Mi stravaccai sull'ampia poltrona rossa, gettando la testa all'indietro, il quadernetto scarabocchiato sulle cosce, la penna scivolò tra la mia gamba e la plastica dura provocando un leggero tonfo. Mi passai le mani lievemente sudate sul viso, poi incastrai le dita tra i ricci domandone temporaneamente l'andamento. Lasciai scivolare le mani sospirando gravemente.
"Dam?" Victoria si avvicinò discretamente, rispettando la distanza di cortesia. "Tutto bene?"
Chiese poi flettendo le ginocchia, l'ampia gonna fiorata carezzava il pavimento ligneo, affinché potesse guardarmi in faccia. Il viso bambino, neanche un filo di trucco a coprirle il volto dai tratti nordici, mi scrutava attento cercando di captare anche il più piccolo rilevante dettaglio.
"Nun c'è nulla che vada bene, pischelle'." Dissi raddrizzandomi sulla seduta.
"Blocco do'o scrittore?" Indicò il taccuino scribacchiato dalla copertina rossa consunta.
"Magari fosse quello er probblema." Scossi la testa ridendo rocamente.
"Annamo, dimme che te passa pa'a testa!" Mi spintonò delicatamente, facendo tintinnare la miriade di braccialetti oro che portava al polso destro. Scossi la testa, mi urtò ancora come una bimba capricciosa intenta a convincere i propri genitori ad acquistarle l'attrattiva del momento.
"Me vòi dì che non t'ha detto niente?" La guardai di sbieco, lo sguardo tagliente.
Portò la testa indietro, poi annuì, lasciandomi intendere che avesse capito a cosa mi riferissi.
"Te piace, eh?" Fece lei sorridendomi. Non lo so, pensai. Non lo sapevo davvero.
Non ero il tipo di persona che faceva caso a certe cose, a quel genere di cose, non lo ero mai stato. Non ero il tipo di ragazzo che s'impegnava, se non quando fui davvero consapevole di non riuscire a fare a meno di quella persona, da'a persona mia. Mi capitò una sola volta, qualche anno prima, sfiorita l'adolescenza. Non sapevo se definirlo amore, affezione, attrazione o chissacché. E tu francesì, sei 'a persona mia?, pensai.
"Non lo so, a volte penso de poter fare a meno de 'ste cose, de non èsse tagliato pe'e relazioni." Scossi la testa, il capo ciondolante tra le mani. "Però quanno ce sta lei, io..".
"Tu?" Non risposi, lasciai indugiare lo sguardo sulla lucida batteria di Ethan.
"Bùttate, Damià. Vivittela, che senso ha resta' qua a rimurgina'? Se te piace, bùttate." Mi sorrise sincera. "Sei de parte, Vittò!" La urtai leggermente, facendole quasi perdere l'equilibrio. Scoppiò in un'enorme risata, fece leva sulle gambe snelle e si rialzò, la lunga gonna ondeggiò appena. "Perché nun le hai scritto dopo qua'a sera a casa tua?" Si sistemò il crop top alla base, sulle coste visibili. "Non lo so, non lo so Vittò. Nun so' fatto così io." La guardai serio.
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Icaro. | Måneskin. | Damiano.
FanfictionPer quel paio d'ali d'oro avremmo pagato tutto l'oro al mondo. Per quel traguardo, saremmo disposti a fare di tutto. Una musica che mi brucia nelle vene come sale grosso sulla lingua. Un fuoco. Una malattia. Solo questo e un paio d'ali, per andare u...