Byun? Byun Baekhyun?

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Baekhyun irruppe nell'atrio con le lacrime che gli solcavano il viso, davanti ai volti stupiti dei domestici che stavano ancora impettiti anche ai lati delle scale di marmo, oltre che dinanzi all'ingresso. Si guardò intorno smarrito, poi scosse la testa e si passò il dorso di una mano sugli occhi umidi e arrossati. Non ne poteva più di vedere persone composte e normali ovunque si voltasse, sembravano tutti fatti con lo stampino, specialmente nel mondo in cui si era ritrovato a vivere lui, non certo per sua scelta. Sentì la voce di sua madre chiamare il suo nome in lontananza e un sorriso dettato dall'amarezza e dalla delusione si dipinse su quel piccolo volto segnato dal dolore: la donna non si era neanche sprecata ad alzarsi e raggiungerlo, pur di non lasciare quell'ambiente in cui doveva essere tutto maledettamente perfetto. 

Baekhyun uscì senza pensarci due volte, ignorando le molte voci che tentavano invano di richiamare la sua attenzione. Riprese a correre, stavolta più veloce, solcando il marciapiede con ampi passi; fu in quel momento che si rese conto di non aver mai corso in quel modo in tutta la sua vita, muovendosi come desiderava in uno spazio così vasto. Percepì un prurito sulle labbra, forse l'impulso di sorridere di gioia dopo tanto tempo, ma il dolore schiacciò anche quello. 

Il ragazzo non aveva idea di dove stesse andando, ma continuò a correre ostinatamente. Le macchine sfrecciavano in strada lasciandosi dietro soltanto un bagliore indistinto che faceva pizzicare gli occhi, ma era una bella sensazione. Si fermò soltanto quando le gambe stavano per cedere ed era a corto di fiato; si piegò sulle ginocchia e inspirò quanta più aria poté. Fra tutti i posti in cui poteva finire per quanto fosse grande quella città, Baekhyun si ritrovò davanti a uno dei locali più gettonati fra i suoi compagni di scuola, in cui convergevano le maggiori personalità dell'istituto, vale a dire i ragazzi più ricchi e popolari. Quella sera sembrava esserci una festa e, ovviamente, lui non era stato invitato.
Baekhyun si avvicinò al vetro doppio della facciata principale e fu a un passo dallo schiacciarvi il naso contro per la curiosità. Una ventina di ragazzi urlanti sedeva attorno a un lungo tavolo ricoperto di carte da gioco anziché di piatti colmi di cibo. Le ragazze più carine e influenti, di cui conosceva perfettamente nome e cognome a furia di sentirli pronunciare in ogni angolo della scuola, erano sedute su dei divanetti stile salotto inglese e cinguettavano allegramente, gettando di tanto in tanto occhiatine maliziose ai ragazzi di loro gradimento, per poi esplodere in risatine che suscitavano in Baekhyun una violenta nausea.
Dopo una buona manciata di minuti passati a dondolare sui piedi e a riflettere, il ragazzo decise di non lasciarsi intimorire né tentare da quella vista e prese la decisione migliore: girò i tacchi e si diresse verso un locale più sobrio, dove poter affogare le proprie ansie senza preoccuparsi delle solite occhiatacce da parte dei suoi "compagni". 

