M A U D E
Aprii gli occhi obbligata dal suono incessante della sveglia che, insistente, mi perforava i timpani. Sentii Maxime grugnire, infastidito; si mosse contrariato nel letto nascondendo la testa sotto al cuscino che finì per sbattermi in piena faccia.
«Buongiorno anche a te.» Mugugnai ironica trattenendo l'irritazione; poi ricambiai il favore. Maxime protestò ancora. «Lève-toi!» Mi alzai e mi tirai dietro le coperte, scoprendolo.
Mi diressi in cucina, dove Elena -da perfetto orologio svizzero- armeggiava con tazze e tazzine, preparando la tavola canticchiando. Eva, la testa penzoloni, era già seduta al tavolo.
«Elena, riesci almeno a cambiare repertorio? Per favore.» Si lamentò alludendo al motivo reggaeton che stava intonando. Fece una pausa, guardandola con aria di sfida, poi riattaccò aggiungendo a quel motivetto in uno spagnolo inesistente.
«Buongiorno.» Mormorai, più in linea con l'umore mattutino di Eva, che difficilmente -in stato catatonico- proferiva parola prima di circa un'ora dal suo risveglio. Elena ci servì il caffè; mentre Victoria tornava dal piccolo balcone e dalla sua prima sigaretta del giorno salutando con la mano.
«Fammi capire; quindi ufficialmente lavori oggi, no?» Chiese Victoria tirando fuori lo yogurt greco dal frigo e la frutta secca dai ripiani sopra al frigorifero. Io annuii alzando gli occhi al cielo.
«Insieme a Laura, Beatrice e un paio di altri colleghi, abbiamo aderito a questo progetto promosso da alcuni dei musei più visitati della città, non siamo impiegate in qualità di guide turistiche, ma di chaperon. Accompagniamo i gruppi nel tour, assicurandoci che nessuno si perda.» Spiegai.
«Spero non sia un problema aggiungere tre persone al tour.» Eva fissò lo schermo del cellulare.
«Prego?» Strabuzzai gli occhi. La ragazza mi passò il cellulare mostrandomi una chat aperta; il numero del mittente non era tra i suoi contatti, ma che dalle poche righe riconobbi subito.
«Devo avergliene parlato la settimana scorsa, me ne ero completamente dimenticata.» Si giustificò la ragazza. La settimana scorsa, ripetei mentalmente quelle tre parole avvertendo una sensazione di gelo alle ossa. Delle immagini mi si materializzarono nella mente; sprazzi di episodi che -quasi come in hangover- apparvero, si materializzarono, come brevi flash: il cielo notturno, il traffico romano ed il panorama; labbra bramose, sospiri eccitati e pause alla ricerca di fiato. Le immagini scorrevano velocemente come diapositive impazzite di un vecchio proiettore polveroso, una dopo l'altra: il pianerottolo, la sua mano che abbandona la mia e il silenzio.
«Se inserirli risulta complicato, li avviso immediatamente che non se ne fa nulla.» Aggiunse Eva.
«Non dovrebbe essere un problema, mi serve soltanto scambiare i loro biglietti con quelli di altri ospiti di tour contemporanei.» Spiegai ridestandomi dai miei pensieri. «Sai precisamente chi di loro verrà? E' possibile che gli venga chiesto un documento d'identità.» Trattenni il respiro tesa.
STAI LEGGENDO
Icaro. | Måneskin. | Damiano.
FanfictionPer quel paio d'ali d'oro avremmo pagato tutto l'oro al mondo. Per quel traguardo, saremmo disposti a fare di tutto. Una musica che mi brucia nelle vene come sale grosso sulla lingua. Un fuoco. Una malattia. Solo questo e un paio d'ali, per andare u...