Entrò nel buio delle coperte e mi coprì l'intero corpo con il suo. Stavo sotto di lei, tremando, un po' dal freddo, un po' dalla felicità. Le nostre parti, quasi per caso, coincidevano perfettamente: palmo su palmo, le dita intrecciate come piante di vite; piede su piede; capelli su capelli, in un groviglio cioccolato; ombelico su ombelico, i nostri ventri si muovevano in perfetta sincronia, quando il mio si alzava, il suo si abbassava e viceversa; naso su naso, i rispettivi odori nelle narici, respirando solo attraverso quello, perché, bocca su bocca, le nostre labbra erano occupate in altro. Aprii gli occhi incontrando i suoi, belli da confondere, mi guardavano come se vedessero i propri sogni realizzarsi. Restammo così per un paio d'istanti, occhi negli occhi. Perché 'n fondo, nun è anche così che si fa l'amore? C'era la sua più profonda essenza in quegli occhi. Quando vi guardavo all'interno percepivo la sua anima, così maledettamente simile alla mia. Mi guardò così intensamente che mi trovai costretto a distogliere lo sguardo, in imbarazzo. "Sei rimasta." Sussurrai sorridendo sulle sue labbra, i brividi a fior di pelle. Scivolò al mio fianco, il viso contro il mio petto, al sicuro nel mio abbraccio. "Perché?" Continuai. Maude guardò il soffitto, in cerca delle parole adatte. Le mani corsero al petto, al di là del tessuto fine della mia maglia, che senza alcuna vergogna le aderiva sul seno. Con il pollice tirò fuori la catenina allontanandola distrattamente dal cotone giallo-rosso, rigirandosi il ciondolo tra le dita. L'hai tenuto. Il mio cuore capitolò. "Non ho mai cessato di amarti, mai diminuito; nemmeno quando, incazzato, te ne andasti; nemmeno quando io, incazzata, evitai di venirti a riprendere, pensando a quando ti saresti mosso a tornare. Non ho cessato di amarti, né diminuito, quando smisi di dormire serenamente, di mangiare regolarmente o di sorridere spontaneamente. Non ho cessato di amarti, né diminuito, quando sola, al buio, nell'angolo più remoto della mia stanza singhiozzavo sul pavimento stringendo il lucchetto; un giorno per l'assenza, per la mancanza, un altro per il senso di colpa. Non cessavo di amarti, né ti amavo di meno, anzi ogni singola volta ti amavo di più. Ma con il passare del tempo mi convinsi che il far funzionare le cose fosse direttamente proporzionale all'amare e che le cose fossero l'una la netta conseguenza dell'altra e che se l'amore non fosse abbastanza, ci fosse un problema alla base. Poi ho realizzato. Ho realizzato che c'è differenza tra far funzionare e amare. L'amore può tutto, ma non sempre è capace di andare oltre a quello che succede, non sempre sa come superare la rabbia o il rancore, le differenze, le vecchie storie e le cose non dette, tocca a noi farle funzionare. Si tratta di due percorsi paralleli, a volte l'amore non basta, a volte l'andare d'accordo non basta, è vero. Ma sta a noi far in modo che questi percorsi paralleli diventino incidenti." La ascoltai attentamente, ammaliato dalla consapevolezza di quelle parole. Le carezzai il viso facendo pressione sul mento, affinché rivolgesse a me lo sguardo. Ti amo. "Non lo trovi ironico?" Dissi disegnando delle forme indefinite sulla pelle candida. "Cosa?" Mi chiese girando il capo in modo da potermi guardare negli occhi. Nun fa così, Maude. Ogni vorta che me guardi con quell'occhi, con que'e gemme de giada, me se mozza er fiato. "All'inizio, in seguito al nostro primo bacio, abbiamo discusso perché nun me sentivo all'artezza da'a relazione che pensavo volessi. Ieri notte ho rischiato de soffoca' tra 'e stesse robe pe' cui dicevo