08. plane

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Osservo Cynthia mentre, con estrema cura, ripassa la tinta color rosa confetto sulle labbra piene, cercando di renderle più lucide e nasconderne la secchezza e i vari tagli causati dai suoi morsi.

E' bella, questa sera, ma lei lo è sempre, anche quando è costretta ad indossare una scialba gonna a quadri ed un top bianco, come se fosse una scolaretta avvenente.

Io, invece, sono ancora seduta sul letto, lontana da lei, vestita con i miei vecchi vestiti sgualciti e coperta dalle lenzuola del letto di Bill.

Non l'ho più visto, non dopo ciò che è accaduto qualche ora fa nel suo bagno: una volta uscita, ho trovato solo la mora nella mia stanza, che stava sistemando degli abiti da donna nell'armadio.

Ha detto che ci sarà una festa alla Dollhouse, questa sera, e che Bill vuole che io lo accompagni, essendo la sua scelta ufficiale.

A quanto pare, le eventuali compagne di sostegno alla scelta vanno mantenute nascoste, perché l'andare con altre ragazze a causa di insoddisfazione è un motivo di vergona da parte dei vampiri, come se questo andasse a sottolineare una cattiva capacità di giudizio.

In realtà, a me non interessa se Bill va o no con altre, anche se mi spiacerebbe se facesse loro ciò che ha fatto a me.

Vorrei, semplicemente, che tutto questo finisse per tutte noi.

«Dovresti iniziare a prepararti.» Esclama la ragazza, voltandosi verso di me e accavallando le gambe, guardandomi con attenzione «Manca solo un'ora.»

Non le ho detto ciò che mi è successo, ma ho paura che lei sappia fin troppo bene cosa voglia dire passare una notte nella stanza di un vampiro.

Mi chiedo se anche Breth le faccia questo, se le riservi lo stesso trattamento, o se magari fosse peggio.

Non sembra una ragazza sofferente, in apparenza, ma, certi suoi gesti, tradiscono ogni suo dolore: come i vari tremori delle sue mani o il modo in cui si volta, guardandosi le spalle, quando sente un rumore.

Siamo tutte vittime, anche se ci convinciamo del contrario.

«Non sono sicura di voler venire.» Ammetto, aspramente, mentre ancora stringo il cuscino al petto, cercando un poco di conforto.

«Sai di non avere scelta.» Ribatte lei, rimettendosi in piedi e andando verso l'armadio, passando lo sguardo fra i miei nuovi abiti, che occupano solo un piccolo spiraglio.

Sembra quasi persa, come se la sua mente stesse navigando ben oltre le pareti di questa stanza, e io davvero non ne capisco il motivo.

«Cynthia, stai bene?» Chiedo, notando i suoi nervi tendersi alla mia domanda, iniziando a tremare.

Sospira, lentamente, e poi si porta le mani al petto, voltandosi verso di me «Oggi sono tre anni che sono qui dentro.»

«Oh,» sibilo, sinceramente sorpresa da questa sua affermazione «mi dispiace.»

Lei fa un piccolo sorriso, se pur affatto felice, sedendosi al mio fianco, stringendosi ancora le mani vicino al cuore, cercando di trattenere i tremori.

«Mio padre aveva detto che sarebbe tornato subito.» Dice, mentre guarda dritta davanti a sé, sempre persa «Aveva detto che sarebbe tornato subito.»

Sospira, passandosi le mani sulle guance, scacciando la voglia di piangere, che sta arrossando le sue gote, e poi si volta verso di me, mostrando tutto il suo dolore «Breth mi ha fatto un regalo.»

«Un regalo?»

Annuisce, e si cerca nella tasca, porgendomi poi un piccolo oggetto brillante, che subito mi fa strabuzzare gli occhi.

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