Capitolo XXI - Live.

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"Gnia posso fa', gnia posso fa..'" Thomas, a pochi passi da me camminava su e giù per le quinte, aspettando con ansia di salire sul palco. "Scia' me', statti tranguill'" Sentii Eva incitarlo da ineguagliabile ottimista qual era. Gli si avvicinò prendendogli la mano attirandolo a sé, in tutta risposta lui le prese il viso tra le mani e abbassandosi notevolmente, data la minutezza di lei, le diede un dolcissimo bacio, in chiaro segno di ringraziamento.

"Ce sono." Disse Victoria sistemandosi il minuscolo top leopardato che le evidenziava l'esiguo décolleté, abbinato ad un paio di shorts a vita alta della stessa fantasia.

"Ma scusa, do' cazzo e' scé, vistuta cussì?" Esordì Elena con fare scettico. Victoria fece un elegante giro su sé stessa e fermandosi con le mani sui fianchi disse: "Mi nonna Lisa dice: Ci moscia godi, ci guarda shcatta!" Lanciandole una simpatica occhiataccia. "Immagino quella danese." Rise Elena facendo riferimento alle sue intricate origini che andavano dalla nordica Copenaghen, all'ofosa Brindisi, per poi consolidarsi nell'eterna Capitale. Le poggiò un braccio attorno alle spalle, per poi attirarla a sé e darle un bacio sui riccioli biondi. Guardai la scena divertita, distante di qualche passo. "Qua'a Brindisina." Rispose come vantandosene.

Poi mi rivolsi a Damiano, che davanti allo specchio si sistemava la giacca di pelle onice.

Mi parai tra lo specchio e la sua figura imbellettata, osservando il nostro riflesso.

La sua espressione concentrata lasciò spazio ad una sorpresa, poi si aprì in un sorriso entusiasta. "Devo dire che ti dona." Gli dissi sinceramente sorridendo alla vista di uno strano accessorio che gli adornava il ventre, il petto un crocevia di cinghie borchiate che s'intersecavano tra i pettorali sodi. Allargò le braccia e mi stritolò in un abbraccio soffocante, un abbraccio da cui non mi sarei mai voluta liberare. "Teso?" Mi divincolai leggermente, per poi girarmi e poterlo guardare negli occhi ornati di nero. "Teso? M'o magno quer parco." Si allargò in un grande sorriso. Ma io sapevo stesse mentendo, sapevo stesse indossando la sua maschera d'ispirazione pirandelliana. "Manca qualcosa, però." Dissi con fare pensieroso. Lo guardai da capo a piedi, poi mi tolsi gli spessi cerchi in oro bianco e glieli passai. Quando l'indossò, si guardò allo specchio. Puntai il mio sguardo sul suo viso, che serio si spostava da destra a sinistra ammirando il risultato. "Quanto so' fregno?" Esordì allargandosi in un'enorme sorriso. Gli feci eco, alzandomi in punta di piedi per scoccargli un bacio sullo zigomo scolpito. Mi afferrò dal mento attirandomi gentile a sé, premendo le sue labbra sulle mie con veemenza.

"'A' Maude, così m'o smonti. Ciabbiamo 'n live da fa'." Esordì Victoria sistemandosi lo strumento sulla spalla. Scoppiammo tutti a ridere. "Perché ve state 'a sbudella'?" Leonardo entrò guardandoci torvo. "A' Lellì." Damiano gli andò incontro. Si salutarono con la loro solita stretta di mano, creata quando erano poco più che adolescenti. Mi avvicinai a Victoria che vidi farsi improvvisamente incredibilmente rigida. "Tutto bene?" Le sussurrai. Seguii il suo sguardo fino ad incontrare Leonardo. Vic, ti sei presa una bella cotta? Scossi la testa sorridendo.

Quando tornai sul ragazzo, vidi che si stava avvicinando a noi con fare impacciato. Victoria una statua di puro marmo al mio fianco. "Nervosa?" Chiese lui, un sorriso imbarazzato sul volto. Lei scosse la testa con fare impetuoso, ottenendo il risultato contrario "Aricordate chi sei, Vittò. Butta giù sto parco!" Disse lui in tutta risposta, evidentemente accortosi della mancanza di sicurezza nel gesto della ragazza. Poi si avvicinò e le diede un delicato bacio sulla guancia, per poi dirigersi da Ethan. Victoria si toccò la guancia assorta. "Bene, 'nnamo!" Disse ridestandosi di colpo. Io, Elena, Eva e Leonardo ci sistemammo sotto il palco. Notai con piacere che il locale fosse abbastanza pieno, tra gente intenta a chiacchierare al bancone davanti ai propri drink fluorescenti, ragazze che parlottavano sui vari divanetti in pelle nera e gruppi cospicui che stazionava sotto al palco in attesa. I ragazzi salirono sul palco, senza alcuna presentazione. Già dal loro arrivo qualche applauso si levò dai divanetti poco lontani.

