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Sta per lanciarsi su di me, quando Alessio urla.

<Fermati Rachele. >
La pistola puntata su di noi, e stavolta  ho davvero paura, in un  colpo solo potrebbe prenderci ad entrambe.
Rachele non ha la mia stessa paura e sta per avvicinarsi a lui.

<Getta l'arma a terra. >

Ci voltiamo verso quella voce e, davanti a noi un esercito pronto a sparare.

Rachele comincia a scappare verso la sua macchina, mentre io resto paralizzata sul posto.
Ma quando sento uno sparo, che prende Rachele alla gamba, comincio ad urlare.

<Non sparate, ha mia figlia in braccio.
Non sparate. >

Alessio sembra riprendersi subito, e si rifugia dentro casa, mentre io non riesco a dire mezza parola, tutto succede in pochissimo tempo.

Qualcuno mi tira via da lì senza che  dia il minimo cenno di voler reagire, ma quando mi rendo conto che mia figlia non è con me, comincio a spingere tutti e riesco a fare metà strada per raggiungere Alessio.

<Non può andare.
Quell'uomo è armato. >

<Non me ne frega un cazzo, mi stava riportando a casa, ero riuscita a farlo ragionare ed ora è dentro, con una pistola e mia figlia.
Avete sparato con mia figlia. > Urlo verso gli agenti che provano a tenermi ferma.

<Signora si calmi... >

<Non ditemi di calmarmi, ha mia figlia.
Fatemi andare da lui. >

<Mia. > mi sposto per guardare chi mi ha chiamata e quando vedo mio fratello, mi precipito da lui.

<Ha Nora. Ha preso Nora. >

<Lo so, abbiamo visto, ma vieni con noi, Nora la porteranno qui. > dice mentre prova a farmi allontanare.

<Ma non ci penso proprio, devo prendere mia figlia.
Io ho combinato questo casino, io devo salvarla. > rispondo, provando a fare resistenza.

Ma mio fratello ha ben altre intenzioni, tanto che in meno di un secondo sono sulle sue spalle stile sacco di patate, ma non mi arrendo.
Riesco a tirargli un pugno all'altezza dei reni, tanto da farlo piegare sulle ginocchia e riesco a scendere.

<Mi dispiace, ma è mia figlia Giacomo.>

Sono tutti schierati, pronti ad entrare in casa, ma urlo il nome di Alessio e per poco tempo, non si sente nessun rumore, fatico a sentire pure il mio respiro, ma non ho tempo per pensare a questo e comincio a parlare.

< Alessio, ascoltami ti prego.
Sei nei casini ed è vero, ma se fai uscire Nora, giuro sulla bambina, che aiuterò te.
Ma ti prego, rimandarla da me. >

Dall'altra parte  nessuna risposta arriva alle mie orecchie e riprovo.

<Alessio ti prego.
È tua figlia, non permettere che le succeda qualcosa.
Ti scongiuro Alessio, guardala.
Sarà spaventata e così non la stiamo aiutando. >

Sono costretta a fermarmi, il pianto e il dolore che provo, per non essere stata capace di tenere mia figlia lontana da tutto questo, non riescono a farmi parlare.

<Ti prego Alessio, ci stavi riaccompagnando a casa, non è cambiato nulla.
Non hai sparato e non hai usato quell'arma.>

Continua a non rispondere, mentre io mi porto le mani sul volto, cercando di trattenere un urlo di disperazione, che non trattengo quando capisco che stanno per fare irruzione in casa.

Mio fratello, nonostante la botta che ha ricevuto poco prima, mi mette un braccio sulle spalle allontanandomi ancora una volta da lì.
Ma non ho le forze di reagire stavolta, la paura di perdere, per sempre, mia figlia, sembra stia diventando reale ed io non riesco a pensare a nulla se non a lei.

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