"Don't be dead"

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A/N; Ho fatto alcuni salti temporali ma dont worry, c'è un motivo! 

Pooi, preparatevi perchè questo capitolo è lunghino e anche piuttosto triste in certi versi e mancano otto capitoli per la fine... oh gosh, mi sento male 

Erano le quattro, forse? Cinque, credo. Louis si era addormentato già un bel pò e io stavo finendo di rivestirmi. Mi ero fatta una coda così da poter vedere meglio nella stanza buia da cui l'unica luce che filtrava era quella della luna.

Afferrai il pacchetto di sigarette che giaceva sul tavolino e prima di uscire mi girai, lo guardai ancora, ero sicura di poterlo fare? Sì, dovevo. Per lui; Era arrivato il momento di smetterla di essere così egoista nei suoi confronti, di mettere da parte l'amore che provavo e agire, di reagire, come diceva Louis.

Chiusi la porta alle mie spalle e mi accesi una sigaretta aspettando che arrivasse il taxi che avevo chiamato.

Ebbi il tempo di giusto tre, quattro tiri prima che una macchina bianca si fermasse davanti a me.

Gettai la sigaretta a terra calpestandola mentre raggiungevo l'auto, entrai e «New York, alla stazione di Polizia» affermai.

Mentre l'uomo metteva in moto lo sentì ridacchiare. «Scappa da qualche parte, signorina?» chiese divertito.

Mi adagiai sul sedile e guardai fuori dal finestrino tirando su un leggero sorriso. «Sto proteggendo una persona» dissi, dopo di che piombò il silenzio assoluto. 

*

Dopo ben venti minuti in macchina l'uomo parcheggiò davanti alla stazione di Polizia, era un edificio enorme e pieno di luci.

«Quanto?» chiesi tirando fuori venti dollari, presi da Louis.

«17 dollari» sorrise, gli porsi la banconota da venti e «Si tenga il resto» scesi dall'auto sospirando l'aria fresca che mi circondava.

Faceva abbastanza freddo, ma non si moriva come in New Jersey.

Ero pronta? Ci sarei riuscita senza crollare? Strinsi le mani in pugni e varcai le porte della "NYDP Station".

I poliziotti non facevano altro che andare avanti e indietro con fogli in mano oppure altri detenuti da scaricare in cella, forse da portare nell'interrogatorio, o come si chiama la stanza dove la gente viene interrogata.

«Signorina, è tardi, cosa ci fa qui?» mi fermò un poliziotto con il viso severo e alquanto stanco.

«Vorrei denunciare una persona per triplo omicidio» deglutì sentendo le mani tremare, l'uomo corrugò la fronte e «E' una cosa seria signorina, come si chiama lei?» domandò.

«Lilian Marin, l'uomo che vorrei denunciare è Derek Hunt, sono sicura che lo conoscete» risposi più sicura di me.

Allora l'uomo sospirò, tirò su un leggero sorriso accompagnandomi nel consultorio assieme ad un Detective e altri due poliziotti.

Mi fecero sedere, davanti a me avevo il Detective con un registratore, fece un cenno agli altri poliziotti e dopo di che premette play.

«Allora Lilian, raccontaci, come conosci Derek Hunt?»

«Lui veniva al mio College, lo vedevo raramente, più che altro alle feste mentre spacciava nelle confraternite»

«Perchè ''veniva''?»

«Ha smesso di venire perchè ha capito che non è un posto sicuro ora che il preside lo ha beccato mentre spacciava, ha già avuto episodi precedenti con la polizia e aveva paura di finire in carcere» dissi, cercando di non far tremare la mia voce.

No retreat, no surrender. (louisT)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora