Mi affrettai a suonare il campanello, le buste penzoloni, frusciavano alla leggera brezza estiva.
"Si?" Disse una metallica voce femminile al citofono. "Salve, sono Eva." Risposi alla sprovvista.
Allo scattare della serratura m'infilai all'interno del ferroso portoncino, dritta verso il vialetto e la porta del garage. "Buongiorno!" Alzai il braccio, il contenuto delle buste tintinnò lievemente, salutando la madre di Thomas che sulla soglia di casa mi osservava dirigermi verso il figlio, in piedi sulla soglia del garage, le mani ai fianchi. Sentii il suo sguardo trapassarmi da parte a parte, affrettai il passo, lo sguardo basso, in totale imbarazzo. "Hai svaliggiato er negozio?" Chiese Thomas passandosi una mano sulla nuca, un mezzo sorriso gli solcava il volto.
"Entriamo." Dissi senza nemmeno salutarlo, spingendolo dentro. Thomas inebetito oppose una lieve resistenza. Mena, Tom, alzai gli occhi al cielo. Il ragazzo mi guardò stranito, poi osservò la madre in lontananza che ci puntava senza sosta come un cane da guardia osserva un intruso all'interno del proprio perimetro; quando finalmente decise di assecondarmi tra un sogghigno e l'altro. "Non devo piacerle un granché." Sospirai lasciando scivolare i sacchetti per terra.
"Ma vaa!" Thomas mi avvolse tra le sue braccia esili, curvando il busto affinché potesse baciarmi i capelli. Ricambiai quell'abbraccio, improvvisamente al sicuro udendo il battito familiare del suo cuore. Per la prima volta da quando conobbi Thomas non mi sentivo a disagio per la mia scarsa statura, mi bastava abbracciarlo per avvertire, capire, cosa stesse provando.
"Bene, hai sentito i ragazzi?" Mi staccai lievemente. "Damiano ed Ethan stanno facendo rifornimento d'alcool, dovrebbero raggiungerci a breve, dobbiamo carica' li strumenti ner furgoncino do'o zio de Ethan. Gli artri?" Chiese curiosando tra le buste.
"Victoria e Lello arrivano, si sono occupati dell'ultima parte della spesa. Bene, abbiamo tutto, mi sembra. Alcool, cibo, festoni." Contai enumerando punto per punto con le dita.
"Playlist." Disse parandomi davanti una chiavetta usb. "La playlist!" Dissi battendomi la fronte con la mano. "Ah, se nun ce fossi io!" Rise avvicinandosi pericolosamente. M'infilò l'aggeggio nella tasca posteriore dei jeans, poi con un gesto fulmineo strinse le grandi mani sui glutei, attraendomi verso sé. "Ce ne sarebbe un altro." Risi allacciando le braccia al suo collo. "Dici?"
Facendo leva sulle gambe, mi tirò su, le gambe attorno alla sua esile vita. Il suo sorriso si allargò contro le mie labbra. "Forse dovresti cercatelo n'artro." Disse tagliente. Indietreggiò fino ad arrivare al piccolo divano in pelle nera, mi costrinse a sedermi cavalcioni su di lui, le braccia serrate sul mio busto sottile, il sorriso sprezzante sul volto.
"Non potrei mai." Mi poggiai una mano sul petto stressando un tono melodrammatico.
"Nun ce poi sta' senza de me." Mi canzonò.
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Icaro. | Måneskin. | Damiano.
FanfictionPer quel paio d'ali d'oro avremmo pagato tutto l'oro al mondo. Per quel traguardo, saremmo disposti a fare di tutto. Una musica che mi brucia nelle vene come sale grosso sulla lingua. Un fuoco. Una malattia. Solo questo e un paio d'ali, per andare u...