Strappo l'ennesimo pezzo di carta, cercando di sfogare il mio nervosismo sulle cartacce disperse sul mio letto.
Bill mi ha infastidito fino all'ultimo momento: quando non ne potevo più e mi sono addormentata, lasciandolo completamente perdere.
Al mio risveglio, per fortuna, non c'era più.
E così ho passato tutta la mattinata non facendo assolutamente niente, se non rubare cibo dal suo frigorifero e tentare di fare degli origami.
Non ho visto Cynthia: non me la sono sentita di andare a cercarla dopo ciò che è successo fra noi, e, almeno per il momento, non me ne pento, per quanto possa sembrare un comportamento da codardi.
Forse, è questo ciò che sono: una codarda.
Getto sul letto il foglio di carta, ormai ridotto completamente a brandelli, sospirando e stringendomi le braccia al petto, stanca.
Devo trovare qualcosa da fare, altrimenti potrei davvero impazzire.
Tolgo le coperte dal mio corpo, rialzandomi dal letto ed aprendo l'armadio di Bill, iniziando a passare le mani fra i suoi vestiti, tutti perfettamente ordinati fra camice eleganti e pantaloncini sportivi.
Si vede che è uno di quelli a cui importa apparire al meglio, anche se si tratta di sbranare viva una ragazza o ammazzare un suo collaboratore: almeno, se vuole fare il criminale, lo fa restando perfettamente in ordine.
Mi chino a terra, scostando alcune magliette dal ripiano inferiore, notando che, sul fondo, quasi bloccata nell'incastro del cassetto, c'è un pezzo di carta.
Mi allungo, facendo spazio fra i vari vestiti e grattando sul legno, riuscendo ad afferrare lo strano oggetto nascosto, ritrovandomi con una vecchia fotografia ingiallita in mano.
E vedo un piccolo Bill, con i capelli troppo lunghi e gli occhi così grandi per un bambino, mentre, al suo fianco, Breth gli tiene la mano, guardando verso alla fotocamera con la sua solita aria di presunzione.
Dietro i due, una donna dai lunghi capelli biondi e il fisico magro tiene le sue mani sulle spalle di entrambi, sorridendo.
La madre di Bill, l'origine di tutti i suoi incubi, a quanto pare.
Ancora non riesco a concepire ciò che lui mi ha detto, ciò che quella donna faceva ai loro figli: li ha distrutti, rendendoli dei mostri.
Sistemo la fotografia al suo posto e chiudo l'armadio, non avendo troppa voglia di trovare altre sorprese come queste, ma, in realtà, non ne avrei nemmeno il tempo, dato che subito la porta si riapre, mostrando un Bill, sorpreso, fermo sulla soglia.
"Oh, ciao," saluta, cercando di riprendere il controllo di sé, mentre entra nella stanza. "Non pensavo di vederti già in piedi."
"Mi stavo annoiando," ribatto, aspramente, tornando sul letto e sedendomici sopra a gambe incrociate. "Non c'è molto da fare quando sei intrappolata in un covo di vampiri."
Bill fa un sorrisetto, affatto colpito dalla mia frecciatina, a cui ormai è più che abituato.
"Fuori c'è bel tempo, sai? Fa caldo, ma c'è anche un po' d'aria."
Alzo un sopracciglio, perplessa: mi sta davvero parlando del tempo?
"Deve essere bello per chi può uscire," commento, aspra, stringendo le labbra e distogliendo lo sguardo.
Nella mia visuale, ci sono solo le sue scarpe bianche da ginnastica, intonate ai pantaloncini da ginnastica azzurri a righe nere.
"Sì, in effetti è davvero una bella giornata." Mi si avvicina, restando in piedi proprio davanti a me, ancora intenta a non guardarlo. "Sarebbe un peccato tenerti chiusa qui."

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The family
Vampiros« È tutto un completo disastro, con lui. Non crede in niente, ma vuole che gli altri lo guardino come se fosse Dio. Professa rispetto, l'amore dentro la Famiglia, e poi ti punta la pistola alla tempia quando dici una parola sbagliata. Sai cosa ti di...