So close but so far away

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Ps. Se qualcuno non lo abbia capito, il sequel è già iniziato con Till the love runs out e non ho voluto separarlo perchè non dura molti capitoli e quindi sto postando il sequel qua! :)

Non ho mai chiesto molto dalla vita. 
Un briciolo di felicità ed una persona che mi abbracciasse per davvero cancellando quel senso di solitudine che mi opprimeva la sera, quando nessuno mi osservava. Volevo, anzi, desideravo solo un sorriso sincero stampato sul mio volto, desideravo andare al College e ricevere dei premi, chissà.
Ma poi è arrivato lui e ha stravolto ogni briciolo di normalità che restava nella mia vita.

«Lil, è passata una settimana e non fai altro che stare in quel letto, alzati!» mi urlò contro Louis strappandomi le coperte da dosso, aprì gli occhi e mugolai qualcosa di indecifrabile.
Forse stavo in quel letto solo per sognare una vita che ormai non mi apparteneva più e che molto probabilmente non mi sarebbe mai più appartenuta.
Perchè ogni persona sogna di avere una vita diversa dal normale, di sfociare via da questo ammasso di regolarità. Di sentirsi completi provando esperienze nuove così da pensare "hey, ce l'ho fatta, sono diversa".
Ma ora, in questo istante, la normalità è la cosa che più mi manca, scivolata via dalle mie mani come sabbia, come acqua, quando prima stava sotto la mia pelle. 
«Perchè? Tanto non farei altro di molto diverso» sbuffai mettendomi seduta.
«Lil» sussurrò mettendosi accanto a me. L'ultima volta l'ho baciato e lui mi ha abbracciato, da quel momento abbiamo evitato qualsiasi altro tipo di contatto.
E diavolo, mi mancava da morire.
Perchè era accanto a me ma lo sentivo così distante che non riuscivo nemmeno a respirare.
«Ho bisogno che tu reagisca, ti prego, ti supplico, reagisci» appoggiò delicatamente una mano sulla mia, incastrando i suoi cristalli nei miei occhi. Azzurro contro verde, verde nell'azzurro.
E sotto quello sguardo mi sentivo impotente, insicura, come se fossi un piccolo insetto e stesse cercando di schiacciarmi.
Perchè contro tutta quella immensità non potevo fare altro che fuggire, nascondermi e sperare che non mi trovasse, ma poi lui arrivava, veniva e mi guardava. Mi guardava davvero e io, io mi sentivo viva.
«Vuoi che io reagisca?» domandai in un soffio, come se non avessi più voce ormai consumata da tutte quelle urla mai uscite dalle mie corde vocali.
L'ultimo annuì speranzoso.
Scostai la mia mano da sotto la sua e la portai sul suo collo, senza lasciarlo ribattere o parlare posai le mie labbra sulle sue assaporando ogni fibra di quella carne che desideravo da troppo, troppo tempo.
Mi era mancato il sapore di Louis sul mio, il suo vero sapore, non quella sottospecie di mini bacio dato la settimana scorsa, sempre se si poteva definire tale.
Lo assaporai come se fosse la mia unica àncora di salvezza mentre io affondavo, come se fosse il mio unico antidoto, come se fosse lui la persona a cui fossi destinata per il resto della mia vita, e se fosse per me, lui lo sarebbe stato.
Lo baciai cercando di cancellare ogni paura e frammento di sensi di colpa che si teneva dentro, lo baciai cercando di rassicurarlo perchè non era suo l'errore, ma il mio. 

Le mani di Louis cinsero i miei fianchi lasciando che i nostri corpi aderissero l'uno contro l'altra, come se fossero stati scolpiti apposta per questo.
Perchè Louis mi aveva tradito, e lo sapevo, ne ero consapevole e forse nel mio subconscio ancora un pò ci stavo male ma sinceramente in una situazione come questa Charlotte è l'ultimo dei miei pensieri. 
«Lil» soffiò velocemente, staccandosi per respirare. Le nostre fronti erano adagiate l'una contro l'altra cercando più contatto possibile.
Accarezzai con un dito la pelle delicata di Louis amandone ogni pezzetto, venerandone ogni piccola costituzione.
Dalle labbra sottili ma piene, dagli occhi imponenti nel loro azzurro, dal naso piccolo e delicato, dai lineamenti della mascella fini e leggeri, dalla cute liscia come quella di un bambino. 
«Cosa ti succede, Lil?» mi domandò preoccupato, corrugai la fronte non capendo il discorso. Cosa mi succedeva? Sinceramente non lo sapevo nemmeno io.
«Succede che ti amo» risposi ovvia, ancora incantata dalle sue labbra.
«Parlami Lil, parlami» mi afferrò violentemente un polso costringendomi a guardarlo negli occhi.
Sbuffai e lo strattonai alzandomi dal letto.
Portai le mani tra i capelli e «Sai chi era la persona che avrei chiamato se mai rapinassi una banca? Oh sì, o se succedesse una merda come questa?» esclamai girandomi verso di lui. «Beh, io avrei chiamato Camilla» scrollai le spalle.
Mi mancava, ecco cosa mi succedeva. Mi mancava come l'aria nei polmoni, mi mancava da morire perchè lei era la mia persona, mi stava nella pelle, nel sangue che circolava nel mio corpo, era letteralmente metà di me. Ci completavamo.
E ora? Beh, forse non l'avrei rivista mai più. E probabilmente mi odia.
«Senti, dobbiamo solo lasciar passare questo momento va bene?» si alzò venendo a stringermi le mani. «Noi torneremo, tu la rivedrai e quando succederà, ti posso assicurare che sarà bellissimo» mi sorrise dolcemente.
Ma a me non bastavano le parole.
Lasciai scivolare via le mie mani dalle sue e le allacciai nuovamente dietro al suo collo.
«Ti amo davvero tanto» dissi, sapendo cosa avrei fatto.
«Ti amo davvero tanto» ricambiò.
Tirai su un sorriso e lo abbracciai. Ahi, quanto mi sarebbe mancato anche lui.

