25.

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Domenico.

Non so cosa mi sia preso, so di aver sbagliato ad intromettermi con la piccola Nora, ma davvero non l'ho fatto apposta.
Credo che se fosse stato nella sua indole essere aggressiva, Mia mi avrebbe davvero tirato qualcosa addosso in quel momento ed avrebbe  avuto ragione nel farlo.

E le parole dette a suo padre, mi sono uscite spontaneamente.

Davvero penso che se avessi incontrato prima Mia, non mi troverei in questa situazione di stallo.
La capisco come se l'avessi conosciuta da sempre, come se sapessi quali sono le sue esigenze, che poi non sono diverse dalle mie.

Mia ha passato anni a far credere che tutto andasse bene nella sua vita, ma non ci voleva tanto a capire che quella ragazza soffriva e non ha impiegato molto, nemmeno lei, a capire me.

Non fa domande e vedo che vorrebbe sapere di più, ma mi sta lasciando i miei spazi e mi sta dando, senza capirlo, le risposte che cerco da più di un anno.

Abbiamo avuto vite diverse, ma la nostra sofferenza ci ha condotti in questa strada, mi piace e non nascondo che stamattina ho cercato il modo per poterle stare il più vicino possibile e l'ho avuto, le ho mostrato la mia vita, o quello che credevo fosse, rappresentata con delle linee scure.
Quel tatuaggio l'ho sempre tenuto per me, poche volte l'ho mostrato, ma con lei mi è venuto facile.
Non ho nemmeno pensato a cosa potesse pensare vedendo le iniziali, ma anche in quel caso non ha chiesto nulla.

Adesso siamo in uno studio, si sta facendo fare un tatuaggio, visto che quelli che aveva li ha dovuti cancellare.

Ma quale persona sana di mente permetterebbe alla donna che ama, di soffrire così tanto, solo perché non piace una determinata arte?

Eppure, da quanto ho potuto capire, non si è mai lamentata, non ha mai chiesto aiuto, ha sempre cercato di arrangiarsi come meglio credeva e poteva, e questo per me, non è sinonimo di debolezza ma tutt'altro e mi piacerebbe scoprire come era prima che la vita cominciasse a girarle male.
Ma capisco che per lei non è facile, come non lo è per me.

Sento il mio telefono vibrare nella tasca dei pantaloni e quando lo tiro fuori per vedere chi è, nessun mancamento, nessuna strana sensazione di vuoto che mi divora l'anima, come succedeva fino a qualche giorno fa, anzi sto decisamente bene e non mi interessa rispondere, così riprendo a scarabocchiare il mio taccuino e dopo a scrivere.

"Inchiostro che si imprime nei piccoli pori della sua pelle. A volte l'amore dovrebbe essere proprio cosi', una sorta di riempimento dei pori per essere davvero assuefatti da questo sentimento...
Chissà Mia se potremo mai avere noi, il nostro spazio da riempire un giorno..."

E  comincio a scrivere il suo nome in giapponese ripetendolo più volte fino a quando

<Mi piacerebbe leggere quello che scrivi.> mi dice sorridendomi
ma per la prima volta, riesce a paralizzarmi, tanto che  se ne accorge e subito dopo mi dice

<Sempre se vorrai farmi leggere.> e continua a parlare del più e del meno.

Mia deve sapere la mia situazione, io voglio davvero aiutarla nel suo cambiamento, ma non posso giocare con la sua fiducia, rischio di perderla prima ancora di averla trovata, e poi sono sicuro che se venisse a scoprirlo perderebbe quel briciolo di speranza che adesso illumina i suoi occhi.

Preso dai miei mille pensieri, non mi accorgo che il suo amico Tommaso ha finito il suo lavoro.

È spettacolare, le linee morbide e sottili, rispecchia pienamente il significato che Mia voleva dargli, e lo capisco dal fatto che una lacrima le sfugge, illuminadole il viso e rendendola ancora più bella.

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