15. park

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«Viviamo in un mondo perso nel caos, dove tutto ciò che è sbagliato può diventare giusto in base a quanto le tue spalle siano coperte.»

Bill tiene lo sguardo basso, continuando a massaggiare i miei capelli, quasi come se volesse sciogliere la tensione.

Io ho la testa appoggiata sulle sue gambe: una richiesta sua, ovviamente, che non mi ha fatto esattamente brillare dalla felicità.

In realtà, potrebbe anche essere piacevole, sempre che lui non perda la testa.

«Di che cosa si occupa la Famiglia di preciso?» Chiedo, curiosa, mentre gioco con l'orlo della mia maglietta slargata.

Sono stanca, in realtà, ma Bill sembra insolitamente voglioso di chiacchiere, e questo potrebbe giocare a mio favore.

E poi, dopo così tanto, fra il torpore e la comodità del letto, sentirlo parlare mi sembra quasi rassicurante, come una ninna nanna.

Non posso credere di aver pensato davvero ad una cosa del genere.

«Beh, lo sanno tutti, ormai.» Ribatte lui, tranquillamente «Controlliamo i traffici di droga, alcool e prostituzione. Ultimamente, ci stiamo espandendo anche nell'edilizia. Se solo i vampiri di New York non ci ostacolassero saremo il clan più famoso di tutta America.»

Non commento, non condividendo l'entusiasmo di Bill verso lo sporco lavoro che lo mantiene e che, ormai, ha inglobato anche me.

Faccio parte della zona grigia, ormai, quella dei toccati dalla Famiglia: e, da questo, non si scappa mai.

«È stato uno di loro a spararti?» Chiedo, alzando gli occhi su di lui, ritrovando subito il suo sguardo.

Chissà da quanto tempo mi stava studiando, chissà se ha mai smesso di farlo.

«Ti ho già detto che non mi va di parlare di questo, Irene.» Esclama, duro, interrompendo anche i suoi massaggi.

Io resto calma, non volendo in alcun modo peggiorare la situazione, e distolgo lo sguardo.

«Okay, va bene.»

Bill Skarsgård è come un bambino capriccioso: finché ti mostri interessata a qualcosa, lui cercherà di innervosirti, ma, una volta che decidi di disinteressarti, lui ti rivela tutto, così da catturare di nuovo la tua attenzione.

Certe volte, potrebbe fare anche tenerezza.

«Tu hai mai mentito a qualcuno, Irene?»

Corrugo la fronte, colpita da questa sua domanda così fuori luogo.

«Certo che ho mentito.» Ammetto, sinceramente, tornando a guardarlo «Ma tutti lo fanno, prima o poi.»

«E perché lo hai fatto?»

E come mai tutta questa curiosità?

«Non lo so.» Ribatto, alzando le spalle «Probabilmente perché volevo proteggere quella persona.»

Katie.

L'unica persona per cui avrei fatto tutto questo e per cui lo rifarei, sperando che, alla fine, servi a qualcosa.

«Proteggere?»

Guardo male Bill, sinceramente irritante quando fa domande così personali.

Non voglio che lui mi conosca, non voglio che sappia le mie debolezze, perché ho troppa paura che lui le sfrutti contro di me, proprio come io vorrei fare con lui.

«Che c'é? Guarda che con me puoi parlare.» Continua, lasciandosi sfuggire un sorriso che dovrebbe essere rassicurante.

«Sei forse diventato il mio psicoterapeuta?» Chiedo, sarcastica, mentre lui scuote le spalle.

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