31.

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I due giorni prima della  partenza, li passai sola con lui.
I miei genitori erano ritornati a Catania per prendere delle cose e Nora, per la prima volta, era voluta andare senza di me, nonostante avessi cercato di dissuaderla, ma senza alcun risultato.

E così adesso ci troviamo qui, nella sua camera d'albergo con le gambe intrecciate e con la mia testa poggiata su di lui.
Due giorni in cui non ha smesso un attimo di amarmi, di rassicurarmi, di farmi sentire bella e desiderata.

Non nego che la cosa mi ha fatto totalmente perdere la testa, e nemmeno che ho paura per le forti emozioni che sto provando.
Nonostante mi  sento bene e appagata, ho questa strana sensazione che mi porto dentro da quando mi ha detto che doveva partire, non è mai andata via, ma aumenta il senso di soffocamento ogni ora che passa.
Non riesco nemmeno a spiegarlo, è come se dovessi svegliarmi, da un momento al altro, e capire che è stato solo un sogno.

Eppure mi fido di lui, forse sto sbagliando proprio qui?
Forse dovrei convincermi che non è niente di particolare?

Alzo la testa e mi soffermo a guardarlo dormire.
È bello, sereno, tranquillo, come faccio a non credere che sia davvero qualcosa di speciale!

Non mi ha mai lasciata sola un solo attimo nonostante non mi conoscesse, mi ha difesa quando non lo ha mai fatto nessuno, si è preso cura di me cercando di far guarire le ferite che mi porto dentro, riuscendoci pure.

È davvero solo un sogno, o e davvero quell'amore che ho sempre cercato e che mi è stato sempre negato?

Con questi pensieri per la testa, mi volto a guardare la sveglia che sta sul piccolo comodino che arreda la stanza...sono già le sei del mattino e tra quattro ore sarà su quel dannato volo che lo terrà lontano da me, e non so nemmeno per quanto tempo. 

Torno a distendermi portando un braccio a coprire i miei occhi che vogliono cominciare a lacrimare, ma non voglio e non posso.
Non voglio far pesare questa situazione a lui e non voglio che pensi che non sia capace di gestire il tutto anche senza di lui. Forse è così, forse non sarò capace di affrontare nulla, forse invece ho proprio bisogno di rimanere sola e concentrarmi solo su quello che mi aspetta.

Ma Domenico riesce a scombinare anche i miei pensieri.
Si volta verso di me abbracciandomi e tirandomi verso di lui, come se la sua fosse una silenziosa richiesta, come se volesse fondersi in un'unica cosa.

<Che ore sono?> mi chiede mentre strofina il naso sul mio collo e mentre io comincio a passare la mano sui suoi capelli e con un magone che si è fermato alla gola rispondo.

< Sono le sei e dobbiamo alzarci e cominciare a preparare le tue cose.>

< No, è ancora presto.>

Lo scosto da me, nonostante non sia quello che voglio e mi metto a sedere sul letto, cercando di trovare i miei vestiti.

<Che hai tesoro?> 

< Niente, ma se non ci muoviamo arriveremo tardi.>

Cerco di alzarmi, ma le sue braccia mi riportano sdraiata  mentre lui si posiziona sopra di me.

<Non dirmi bugie Mia, sai che non le sopporto. Dimmi la verità, cosa ti passa per la testa?>

Non riesco a sostenere il suo sguardo, mi conosce meglio di quanto possa conoscere me stessa.

< Nulla stavo solo pensando a cosa succederà adesso, a dove tutto questo ci porterà. Io non voglio stare male e il pensiero di te distante, mi sta divorando. Sapevo benissimo a cosa andavo incontro e sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma non pensavo che sarei stata così, con un enorme vuoto che si sta espandendo dentro di me. Io non voglio stare male, non così, e non voglio farti pesare questa cosa, ma come sempre con te, non riesco a tenere nascoste le mie emozioni.>

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