de nun ésse tagliato." Accennai un sorriso imbarazzato. Lei alzò il mento lasciandomi un umido bacio sulla mandibola spigolosa, mentre la sua mano cercava il mio viso. "Infondo, a volte, per ritrovarsi, bisogna perdersi quasi del tutto, no?" Mi rivolse uno di quegli sguardi che mi ubriacavano come calici di vino. Annuii baciandole il capo profumato, sapeva di olio d'argan, sapeva di casa. Proprio in quel momento realizzai che ciò che amavo, ciò a cui più tenevo si trovava al mio fianco; avendola tra le braccia mi sembrava quasi come se non avessi più bisogno di niente, nient'altro se non lei, per sempre. Feci leva con il braccio riportandola lì dove ogni singola parte del nostro corpo combaciava, cuore contro cuore. "Rimani qui. Per sempre." Sussurrai sospirando inebetito dal profumo della sua pelle. E Maude mi baciò, mi baciò con tanto impeto da comunicarmi tutto ciò che era stato taciuto fino ad allora. C'era più amore in quel bacio che in secoli e secoli di letteratura. Perché infondo è così l'amore, no? Te macera 'e labbra, finché l'unica parola ca'a bocca ricorda, è il nome suo. "Vojo farte mia." Mi lasciai scappare in un sussurro trafelato. "So' già tua." Disse marcando un accento che non le apparteneva. Mi sorrise seducente. Il lucchetto premeva contro l'incavo tra le clavicole, pesante, pressante, sembrava quasi volesse imporre insistente la propria presenza. Allacciai lo sguardo al suo, il fiato corto, fronte contro fronte. Sorrisi sornione. A vorte facevamo l'amore solo co' 'no sguardo. Le dita corsero sul ciondolo, stringendolo forte tra le dita. "Come Sid e Nancy, no?" Rise. Annuii di rimando, dandole uno di quei baci tanto veri da farti perdere il senso della realtà. Eccolo qua, quell'amore così forte da tojerte er respiro. Scivolai lievemente verso il basso, interrompendo l'armonia che rendeva i nostri corpi speculari; alzai lievemente il tessuto della maglia lasciandole un umido bacio sul ventre piatto. Agguantai i suoi fianchi ossuti e senza troppe cerimonie le sfilai gli slip, proseguendo nel creare una serpeggiante scia umettata sulla pelle arroventata, sempre più giù fino alle porte del Paradiso. Maude mi afferrò per la maglia blu notte e mi riportò alle sue labbra bramose, lasciandosi scappare un gemito sommesso. Con un rapido gesto mi sfilai i boxer, sentendo l'erezione esplodere. Nonostante fosse alquanto minuta, Maude ribaltò la situazione; non opposi resistenza, euforico all'idea che fosse lei a guidare il timone. Si mise a cavalcioni sul mio corpo ardente, mi sfilò la maglia posando lo sguardo sul mio petto nudo; i grandi occhi sfavillanti mi guardavano come una tigre guarda la propria preda, l'acquolina in bocca. Le strinsi i glutei sodi. Rimosse la mia maglia di Totti, scuotendo lievemente il capo liberandosi dall'impiccio dei capelli. La osservai attentamente nella sua nudità, solo il pendente a sfiorarle la pelle diafana, tra i seni turgidi. Infondo nun è così male sta' sotto, se sopra ce stai te. Annodò le dita attorno al mio collo costringendomi a sollevare il busto, fino ad incontrare il suo. I nostri corpi nudi esprimevano più sentimenti di quanto avremmo potuto fare a parole. Premetti i polpastrelli sulla sua schiena, scossa dai brividi, trafitta dal piacere. Le nostre lingue avide di passione ballavano in sincronia una danza i cui passi nacquero spontaneamente, senza troppi preamboli, lasciandosi semplicemente trasportare dalla musica. I nostri respiri si unirono, i nostri corpi si fusero, le nostre anime si avvilupparono in quella che appariva come una mutua promessa: non dividersi mai più.
Poggiai le braccia al freddo bordo della vasca, sentendo i peli drizzarsi. Poggiai le labbra nell'incavo del suo collo, baciandone delicatamente la superficie profumata, fino al culmine della spalla sinistra, in un andirivieni simile a certe montagne russe, la sua sinuosa schiena a contatto con il mio cuore. Un ricordo mi scosse la mente violento come 'na pizza in pieno viso. Ricordai Roma, il cornicione, una sigaretta tra le dita e il suo elegante profilo. Come allora tracciai il profilo della spalla sinistra ridisegnando le lettere del suo tatuaggio. -Ha un valore sentimentale.- aveva detto. Ed io, io non ne avevo più fatto accenno, per rispettarne la privatezza, da una parte; perché ormai parte integrante del suo corpo, quasi come i suoi occhi, la sua bocca, dall'altra. Quasi come se avessi parlato ad alta voce, Maude si girò guardandomi di sbieco. "Si tratta di una frase scritta dal mio nonno paterno durante i mesi di malattia, la trovai in una delle pagine del suo rudimentale diario, in seguito alla sua morte. E' la sua grafia." Disse accennando un sorriso. Schiusi le labbra, inebetito. Poi ésse così perfetta? "Adesso tocca a te." Disse in tono più allego. "Se ti riferisci a quello su 'a chiappa.." Feci per dire tra le risate. "E' all'altro che mi riferivo." M'interruppe in tono ironico. "Per quel paio d'ali avremmo pagato tutto l'oro del mondo." Citò. "Per quel traguardo, saremmo disposti a fare di tutto. Una musica che mi brucia nelle vene come sale grosso sulla lingua. Un fuoco. Una malattia. Solo questo e un paio d'ali, per andare un po' più in alto." Continuai terminando. E tu, Maude, tu sei il mio paio d'ali, pensai. "XFactor?" Disse lei tra sé e sé. "Non XFactor, 'o considererei più 'n punto de partenza." Risposi pensandoci un po' su. "Non mi sono mai congratulata." Disse realizzando sul momento. Feci per parlare, ma lei, ruotando il busto, puntò il suo sguardo nel mio. "Volevo scusarmi per ciò che ho detto, per averti mentito, per averti accusato di egoismo. Ti chiedo scusa." Mi interruppe. Le sue iridi tremolarono lievemente. Infilai le dita alla base del collo, sotto lo chignon disordinato, avvicinandola a me. Poggiai le labbra sulla sua fronte, sentii il senso di colpa assalirmi. "Beh, non che io non abbia 'e corpe mie, eh. Avrei dovuto fidarme, evita' de paragonarti ad artre, avrei dovuto ascortarte e cerca' de comprenderte, invece me la so' data a gambe come 'n vigliacco, permettenno che tutto questo finisse." Le carezzai la guancia, sentendomi come un fiammifero in cenere in un fienile in fiamme. "Non avrei dovuto lasciarti andare. Ero così terrorizzata all'idea di perderti per un motivo o un altro, che ho solo accelerato il processo." Gli occhi lucidi. Mi si strinse il cuore nel vederla così piccola tra le mie braccia, divorata dai suoi mostri interiori. Le presi il volto tra le mani. "Nun sentirte 'n corpa, nun ce semo capiti. A volte incastrare i pezzi non è semplice. Ci siamo scusati, ce semo leccati 'e ferite. Adesso tocca a noi: adesso, piano piano, risaliamo 'n superficie." Dissi unendo la mia bocca alla sua.
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Icaro. | Måneskin. | Damiano.
FanfictionPer quel paio d'ali d'oro avremmo pagato tutto l'oro al mondo. Per quel traguardo, saremmo disposti a fare di tutto. Una musica che mi brucia nelle vene come sale grosso sulla lingua. Un fuoco. Una malattia. Solo questo e un paio d'ali, per andare u...