A svegliarmi, questa notte, non è altro che un duro colpo sordo proveniente dall'altra stanza, seguito da rantoli soffusi di dolore.
Mi alzo di colpo, sconcertata, sentendo gocce di sudore scendere lungo il mio viso, e non solo per il caldo.
Ma che diamine sta succedendo? Dov'è Bill?
Altri rantoli distruggono il silenzio della notte, e mi sembra ovvio che c'è qualcosa che non va in questa storia, anche se, ovviamente, la domanda rimane una: dovrei fare qualcosa?
Io non sono nessuno qui, se non il passatempo di un vampiro annoiato, e non sono sicura di voler entrare in cose che non farebbero altro che peggiorare la mia situazione.
E se Bill, vista la mia curiosità, si arrabbiasse?
Eppure quei rantoli mi fanno venire i brividi.
Scendo dal letto, sentendo subito la maglietta rosa slargata scendermi lungo le cosce ad ogni passo verso la porta, che apro con una lentezza meticolosa.
La luce della sala è accesa, e noto che alcune bottiglie sono state lasciate sul tavolo dell'angolo bar senza essere richiuse.
E' tutto troppo confuso per i miei gusti.
Stringo le labbra, nervosa, mentre, silenziosamente, sguscio fuori dalla porta, avvicinandomi alla sala, mentre i miei piedi nudi affondando nella moquette rossa.
Ad un primo sguardo, la stanza sembra completamente vuota, ma poi, quasi dal nulla, un braccio insanguinato compare da dietro lo schienale di una poltrona, e subito tutto si fa molto più grigio.
«Bill? Bill.» Chiamo, confusa, avvicinandomi a lui, sgranando gli occhi quando finalmente lo vedo: seduto sulla poltrona, quasi svenuto, con una pallottola conficcata nel braccio sinistro «Mio Dio, Bill.»
«Irene.» sibila lui, quasi vaneggiante, muovendo da un lato all'altro il viso sudato e pallido «Irene, dammi da bere.»
E, quasi a sottolineare il suo desiderio, scuote verso di me il bicchiere vuoto, lasciando tintinnare il ghiaccio al suo interno.
Non riesco a capire, chi potrebbe avergli potuto fare questo? Lui, per quanto particolare, è pur sempre il capo, qui dentro.
«Devo chiamare qualcuno.» Dico, confusa, cercando di trovare una soluzione che non sia il vederlo sanguinare davanti ai miei occhi.
Ho già visto troppo sangue, per così pochi giorni.
«No,» Bill mi afferra la mano con la sua, sporca di nero, impedendomi di andare da qualsiasi parte, di lasciarmi sfuggire «resta qui.»
«Hai una pallottola nel braccio, Bill.» Gli faccio notare, nel caso non se ne fosse accorto, ma lui, semplicemente, mi dilegua con un veloce gesto della mano, chiudendo i suoi begli occhi, sofferente.
«Avvicinati.»
L'idea non mi piace affatto, soprattutto perché detesto l'odore del suo sangue, ormai troppo riconducibile ai suoi momenti di pazzia e rabbia, ma Bill mi strattona ancora, costringendomi a sedermi sulle sue gambe, avvolgendo le braccia intorno alla mia vita e posando il suo viso sulla mia spalla, ad occhi chiusi.
Lo guardo, sinceramente confusa, mentre sento i suoi capelli solleticare il mio zigomo, come un leggero fastidio ricorrente.
Vuole forse usarmi come cuscino? Mentre continua a sanguinare come un fiume in piena? Fantastico.
«Bill, devi curarti.» Lo interrompo, ancora, ma lui si limita a mugugnare, stringendomi con più foga.
«Si rimarginerà da sola: sono un vampiro.»
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The family
Vampire« È tutto un completo disastro, con lui. Non crede in niente, ma vuole che gli altri lo guardino come se fosse Dio. Professa rispetto, l'amore dentro la Famiglia, e poi ti punta la pistola alla tempia quando dici una parola sbagliata. Sai cosa ti di...