Capitolo XIX - Sotto. (Damiano)

972 40 3
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


La costrinsi a girarsi, affinché distogliesse lo sguardo che severo indugiava su quella foto e me la caricai in spalla, non senza imbattermi in qualche lieve urlo di protesta.

Nun ce semo, Damià. Avresti dovuto reflettecce, nun rovina' tutto. Nun de novo.

La adagiai sul mio letto, delicatamente, assecondando con entrambi gli avambracci l'incontro della sua schiena con le lenzuola fresche. Mi distesi su di lei, ben attento a dosare la forza. Ad un tratto, in quella posizione, mi sembrò così piccola, indifesa, nel suo esile corpo seducente. Sei così delicata che c'ho paura de rompette, così preziosa tra 'ste mani sfrontate.

La guardai dritta in quelle gemme di giada, le pupille dilatate in uno stato febbricitante. Feci leva sugli avambracci, poggiandomi sui gomiti, per osservare Maude in tutta la sua purezza.

Feci indugiare lo sguardo sul viso armonioso; sugli occhi, in cui il verde giada si mischiava al verde pino e al nocciola sul bordo, in una sfumatura in cui il verde mi sembrò di colpo il colore più calmo che potesse esistere, donandomi un'immensa sensazione di benessere, come sedersi all'ombra, in una bella giornata e guardare oltre le colline lussureggianti de suoi zigomi alti, morbidi; sul naso scolpito; sulle labbra rosee, come setosi petali di un fiore di ciliegio, carnose, invitanti. Poggiai le labbra sulle clavicole ossute, poi sul collo esile, inspirando il suo dolce profumo fruttato, fresco, avvolgente, sentendo l'eccitazione premere sempre più.

Trovavo il profumo di una donna la sua maggiore attrattiva, dopo la bellezza.

Che c'hai, Damià? Sto scricciolo, te sta facenno impazzi'?

E se su qua'a pelle ce scrivessi 'na poesia che'e labbra?

Assaporai il gusto fine della sua pelle, lasciandole una scia di minuscoli baci sul collo, come piccoli tatuaggi invisibili. La sentii fremere. Le eleganti mani di lei si fecero strada sotto la mia camicia nera, liberandola dall'impiccio della cintura. Ne sbottonò i bottoni uno ad uno, in un'attesa interminabile fatta di sospiri e lievi gemiti. La sua pelle ardente al tocco con la mia. Con enorme sorpresa, mi spinse di lato, ribaltando la situazione. Rimasi inebetito, eccitato all'idea che fosse lei a condurre il gioco. Si sedette cavalcioni sul mio bacino sfilandomi finalmente la camicia, avventandosi poi sulle mie labbra. Si fiondò sul mio collo, leccandone impudica la superficie. Presi i lembi del suo top, così finemente setoso al tatto e lo alzai fino a sfilarglielo, Maude inarcò la schiena gettando indietro i capelli. In quella posizione mi fu finalmente possibile vederla in tutta la sua spettacolarità. Mi sentii invadere da una sensazione di calore, partita dal centro dello stomaco e arrivata fino alle gote. Ma che stai 'a fa', Damia', arrossisci? Mi sentii incredibilmente in imbarazzo nell'osservare qualcosa di così bello, avvenente, libidinoso; nello sfiorare un corpo tanto labile da sembrar di vetro.

Indugiò sulla mia cintura, rimuovendola dai passanti senza mai distogliere lo sguardo dai miei occhi. Te vojo fa' mia, Vojo farte mia. Mi sfilai velocemente le scarpe ed i pantaloni, fece lo stesso, quando prima possibile l'attrassi verso la testata, tornando alla posizione di partenza. "D." Sospirò quando con la lingua sfiorai l'epidermide alla base del reggiseno.

Icaro. | Måneskin. | Damiano.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora