lasciai un piccolo bacio sulla forte

Tayla: Noah il tuo appuntamento è qui

Io: arrivo subito

Dolcemente le accarezzai la guancia per poi uscire fuori.

POV ISABELLA

Lentamente apri gli occhi notando che non ero a casa mia ma nella stanza di Noah.

Lentamente mi alzai poggiando il mio peso sui gomiti o almeno quello fu l'intento visto che le braccia erano così deboli da non reggere il peso.

Rimasi qualche secondo così ferma sul letto mentre guardavo il soffitto.

Al pensiero di aver perso la verginità in quel modo il nervoso prese possesso di me.

Avrei dovuto combattere di più ma non avevo le forze e loro erano molti più di me.

A questo punto l'avrei persa volentieri con quella testa vuota di Noah.

Delle calde lacrime iniziarono a scendere sulle mie guance, mentre portai le ginocchia al petto.

~UNA ROSA SENZA SPINE~ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora