Damiano mi venne incontro attraversando il salotto con fare spedito, mi si parò davanti, livido in volto, avvolse le dita affusolate attorno al mio polso destro e lo strattonò, invitandomi ad alzarmi dal divano. Lo guardai torva, in cerca di una qualche spiegazione. Sorpresa osservai Victoria al mio fianco, sbalordita almeno quanto me, poi tornai su di lui, le labbra dischiuse, presa alla sprovvista dalla sua improvvisa reazione. Mi alzai goffamente e lo segui in silenzio fino alla mia camera, la cui porta sbatté con veemenza. Quando questa si chiuse, mi lasciò finalmente andare. Mi sedetti sul letto, massaggiandomi il polso ossuto. Lui prese la sedia dalla scrivania e, producendo uno strepito che mi sembrò terribilmente assordante in quel silenzio tanto rumoroso, se la trascinò dietro, posizionandola poi davanti a me. Vi si sedette a cavalcioni e mi fissò serio. "D, cosa sta succedendo?" Chiesi incrociando le ginocchia, si trattava di un gesto che effettuavo spesso quando non mi trovavo a mio agio.
"Ho bisogno de parlarte, de spiegarte ciò che è successo davanti al locale. So che probabilmente 'a reazione mia possa averte 'n quarche modo incuriosito, indisposto forse, ragione per cui ce tengo a fa' luce sulla situazione. Pe' tutta 'a sera, t'ho osservato da lontano in silenzio, sto imparando a conoscerte e se ho davvero capito quarcosa, 'na minima parte, de come sei, so che non hai fatto artro che pensarce pe' tutto er tempo." Farneticò ad una velocità che quasi mi rese impossibile comprendere le sue parole. Hai fatto jackpot, pensai.
"D, rallenta." Mi affrettai a dire, cogliendo quell'attimo di pausa. "L'hai riconosciuta, non è così?" Aveva un mezzo sorriso in volto, quasi come se sapesse quale fosse la mia risposta ancora prima di pronunciarla. "Si." Dissi abbassando lo sguardo imbarazzata, l'immagine della loro breve conversazione vivida nella mente. "Stavamo 'nsieme all'ultimo anno de' liceo, quanno dovetti ripéte pa'a seconda vorta er quinto. Semo stati 'nsieme pe' tutto l'anno, credo de non aver mai provato niente de simile, se trattava da'a prima storia seria da'a vita mia. Me c'ero buttato a capofitto. Fino a quanno, poi, con l'arrivo der tanto atteso diploma, nun cominciammo a pensa' ar futuro. Lucrezia è sempre stata 'na pischella co' li piedi pe' terra, ma c'aveva 'n sacco d'ambizioni e Roma le stava troppo stretta." Fece una pausa. Lucrezia. Allora era così che si chiamava quella bellezza giunonica, pensai. "Quindi decise de partire, andò in Inghilterra e pe' 'n attimo pensai pure de seguilla, ma la mia vita è sempre stata qui, la mia band era qui. Nun avrei immaginato artri posti da cui comincia'. Nun c'avevo er core de tappalle le ali, così la lasciai parti' e per un po' de tempo le cose funzionavano, fino a quanno nun me lasciò pe' 'n artro. Uno che poteva dalle quello che nun potevo dalle io a chilometri de distanza. Mi si spezzò er core. Ci misi un bel po' pe' dimenticalla. Non lo nascondo. Nun la vedevo da tre anni, tre anni senza sentirce, né vederce. E' stato 'no shock vedella fori dar locale, nun sapevo neanche fosse tornata." I suoi occhi mi scrutavano vigili, pronti a captare una qualsiasi reazione da parte mia, che per tutto il tempo avevo trattenuto il respiro, in silenzio religioso, così presa dal quel racconto, così immersa in una vecchia storia che non era poi così lontana dalla mia, con l'unica differenza che a partire fui io. "Ce so così tante robe 'n sospeso, così tante cose da chiari', perché infondo è anche corpa mia." Scosse la testa, in preda ai ricordi. "Avrei potuto ésse meno egoista, pensa' meno a me stesso e cerca' de andarle 'ncontro. Ma nonostante l'amassi co' tutto me stesso, ho preferito lascialla anda' e costruire il mio futuro qui, lontano da lei." Concluse; le mani strette in una morsa, lo sguardo basso. "Non credo si tratti di egoismo." Esordii rompendo il mio lungo silenzio. Con uno scatto tirò su lo sguardo, puntando gli occhi inespressivi, vitrei, nei miei.
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Icaro. | Måneskin. | Damiano.
FanficPer quel paio d'ali d'oro avremmo pagato tutto l'oro al mondo. Per quel traguardo, saremmo disposti a fare di tutto. Una musica che mi brucia nelle vene come sale grosso sulla lingua. Un fuoco. Una malattia. Solo questo e un paio d'ali, per andare u...