6.

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Se pensavo che andarmene sarebbe stata la scelta giusta, la soluzione migliore, mi sono sbagliata e di brutto pure.

Niente è stato facile, soprattutto ritrovarmi in mezzo a gente che riesce a fare "sei facce come il caciocavallo".

Ma sono sempre andata avanti per la mia strada, imparando a mie spese a fregarmene di tutti, soprattutto dei loro giudizi, riuscendo a costruirmi quella maschera di menefreghismo che non ha fatto altro che, far continuare e aumentare i pettegolezzi su di me.

Avevo ventidue anni quando sono arrivata, e tanta voglia di scoprire cose nuove.
Non mi spaventava il lavoro, sono arrivata a farne a che tre in una volta, mi rendeva indipendente e potevo permettermi tutto ciò che volevo senza mai chiedere nulla a nessuno.
Ma i provincialotti, non mi vedevano di buon occhio, una ragazzina non poteva avere tutto ciò che voleva solo col suo lavoro, dovevo essere una puttana o l'amante di Tizio,Caio e anche di Sempronio.

Certo, la colpa era mia, a detta della gente, io gli davo modo di parlare, solo perché mi piaceva ridere e scherzare con tutti, ma il mio lavoro mi permetteva di essere così, io ero così, ma loro si erano creati dei film, nelle loro teste, che nemmeno la Twenty Fox Century, sarebbe stata capace di riprodurre.

Solo che un giorno cambiai completamente, facendo scomparire la Mia solare che tutti avevano conosciuto.
Il vaso era già colmo, ma quel giorno si frantumò definitivamente.

***

Avevo appena finito il mio turno, erano le 13, e sarei dovuta rientrare alle 16:30, quindi decisi di scendere in spiaggia a prendere un po di sole.
Rientrai un quarto d'ora prima per fare rifornimento, altrimenti la sera, non sarei arrivata al lavoro.

Faceva un caldo micidiale ed io non camminavo certo col burqa usato in Afganistan, il lavoro mi permetteva di vestirmi come desideravo, perché tanto avrei dovuto indossare la divisa.
Lasciai la macchina al benzinaio chiedendogli di fare il pieno e decisi di andare a prendere un caffè al bar accanto.

Mentre mi avvicino al bar, vedo uscire dei clienti che vengono spesso in negozio, con loro c'è pure  Tommaso, che tra le altre cose, è  pure il mio ex, datemi pure della stupida o della poco di buono,ma mi piace il sesso, e con lui ancora di più, visto che è un bellissimo ragazzo e ci sa fare, peccato per il carattere.

Mi fermo a salutarli e stavo per entrare, quando una frase, detta da un altro signore che lavorava al rifornimento, mi blocca davanti alla porta.

<È legia a carusa, vero?>

Mi volto e vedo questo essere, perché non riesco a trovare altre definizioni, parlare con Tommaso.

<Non credo lo sia, e comunque è brava nel suo lavoro.>

Non capisco il significato della parola, ma non ci vuole una laurea per capire che non è bel significato.

Mi precipito da loro, con il cervello già annebbiato.

<Quale cazzo è il tuo problema, eh?
Non riesci ad avere le conferme delle tantissime minchiate che girano su di me, e l'unico modo che hai è sparare altre cazzate?>

Urlo mentre Tommaso cerca di fermare la mia corsa verso di lui, e ci riesce, inchiodandomi a qualche metro di distanza.

<Tornatene a Catania, invece di rovinare la vita ai nostri figli.> mi urla.

Non so come, riesco a spingere via Tommaso e tipo furia, mi lancio sul tizio, attaccandomi alla sua folta chioma brizzolata.

<Davvero devo tornare a Catania? Io?>

La gente comincia ad urlare, ma in questo momento non mi frega di nulla.

< E perché dovrei farlo?
Perché sei l'unico animale a cui non ho mai rivolto un mezzo sorriso?
Ti rode per questo il culo?
Oppure perché esco sola con un pantaloncino ed una maglia striminzita, mettendo in mostra i miei piercing e i miei tatuaggi?

Ricordati che tua figlia frequenta l'Università a Catania, credi sia una santa?
O tua moglie, credi lo sia?>

Gli tiro i capelli talmente forte, mentre cercano di tirarmi via da lui, ma sono ben salda e continuo.

<Sappi che tua moglie solo di giorno porta quelle orrende gonne lunghe che nemmeno la mia bisnonna avrebbe mai usato, mentre la sera, quando tu dormi, fa esattamente quello che tu vai a pagare perché lei non ti considera.>

Lo lascio andare scendondo dalle sue spalle.

<Ora chiamatemi come più vi pare, tutto quello che mi vedete fare, lo faccio alla luce del sole, a differenza vostra, che aspettate la luna sorgere per fare uscire la vostra natura.> dissi rivolta a tutti e urlando,mentre Tommaso mi tirava via.

***
Quel giorno persi il mio lavoro, e non perché non sapessi farlo, ma non stava bene a nessuno il fatto di non aver avuto peli sulla lingua ed aver fatto, leggermente, aprire gli occhi a tutti.

Le voci della lite arrivarono a mio fratello tramite Francesca, che ancora oggi è davvero l'unica amica che ho.
Ma nonostante possa davvero fidarmi di lei, non riesco a raccontarle proprio tutto.

Quella stessa sera Giacomo era sul mio letto, mentre cercava di consalarmi, ma non ci riuscì.

Quel vuoto che mi portavo dentro ormai da anni, era ancora lì,sarebbe rimasto sempre lì, e sapevo che niente e nessuno l'avrebbe più  colmato.

Buongiorno😘.
Abbiamo conosciuto il passato di Mia, dal prossimo capitolo entreremo nella quotidianità di Mia...mo so cazzi ( miei😂).
Scusate gli errori e buona lettura.

Una buona giornata
Baci Chiara❤.

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