*

«Okay, la prossima volta la spesa la fai tu» affermai rientrando nella nostra stanza motel dopo aver passato un giorno intero fuori a comprare da mangiare.
«Ma cosa- Io la faccio sempre» scoppiò a ridere Louis, gettando le chiavi sul tavolino che attirarono la mia attenzione.
«Sì, ma tu la fai male» scrollai le spalle.
Erano passate all'incirca sì e o no due settimane dalla mia confessione su Camilla e si era "rinormalizzato" tutto.
Mi misi seduta ai piedi del letto e accesi la tv portando una manciata di noccioline in bocca.

“Trovati i cadaveri di tre uomini, l'identità è ancora sconosciuta di due di loro ma si conosce il nome del terzo: Pablo Lakovisck, la famiglia ha denunciato la scomparsa di suo marito una settimana fa e solo questa mattina la pattuglia di Polizia di New York è riuscita a trovare il suo corpo, assieme agli altri due. L'assassino è ancora sconosciuto ma le indagini non sono ancora finite, vi aggiorneremo al più presto”

Parlò velocemente la donna bionda del telegiornale. 
Mi sentì impotente sotto quelle parole, mi sentì morire a quella notizia, mi sentì letteralmente stravolta sapendo che potrebbero trovare qualche traccia mia o quella di Louis perchè se solo gli succedesse qualcosa per colpa mia io non riuscirei mai a perdonarmela, o a viverla.
Louis non ci pensò due volte e spense la tv strappandomi il telecomando dalle mani.
Riuscivo a percepire il suo cuore battere contro la cassa toracica, pronto a scoppiargli nel petto.
Deglutì rumorosamente ma non mi mossi, non sbattei nemmeno le palpebre perchè alcune lacrime potrebbero fuoriuscire da essi e risulterei di nuovo debole.
Ma non potevo essere debole ora, non in questa situazione del cazzo. Dovevo essere forte per Louis, per me. 
Sentì Louis tossicchiare - ovviamente stava fingendo - e «Allora, cucini tu o io?» chiese incrociando le braccia.
Allora alzai lo sguardo verso di lui, con la bocca socchiusa e capì che non potevo permettere che lui finisse nei guai, che dovevo fare qualcosa.
Tirai su un leggero sorriso e mi alzai dal letto. «Cuciniamo insieme?» gli toccai leggermente la spalla, l'ultimo annuì e ci mettemmo al lavoro.

Finsi per tutta la giornata, finsi mentre mi chiedeva se mi piaceva la pasta, finsi mentre mi chiedeva se era tutto okay, finsi mentre mi baciava, finsi mentre cercava i miei occhi e io gli regalavo dei stupidi sorrisi tirati. Fingevo, fingevo e morivo dentro se pensavo a cosa volevo fare. Ma lo facevo per lui, per il suo bene, perchè lo amavo troppo per essere così egoista.
Ormai era giunta sera e avevamo "cenato" se così si potevano definire due forchettate di pasta. Louis aveva appena chiuso gli occhi ed era il momento giusto: mi sfilai i pantaloni e la maglietta lanciando gli indumenti a terra, toccai la spalla di Louis lasciandogli leggeri bacetti su di essa, l'ultimo aprì lentamente gli occhi e «Lil?» chiese con un luccichio malizioso negli occhi.
«Shh» sussurrai mettendomi a cavalcioni su di lui, non ci pensò due volte e si tolse la maglietta cacciandola via. 
Allora lo sentì, quel qualcosa nello stomaco che mi dimorava le membra fino a raggiungere il cuore: si chiamavano sensi di colpa.
«Ti amo» gli sussurrai tra i baci furiosi e vogliosi che ci stavamo scambiando.
«Ti amo» ricambiò, stringendo le mie spalle.
Oh Louis, se solo tu sapessi.

Angolo autrice:

...

Non odiatemi okay ahahha
Allora, non sono così in ritardo no? Allora, non ho aggiornato perchè ero depressa.... un sacco... e non mi va di parlarne perchè so che alcune di voi non sono state al concerto e non voglio farvi stare male perchè per voi è ancora peggio e credetmi, so come vi sentite
Anyway, parlando del capitolo, mi odierete sicuramente ma io vi amooo <333
Lil sta cercando di riprendersi non ostante le manchi la sua migliore amica e poi sta architettando qualcosa. Sta male nel vedere che Louis si è cacciato in un guaio del genere solo per colpa sua e non vuole rovinargli la vita quindi ha deciso di smettere di essere egoista e... scoprirete cosa farà nel prossimo capitolo! ahaha
Volevo ringraziarvi immensamente per seguirmi e vi adoro tantissimo davvero siete dolcissime <3
Poiiii, volevo fare un sondaggio: se dovessi cominciare a scrivere una storia, quale sarebbe l'argomento che preferireste di più? Uno che volete tanto perchè nessuno ne ha ancora scritto! Ditemi!
Ora vi lascio con la solita anticipazione e ci vediamo al prossimo capitolo! Love you all <33

«Ricorda: puoi andare contro la tua volontà ma mai contro le tue emozioni» gettò le tre carte con i due consecutivi e «Uno» beffeggiò.

No retreat, no surrender. (louisT)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora