22. bloody hands

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Alla fine, Bill mi ha costretto comunque a bere il suo sangue – cosa che, francamente, non riesco ad accettare in alcun modo.

Lui ha sprecato le solite raccomandazioni, dicendo che, alla riunione di questa sera – la nostra sesta sera -, ci sarebbero stati molti più vampiri del solito e non aveva voglia di litigare con tutti loro per farmeli stare lontano.

Alla fine, ho preferito il sangue di Bill a quello di un intero gruppo di vampiri, anche se, sicuramente, non l'ho fatto per bontà ma per il semplice fatto che non ho assolutamente voglia di aggiungere altri omicidi alla lista di cose che ho visto nella mia vita.

Bill fa scorrere la sua mano intorno al mio fianco, stringendo appena la pelle nascosta sotto il tessuto della sua camicia bianca, premendo le dita con più pesantezza.

Sta parlando con un suo collega, uno di cui nemmeno ricordo il nome, di cose che appena capisco sui traffici di alcool e problemi con eventuali trasporti.

Non che mi importi troppo, in realtà: al momento, tutto ciò che vorrei è tornarmene in camera e dormire, così da dimenticare gli sguardi truci che alcuni degli invitati continuano a mandarmi.

Spero che Bill non li abbia notati.

"Irene?"

Sollevo lo sguardo, notando la sua espressione perplessa mentre mi scosta una ciocca bruna di capelli, facendo un piccolo sorriso. "Ti eri incantata."

"Oh, sì." Mi passo le dita sugli occhi, cercando di risvegliarmi, per quanto ormai la stanchezza abbia iniziato ad attanagliarmi le ossa. "Scusa."

Non sembra dispiaciuto, o arrabbiato, e preme le sue mani sui miei fianchi, avvicinandomi a lui e costringendomi a sorridere mentre guardo la sua espressione curiosa, quasi infantile.

"Detesto anche io queste feste," dice, dolcemente. "Però, fra poco ce ne andremo."

"Non è un problema, Bill." Ribatto, ma lui non sembra credermi.

Si morde il labbro inferiore, incerto, e poi mi avvolge il viso con le sue mani, baciandomi appena le labbra, dolce.

"Devo parlare con un ultimo collega: tu aspettami al bar, appena ho finito ce ne andiamo."

"Sai, l'ultima volta che mi hai detto così non eri affatto con un tuo collega," gli faccio notare, permalosa, e lui sorride.

"Torno subito."

Bill mi lascia andare, sistemandosi la giacca elegante mentre si avvia verso un vampiro dalla pelle diafana che lo saluta non appena lo vede.

Io sospiro, annoiata, avvicinandomi al bar, proprio come richiesto, e lancio un'occhiata al cameriere che, quasi spaventato, subito distoglie lo sguardo.

A quanto pare, la notizia di ciò che è successo ad Eagle è circolata velocemente.

"Ragazzina impertinente."

Mi volto, notando subito il sorriso di Easy mentre questo mi si siede vicino, afferrando direttamente da dietro il bancone una bottiglia di liquore.

Punta i suoi occhi su di me, e poi fa un sorrisetto. "Ti brucia la pelle?"

Corrugo la fronte, confusa. "Come?"

"Oh, andiamo," sibila, bevendo un sorso di liquore. "Qui tutti non fanno altro che fissarti."

Allora non era solo una mia impressione.

"Sono la scelta di Bill, è normale che siano curiosi," ribatto, semplicemente, ma l'espressione sarcastica di Easy non stenta ad arrivare.

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