10.

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Sono ancora tra le braccia di Francesca, che ha continuato a cullarmi, cercando di calmarmi.

<La vuoi fare una bella cosa tesoro?
Vai a darti una sistemata e scendi al mare, ti vai a rilassare.
Io andrò a prendere i bambini e Nora starà con noi.>

<No Fra, ti ringrazio ma preferisco stare con mia figlia.>

<Vuoi farti vedere così dalla piccola?
Con gli occhi e il labbro gonfi?
Ascoltami, vai e rilassati un po, non lo fai da parecchio tempo ed era una cosa che amavi fare.
Penserò io ai bambini, stai tranquilla.>

Ha ragione, Nora è una bambina troppo sveglia per la sua età e capirebbe subito che qualcosa non va.

<Come farei senza di te?>

<Ah beh, bisognerebbe inventarmi e non verrei comunque la stessa.> dice facendomi ridere.

<Vedi che quando ridi sei più bella?
Adesso sbrigati dai.>

La accompagno all'ingresso
<Grazie Fra.>

<Non devi, sono tua amica e potrai sempre contare su di me, quindi non dirmi più che va tutto bene.>

<Hai ragione, ma non voglio stare a dire sempre le stesse cose.>

<Smettila invece, e vai a cambiati.
Ci sentiamo più tardi.>

<Se Nora non volesse stare, chiamami subito.>

<Si si si, vado adesso.>

Mi lascia un bacio sulla guancia e la vedo scomparire nella tromba delle scale.
Quando chiudo la porta, corro subito in camera.

Ho qualche ora libera e voglio davvero pensare a me stessa, voglio rilassarmi  e non pensare proprio a nulla, e non voglio nemmeno pensare di incontrare qualcuno che possa dirlo ad Alessio.

Alessio!
Cosa ci è successo?

Può essere che il nostro dolore abbia rovinato tutto così?
Può essere che sia stata colpa mia, che dovevo pensare anche a lui piuttosto che stare chiusa nel mio dolore e dedicare le mie attenzioni solo a Nora?
Ma era ancora troppo piccola e non volevo essere assente pure per lei, ma forse sono stata io a rovinare tutto.

Non mi accorgo di essere arrivata già a Marina e quando lascio la macchina, decido di avviarmi verso il porto turistico.

Non c'è tanta gente, e questo va benissimo per me.
Non sono riuscita a coprire il livido ed il gonfiore sul labbro e onestamente non ho molta voglia di dare spiegazioni.

Mi siedo sulla panca che sta proprio dove resta quella che era la spiaggietta del vecchio scalo trapanese, mentre le oche sguazzano felici nell'acqua.

Mi sdraio a pancia in giù continuando a guardare il molo e a cercare di capire cosa mi ha portato qui, a sentirmi così costantemente sbagliata.

<Posso offrirti qualcosa, senza correre il pericolo che me lo rovesci addosso?>

Salto dalla panca come un gatto preso alla sprovvista dall'acqua.
Guardo il mio interlocutore, è proprio lui.

<Quante possibilità c'erano di rincontrarti oggi?>

<Solo una su un milione, ma si vede che oggi è il mio giorno fortunato >

<Il tuo forse, il mio no di sicuro.>
dico sospirando e tornando seduta.

< Non è proprio giornata forse.>

<No,assolutamente no.
Senti, visto che sei qui, volevo scusarmi per come ti ho trattato stamattina.
Non sono mai così aggressiva, ma avevo tutti gli occhi su di me ed è una cosa che non tollero più.>

<Non ti scusare, ho capito che non ero io il problema.
Posso sedermi?>

Mi sposto facendo spazio e cercando, soprattutto, di non fargli notare il mio viso.

Mi sposto facendo spazio e cercando, soprattutto, di non fargli notare il mio viso

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< Come mai qui?> chiedo per cercare di smorzare un po la tensione.
Lo guardo con la coda dell'occhio e lui è perso a guardare le varie barche che ci sono, ma mi risponde.

<Sono un rappresentate di macchine agricole, e visto che il fine settimana c'è la fiera, ho pensato di presentare qualcosa.
Sono di Milano, ma resto per qualche settimana, anche perché sono riuscito ad avere dei contatti con delle aziende di qui.
E tu? Come mai qui?>

<Avevo bisogno di non pensare a nulla e l'unico modo che ho, per estraniarmi da tutto e tutti è il mare.>

<Capisco, ma intendevo cosa fai qui a Ragusa, perché non sei di qui, o mi sbaglio?>

<Non ti sbagli.> dico alzondomi ed avvicinandomi alle oche che stanno uscendo dall'acqua e che non si scompongono della mia vicinanza.
<Ma non so nemmeno io cosa ci faccio qui, credevo di saperlo ma forse, mi sono persa strada facendo.>

Non so cosa mi sta succedendo, ma sento come l'esigenza, di raccontare a qualcuno, che non mi conosce e che non sa nulla di me, quel casino che è diventata la mia vita.
E se mi dovesse fare un'altra domanda, sono convinta che non mi fermerò più.

<Siamo noi che decidiamo la strada da intraprendere, nessuno può decidere cosa sia giusto o meno.>

<Già, lo credevo pure io, ma non sempre è così.
Non sempre hai la possibilità di decidere, o stai ferma lì e ti lasci schiacciare, oppure sei talmente forte da continuare dritta per la tua strada.
Non è il mio caso.>

Mi alzo tornando a sedermi vicino a lui, dimenticando il mio viso.

La sua mano si posa sulla mia testa, facendomi girare verso di lui.

<Cosa hai fatto?> mi dice passando il suo pollice sul labbro che, forse per il dolore, o forse perché non mi aspettavo un gesto così, mi fa venire un brivido che mi passa per tutto il corpo.

<Ti va di raccontarmi davanti ad un caffè?>

Una lacrima mi sfugge e prontamente lui  la ferma, facendomi sentire ancora più piccola, stupida e fragile.

Non ho più pianto davanti a nessuno, non mi sono mai fatta vedere giù, ho sempre camminato a testa alta, per quanto mi era possibile, anche sbagliando.

Ma lui, in poco meno di dieci minuti, è riuscito ad entrare in quella fortezza che ho costruito con enorme fatica, arrivando a toccare la parte che più mi fa male, la mia anima.

Si alza e mi porge la sua mano a cui, senza pensarci un secondo, lego la mia, come se fosse la mia salvezza.

Non ho più nulla da perdere, non può rompermi più di quanto non lo sia.
E poi voglio alzarmi.

Buonasera...
State tutti bene? Io si❤.
Un altro capitolo scritto di getto e che non ho riletto, quindi gli orrori sorvolateli😁.
La canzone credo sia azzeccatissima per Mia, in questo momento, che vuole solo poter rialzarsi.

Buonanotte
Tanti baci Chiara❤

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