M A U D E
«Pensavo dovessi studia'.» Mi rimbeccò Damiano accovacciandosi al mio fianco; poggiò le braccia sul bracciolo della poltroncina rossa, per poi porvi il mento sopra. Mi osservava dal basso verso l'alto, gli occhi languidi, aprendosi in un sorriso allegro. Mi sistemai sulla poltrona -stravaccata con il fianco contro un bracciolo e le gambe penzoloni sull'altro- per poterlo guardare meglio in viso.
«Questo come lo chiami?» Gli parai il libro davanti, chiudendolo per mostrargli la copertina.
«Sai che quell'esame non l'ho ancora dato?» Disse indicandolo con l'unghia smaltata di nero.
«Beh, allora forse è ora che cominci a studiare.» Ironizzai rivolgendogli un sorriso smagliante.
«O magari, pòi darmi tu quarche ripetizione.» Propose allungando la mano e prendendo il libro dal mio grembo. Trattenni il respiro per l'intera durata dell'azione, in imbarazzo.
«E io cosa ci guadagno?» Lo guardai di traverso tornando lentamente ad un respiro regolare.
«Oltre 'a compagnia mia, intendi?» Sorrise sfacciato passandosi il pollice sulle labbra.
«Beh, avrai aiutato quarcuno; avrai fatto la tua buona azione da'a settimana.». Continuò pensoso.
«Non ti hanno mai detto che niente è gratis?» Dissi riprendendomi il libro.
«Infatti non lo è.» Il suo sguardo profondo mi penetrò comunicando ciò che non poté dire a voce. Si tirò improvvisamente su tamburellando sulla plastica della poltroncina, per poi tornare dal resto gruppo con fare sicuro. Vidi con la coda dell'occhio che Leonardo aveva preso il suo posto.
«Che tipo, eh?» Lo osservai dal basso verso l'alto stanziare al mio fianco, le mani in tasca.
«Non hai ancora visto nulla.» Disse mantenendo lo sguardo sulla band che si accingeva a ricominciare.
Mi sedetti sul letto -la gamba destra sotto al sedere- portandomi i capelli dietro le orecchie. Osservai il cellulare sulla morbida superficie lanosa della coperta candida mordendomi le labbra nervosamente. Osservai la chat focalizzandomi sui concetti più importanti, sulle parole con maggiore valore. Anche lui -dopo circa tre anni di lontananza- aveva creduto di aver immaginato quell'incontro; come se ormai fossimo solo un lontano ricordo l'una per l'altro. Mi trovai ad ammettere -se pur con un velo di malinconia- che, d'altronde, ciò corrispondeva alla realtà. Ciò che più mi rabbuiava, però, era la capacità di certi episodi di cancellare tutto ciò che di buono aveva caratterizzato il rapporto tra due persone -un rapporto durato circa diciannove anni e che al tempo del suo terminare equivaleva all'intera durata della mia vita.
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Icaro. | Måneskin. | Damiano.
FanfictionPer quel paio d'ali d'oro avremmo pagato tutto l'oro al mondo. Per quel traguardo, saremmo disposti a fare di tutto. Una musica che mi brucia nelle vene come sale grosso sulla lingua. Un fuoco. Una malattia. Solo questo e un paio d'ali, per andare u...