Seguì la direzione del marciapiede per uno spazio che lui stesso non seppe misurare, voltando la testa a destra e a sinistra in cerca di qualche luogo che attirasse la sua attenzione. Camminò a lungo finché, con un'ultima occhiata all'orologio che segnava le ventitré e un quarto, non si arrestò nel bel mezzo della strada rendendosi conto di quanto fosse scoraggiante non avere una persona a cui raccontare tutto invece che tenersi dentro il panico e il dolore.
Pensò che sarebbe dovuto tornare a casa, ma immediatamente ebbe un tuffo al cuore e scosse la testa energicamente: non poteva, non voleva. 
Riprese a camminare e decise di fermarsi al primo locale sulla sua via, qualunque fosse. E fu così che si ritrovò in una sorta di bar pieno di donne mature intente a conquistare uomini soli ed esausti dal lavoro. Baekhyun storse il naso non appena vi mise piede, ma non poteva infrangere una patto fatto con se stesso, dunque avanzò e chiese a un cameriere sciatto e scorbutico se ci fosse una stanza più riservata; quello gli indicò una tendina rossa con un dito tozzo, poi si voltò e ritornò a girovagare fra i tavoli con la sua oscena camminata da troll. Il ragazzo rimase interdetto, giacché non credeva che esistessero dei locali del genere in una delle città più floride e ricche della Corea del Sud. In ogni caso fece spallucce ed entrò nella fatidica stanza, convinto del fatto che quella sera avrebbe potuto accontentarsi di tutto, anche se in realtà non era così.
Piantò i piedi a terra e studiò quel luogo: piccoli tavoli circolari con intorno sedie di legno malferme, erano disposti casualmente sul pavimento polveroso dal cui centro si innalzava una scala dalle ringhiere arrugginite, che sembravano in procinto di sbriciolarsi da un momento all'altro. La scala terminava in una sottospecie di enorme quadrato intagliato nel soffitto a mo' di botola e dal piano di sopra proveniva una luce opaca accompagnata da voci squillanti e ridenti. Baekhyun, che la sera preferiva starsene nel suo comodo letto, si chiese se la vita notturna in quella città fosse sempre così vivace, perfino nei giorni lavorativi. 

Occupò un posto a caso e assunse la posizione tipica di suo padre quando sedeva in locali di lusso, come a voler fronteggiare il sudiciume che regnava in quel luogo. Trascorsero minuti lunghi come secoli, mentre il ragazzo sbuffava e allungava il collo nel tentativo di scorgere l'ombra di un cameriere, ma nessuno si fece avanti per prendere nota del suo ordine. Nel frattempo le voci che provenivano dal piano superiore si fecero sempre più insistenti finché, arrivato al limite della sopportazione, Baekhyun decise di alzarsi e salire su per quelle scale da film horror, con lo scopo di urlare in faccia a quella gente di fare silenzio. Mise un piede sul primo gradino e subito uno scricchiolio sinistro rimbombò nella stanza vuota. Le voci di sopra si zittirono all'istante. 

- Chi è? Iseul, sei tu? 

Una dolce voce femminile sorprese Baekhyun e pochi attimi dopo una ragazza fece capolino dalla botola aperta e rimase a bocca aperta. 

- Oh... Scusami, pensavo fossi Iseul. Cosa ci fai qui?

Il ragazzo si indicò con indice tremante.

- Io? Cosa diavolo ci fai tu qui, Haneul o come caspita ti chiami! 

Baekhyun la riconobbe all'istante: era una compagna di classe di Chanyeol e, come tutte le ragazze della sua scuola, la trovava abbondantemente antipatica. 

- Uhm, ecco... Io e i miei amici più stretti ci ritroviamo spesso qui, diciamo che è il nostro posto speciale...

La ragazza si grattò il capo, evidentemente imbarazzata di essersi fatta scovare in un posto come quello.

- Qui? Intendi in questa topaia? A meno che di sopra non ci sia la Regina Elisabetta con tanto di arredamento reale e tazzine da tè, ovviamente.

L'altra aggrottò le sopracciglia, tentando invano di comprendere se Baekhyun fosse serio o stesse scherzando. 

- N-no... Diciamo che è un modo tutto nostro di evadere dalla solita vita noiosa...

Il ragazzo si sentì spaesato nel realizzare che anche i suoi compagni di scuola non erano soltanto dei bambolotti-di-porcellana-figli-di-papà come sembravano, anche se ciò non cambiava il fatto che non li sopportasse.

- E... E tu? Non dovresti essere qui, nessuno ti ha invitato. Suppongo...

- Ha-Neul? Con chi stai parlando?

Una voce fin troppo familiare per Baekhyun provenne dal piano superiore.

Decisamente

fin 

troppo.

- Oh! C'è... C'è Byun qui sotto, anche se non so come ci sia arrivato.

-Byun? Byun Baekhyun?



-Byun? Byun Baekhyun?

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Baekhyun's Love Philter ↬ ChanBaek ღ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora