Le lenzuola sono gelide sulla mia pelle, come se, in realtà, non ci fosse proprio vita, fra di queste.
E come biasimare tutto questo: ormai, mi sento come se non mi fosse rimasto niente.
Ci sono solo questo corpo freddo e le lenzuola bianche: nient'altro.
Vorrei che anche Bill fosse scomparso con tutto il resto, ed invece non è altro che la punta dell'apice di una tormenta che non sembra volersi fermare.
Il mondo sta iniziando a girare troppo velocemente, per me, ed ancora vedo, davanti ai miei occhi, il cadavere di Eagle.
Vedo il suo corpo, completamente smembrato, e il coltello piantato nel suo occhio, che ormai non è altro che una biglia frantumata.
Sulla mia pelle, c'era il suo sangue, nero come l'ebano, per non parlare di tutti i pezzi delle sue membra.
Non posso credere che Bill mi abbia davvero reso partecipe di tutto questo, nemmeno l'avrei mai pensato: insomma, ho sempre creduto che, al massimo, avrebbe ucciso me, non per me.
Non è una cosa che si accetta facilmente, non è una cosa che si vuole accettare e basta.
Per lo meno, sono riuscita a farmi una doccia per la prima volta in completa solitudine, anche se l'ansia di vedermi spuntare Bill da un momento all'altro non ha abbandonato la mia pelle nemmeno per un secondo.
Ho indossato degli abiti prestati da Cynthia, un semplice pigiama a righe bianche e nere, solo perché, in questo modo, avrei evitato di avere il suo profumo sempre con me, ma, una volta entrata nel letto, ho capito che sarebbe stato tutto inutile.
Bill, e la sua dannata presenza, è ovunque qui dentro: o, forse, è solo nella mia testa, ma questo basta e avanza.
Strabuzzo gli occhi, avvicinando le lenzuola al viso, quasi tentassi di nascondermi, mentre le fievoli luci dell'alba entrano timidamente dalla finestra, colpendomi il viso.
Il quinto giorno di prigionia è appena iniziato, e io mi chiedo come sia possibile che sia ancora in vita.
Mi sembra quasi un sogno, o forse un incubo.
Sospiro, stanca, passandomi le mani sugli occhi, cercando di togliere un po' di torpore dal mio viso, quando, di colpo, sento la porta della stanza aprirsi.
Mio Dio.
Lui è qui, di nuovo.
«Irene?»
Non mi muovo, e chiudo gli occhi, come se, il solo non vederlo, potesse farlo scomparire: magari fosse così facile.
Lo sento avvicinarsi al letto, e poi sedercisi sopra, sempre con leggerezza, come se non volesse davvero disturbarmi.
Quindi, perché non se ne va? Perché non mi lascia in pace, tipo per sempre?
«Irene, so che sei sveglia.»
Non mi interessa, non mi interessa davvero: potrebbe anche rimanere per ore qui, a disturbarmi, ma io non aprirò i miei occhi.
Non gli darò anche questa soddisfazione.
«Irene?»
Qualcosa sfiora il mio viso, qualcosa di soffice e profumato, che, almeno al tatto, sembrano quasi...fiori.
Apro gli occhi, sconcertata, ritrovandomi davanti ad un mazzo di fiori assortito, fra rose e girasoli: ed ora, questo che significa?
«Sono per te.» Mi informa il ragazzo, che ancora mi guarda, scrutando attentamente le mie espressioni, non propriamente tendenti alla felicità o alla sorpresa.
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The family
Vampire« È tutto un completo disastro, con lui. Non crede in niente, ma vuole che gli altri lo guardino come se fosse Dio. Professa rispetto, l'amore dentro la Famiglia, e poi ti punta la pistola alla tempia quando dici una parola sbagliata. Sai cosa ti di...