Prologo.

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«Il volo AZ2707 per Roma è pronto per l'imbarco, i passeggeri sono pregati

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«Il volo AZ2707 per Roma è pronto per l'imbarco, i passeggeri sono pregati...»

Osservai il biglietto spiegazzato tra le mani. AZ2707. Ci siamo, pensai. Spostai la cuffia destra sul padiglione auricolare, che insieme alla gemella di sinistra di sbieco fasciava la mia testa da parte a parte, lasciando che le parole dell'hostess all'interfono si perdessero come un'eco lontana. 

Mi alzai meccanicamente e mi misi in coda osservando distrattamente la gente attorno a me, soffermandomi sulla lunghissima fila davanti a me che, pezzo dopo pezzo, aveva preso forma con eccessivo anticipo; la ragione per cui la gente preferisse attendere in piedi lunghi lassi di tempo per aggiudicarsi le prime postazioni mi era sempre sfuggita, come se i posti a sedere non fossero già assegnati o se l'aereo partisse lasciandosi indietro i passeggeri. Rimasi lì come per inerzia, fissando lo schermo bianco del display lontano; quando toccò a me, che in previsione di situazioni certamente imbarazzanti dovute alla mia goffaggine, avevo già sistemato metodicamente tutto ciò che avevo in mano attuando un piano strategico a parer mio impeccabile. L'hostess mi prese il biglietto, poi il documento d'identità, rivolgendomi un sorriso mesto. Non si torna più indietro, pensai. Da quel momento la mia giovane vita sarebbe cambiata irreversibilmente, un tassello fondamentale nella formazione del mio essere adulta, della mia essenza più intima e della mia identità stava per cominciare; era ufficiale.

Salii sull'aereo cercando il mio posto: 9C. Sorrisi della coincidenza, quel numero mi aveva accompagnata per anni. Misi la valigia di un azzurro acceso nell'alloggiamento e mi misi a sedere. Avviai la playlist precedentemente realizzata per il viaggio, le note che si susseguirono sapevano di attesa, aspettative, speranza. Guardai il cellulare per un'ultima volta. Un messaggio sullo schermo, era di mia madre. Aspettai un attimo prima di aprilo, contro ogni aspettativa le lacrime fecero silenziose capolino; le ricacciai indietro concentrandomi su ciò che aveva orientato le mie scelte in primo luogo.

«Mi scusi.» Esordì una signora sulla cinquantina, indicando il posto di fianco al mio. Posai lo sguardo su di esso, poi sulla signora, destandomi dal mio incosciente torpore. Le sorrisi cordiale in segno di scuse e mi alzai lasciandola accomodare al proprio posto.

«Viaggi da sola?» Chiese allargando quel sorriso che per tutta la durata dell'azione non aveva mai smesso di illuminarle il viso solcato dalle prime rughe. Mi chiesi cosa avesse scaturito quella domanda: se la mia giovane età, il mio sguardo che come impazzito passò in rassegna ogni singolo passeggero che varcava la soglia dal momento in cui si fu seduta o se volesse gentilmente cedere il suo posto pensando fossi in compagnia.

«Si.» Sorrisi, in imbarazzo, di rimando. Non ero un'amante delle conversazioni di circostanza tra sconosciuti. «Mi trasferisco.» Aggiunsi, lievemente a disagio, nel tentativo di sembrare gentile. I miei occhi incontrarono timidamente i suoi pieni di comprensione.

«Studi?» Chiese ancora. Pregai mentalmente che la conversazione si affievolisse rapidamente.

«Primo anno di Lingue, Culture, Letterature e Traduzione alla Sapienza.» Intrecciai le dita nervosamente.

«Beh. In bocca al lupo, allora.» Sistemò la borsa sotto al sedile rivolgendomi un ultimo sorriso fugace. Riposizionai la cuffia su entrambe le orecchie e mi lasciai andare completamente in balia della musica in un vortice di pensieri, come una bottiglia fluttuante in mare. Mi ridestai solo quando le ruote dell'aereo toccarono terra, facendomi sussultare lievemente.

Attesi la consueta procedura, ormai impressa a fuoco nella mia mente, fin quando non mi trovai nell'aeroporto di Fiumicino. Mi guardai intorno spaesata ed incalzai verso la stazione.

Fu solo quando arrivai alla stazione metropolitana di Termini che riuscii a rilassarmi e a smorzare la tensione tra una chiamata ed una Marlboro Gold.

«Ouai, bien sûr ! Je suis un peu désorientée, je suis en train de chercher la bonne voie.» Spiegai a mia madre che, alla sua seconda chiamata, ansiosa si chiedeva dove mi trovassi. Mi incamminai lungo i tunnel quando m'imbattei in una calda voce graffiante che m'investì i timpani distraendomi completamente dal contorno, dalla conversazione telefonica, dalla realtà persino. Sfilai di fianco ad una piccola band alle prime armi che animava quel luogo di passaggio sulle note di Raggamuffin. Una batteria, una chitarra e una voce. Tre giovani ragazzi, che etichettai come miei coetanei, dai visi freschi e puliti. A spiccare era senza ombra di dubbio la voce, e non solo per le sue incredibili doti o per la sua straordinaria capacità avvolgente; il ragazzo in un semplice giubbino di jeans, maglia bianca e attillati pantaloni neri, catturava tanto per le sue sorprendenti abilità canore, quanto per la spontanea gestualità. Non aveva alcun microfono, solo l'intensità della propria voce e il supporto di quel tunnel che ne amplificava la potenza. 

Fu proprio quando mi soffermai a pochi passi da loro, le labbra schiuse in un'espressione di stupore, che il frontman -che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi serrati- li aprì posandoli su di me. Il suo sguardo duro, tagliente, penetrante si posò su di me per qualche istante, ma quell'istante fu abbastanza per strappargli un mezzo sorriso compiaciuto, poi continuò perso nei suoi vocalizzi.

«Maude? T'es là? Maude!» Mi ridestai dal mio momentaneo intontimento riportata alla realtà dalla voce che dall'altro capo del telefono ripeteva il mio nome.

«Ouai, j'y suis! Pardonne-moi.» Risposi trafelata dirigendomi verso il binario; un sorriso divertito stampato sul volto.  




Care lettrici e cari lettori, sono molto felice di pubblicare il prologo revisionato della storia

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Care lettrici e cari lettori, sono molto felice di pubblicare il prologo revisionato della storia. Per i vecchi lettori e le vecchie lettrici apparirà certamente nuovo, soprattutto sul finale.  

Spero che il nuovo volto e la nuova piega donati alla storia siano di vostro gradimento; nel caso in cui lo fossero, vi chiedo di lasciarmi un feedback. 


Vi ringrazio in anticipo per la vostra lettura e per eventuali likes e commenti. 


P.S. Entro oggi pubblicherò anche il primo capitolo, spero ne siate felici. 

P.P.S. Compariranno spesso conversazioni in francese, trovate la traduzione in italiano nei commenti. 


Vi abbraccio, 

GWig


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