Damiano prese il microfono, il mio cuore capitolò. "Hi, everybody. This is Måneskin." Ethan diede il tempo e la musica partì. Quando Damiano intonò le note di Closer  dei Kings of Leon, tornai a quella mattina, la mattina in cui mi svegliai tra le sue lenzuola. Chiusi gli occhi.

"Ma perché Måneskin?" Chiesi, la testa sul suo petto nudo, il battito del mio cuore a tempo con il suo. "Ma 'n realtà è successo tutto pe' caso. Parlando co' Victoria è venuto fòri fosse mezza danese." Si passò il pollice sul labbro inferiore, osservando il fumo della sigaretta ondeggiare sinuoso. "Cominciammo a chiedelle parole, così pe' scherza', e quanno pronunciò qua'a parola, nessun nome ce sembrò più appropriato." Rise, la voce roca, il petto vibrò lievemente.

"Cosa significa?" Gli passai l'indice sulla pelle solleticandone la superficie. "Chiaro di luna." Fece una pausa, aspirando; una nuvola di fumo mi avvolse. "Non c'entra niente, 'nsomma." Aggiunse. "Ma s'o chiedi a Victoria è perché portamo a luce 'na notte." Scoppiammo entrambi in una risata allegra. "Måneskin. Mi piace." Mi tirai su, sistemandomi al suo fianco, gli rubai la sigaretta e la portai alle labbra, gustandone il sapore che mi apparì estremamente forte di prima mattina. "Te mostro 'na cosa." Si sporse verso il comodino recuperando il cellulare. Fece partire un video delle loro prove di qualche giorno prima. Un'inconfondibile melodia partì, lasciandomi senza parole. "Stranded in this spooky town.." Intonò, il mio cuore perse un battito. Osservai in silenzio, la voce di Damiano mi fece vibrare le ossa, s'insinuò al loro interno scuotendole impetuosamente. "La conosci?" Chiese. "E' una delle mie canzoni preferite." Sussurrai. "'O so." Poggiò il capo alla testata, un sorrisetto soddisfatto sul volto. "Come lo sai?" Lo guardai in volto, gli occhi serrati guastandosi il momento. "Vic." Dicemmo in coro. Gettai il mozzicone nel posacenere di fianco al suo corpo tonico e mi sdraiai al suo fianco, lo stomaco in subbuglio. "You, shimmy-shook my boat. Leaving me stranded all in love on my own.." Canticchiò. Con uno scatto, facendo leva sul gomito, si sdraiò su di me. Il viso a pochi centimetri dal mio. "And it's coming closer." Sussurrò a fior di labbra. Lo baciai, lo baciai con tale fervore da non essermi accorta di aver infilato le dita tra le sue ciocche nocciola, lo baciai come se da quello dipendesse il mio ultimo respiro, lo baciai come a voler suggellare un mutuo patto, lo baciai come per dirgli: prendimi, sono tua.

Quando riaprii gli occhi, incontrai lo sguardo di Damiano fisso su di me. Le ultime note si estinsero tra gli applausi. Il registro cambiò e con lui Damiano che al cominciare della canzone successiva si scatenò, dimenandosi da un lato all'altro del piccolo palco sulle note di Let's Get Started dei Black Eyed Peas, interagendo con i suoi compagni che lo assecondavano in ogni minima movenza. Victoria e Thomas lo seguivano in un'armoniosa e spontanea coreografia.

Mi guardai attorno, la gente si dimenava, intonando a squarcia gola accompagnandolo in quelle eccitanti note. La sala era gremita di persone, ognuna di loro sembrava conoscerne le parole, creando uno spettacolare coro di sottofondo. Damiano era pura elettricità, l'eccesso era parte di lui. L'atmosfera divenne persino più ebbra quando Vengo dalla Luna di Caparezza fece la sua entrata. La folla si accese in un boato senza precedenti. Elena, come gli altri, saltava senza sosta, scossa dal ritmo elettrizzante di quello che era uno dei suoi artisti preferiti, dall'adrenalina di quell'interpretazione. Cantammo entrambe quelle parole così tante volte intonate davanti allo specchio durante le lunghe sessioni di trucco.

Ballammo fino allo stremo, quando la vidi bloccare di colpo, in totale assenza di parole.


Icaro. | Måneskin. | Damiano.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora