29.

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Siamo in macchina avvolti da un silenzio quasi surreale.
Domenico sfreccia tra le macchine seguendo mio fratello, mentre io stringo così forte le mani chiuse a pugno che non mi accorgo nemmeno di essermi conficcata le unghie nei palmi.

Nella mia testa sento ancora il pianto disperato di Nora e le urla della gente, ma quello che sta nascendo dentro di me è una rabbia che non provavo da troppissimo tempo, alimentata dal fatto che non la farò passare liscia a nessuno, non dopo che hanno toccato mia figlia.

<Mia stai tranquilla.
Tua mamma ha detto che stanno tutti bene.> e prende la mia mano, ed è in quel momento che ci accorgiamo del sangue che macchia tutto.

<Che cosa hai fatto? Mia stai bene?>

Tolgo subito la mano dalla sua.

<Guida, sto bene io!>

<Mia...>

<Ho detto guida e sbrigati che devo arrivare da mia figlia.>

Mi volto verso il finestrino e guardo la strada passare velocemente, e nonostante i 100km/h mi sembra di stare ferma ed io non voglio perdere tempo.

<Fermati per favore.>

<Cosa?> mi chiede Domi sconvolto.

<Accosta e prendi il mio posto.>

<No Mia, sei troppo sconvolta per guidare>

<Io devo arrivare da mia figlia, non conosci la strada mentre io si e posso prendere una scorciatoia per arrivare prima.Fammi guidare ti prego, devo andare da Nora cazzo, cazzo, cazzo.> comincio ad urlare, piangere e a prendere a pugni il cruscotto della della macchina, fino a quando Domenico mi tira tra le sue braccia cullandomi e cercando di tranquillizzarmi, ma sarò tranquilla solo quando avrò mia figlia stretta a me.
Ma non posso farmi vedere così impaurita e disperata, la farei spaventare ancora di più.

E comincio a calmarmi, finché non ritorno in me.

<Scusami, sto bene adesso.>
E lui alza il mio viso lasciandomi  un tenero bacio sulle labbra.
Poi scende dal suo posto e viene ad aprire la portiera dicendo

<Andiamo da Nora.>

Non scendo nemmeno dalla macchina, con un salto passo dalla parte del guidatore e parto, dando solo il tempo necessario a Domenico di non volare giù dalla macchina.

Taglio per strade poco frequentate e non mi importa se rischio di rovinare la macchina, devo arrivare subito da Nora.

<Mamma mamma, ho paura.>
Mi dice la mia piccola piangendo.
<Tu non ci sei mamma.
C'è il fuoco che brucia, mi spavento mamma.
Vieni da me.>

La mia bambina era disperata ed io non ero lì a dirle che non c'era nulla di cui avere paura.
Ma non l'ho fatto,  non ho potuto, non ero con lei.

Premo sull'acceleratore uscendo da un incrocio senza guardare se arriva qualcuno, e anche quando, non mi avrebbe fermata ugualmente.
Stiamo per arrivare, sono due strade prima della mia e si vede già gente in strada ed un fumo nero che viene proprio da casa mia.

Ma non posso inoltrarmi oltre, la strada è bloccata da polizia e vigili del fuoco, quindi lascio la macchina come mi capita prima e comincio a correre verso casa.

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