XXV

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I morbidi capelli corvini scorrevano dolcemente fra le dita piccole di Jimin, l'odore di muschio bianco mischiato all'inebriante profumo di ciliegie aleggiava nella stanza, segno del loro amore acerbo.
Le gambe dei due amanti erano aggrovigliate fra loro, le lenzuola immacolate intrecciate ai loro bacini. Le luci colorate, testimoni dell'oscurità eterna, filtravano a malapena dalla finestra lasciando il predominio ai pallidi raggi lunari che con delicatezza si scontravano sulla pelle chiara di Yoongi.

Era notte fonda, circa le tre, e i due si trovavano nella camera del maggiore dato che, per la tarda ora, Jimin era stato praticamente costretto dal corvino a passare la notte in casa sua, non fidandosi dell'oscurità delle strade. Così dopo un veloce messaggio inviato ai suoi genitori, Jimin era corso estasiato nella camera da letto di Yoongi gettandosi fra le morbide coperte, quest'ultimo che lo guardava sorridendo seguendolo in silenzio. 
Avevano speso quelle due ore parlando dei loro pensieri frivoli, occhi negli occhi, fino a che Yoongi non era crollato sotto le dolci carezze del piccolo.

Ora il maggiore dormiva tranquillo, soffici sbuffi abbandonavano ogni tanto le sue labbra rosse provocando una dolce risatina in Jimin. Il minore era steso sul fianco, una mano sotto la testa e l'altra fra i capelli di Yoongi, intento ad accarezzarli in un tocco leggero come una piuma bianca. Gli occhi socchiusi e le labbra distese in un sorriso ubriaco d'amore, osservava la calma espressione sul volto del corvino. Le ciglia nere e folte, le labbra di ciliegia schiuse e la pelle candida sotto il pallore della luna lo facevano tanto assomigliare a una creatura misteriosa dalla bellezza eterea agli innocenti occhi di Jimin.

Min Yoongi.
Era così incomprensibile con tutte le sue sfaccettature di felicità plastificata.
Cercava di inculcare nella mente delle persone un'immagine distorta di sé stesso, più forte, indifferente e fredda dal cuore di ghiaccio.
Invece era così fragile, divorato dai rimorsi e dal basso amore verso sé stesso che, all'idea di perdere contro qualcuno, piangeva disperato come un bambino.
E Jimin questo lo aveva capito.
Per quanto il maggiore cercasse di nasconderlo, rinchiudendo le sue insicurezze nocive negli abissi più reconditi del suo cuore spezzato, Jimin era riuscito a vedere oltre quella maschera di sorrisi cinerei.

Con un dito paffuto percorse ogni tratto del volto di Yoongi, dalle sopracciglia curate alle palpebre serrate, dal tenero naso fino ai boccioli sfioriti delle sue labbra.
In una stanza buia, dove l'odore dei due corpi superava quello aspro di muffa, Jimin realizzò ancora una volta quanto ormai era caduto sotto il controllo di Yoongi, il minore il burattino guidato dai fili d'amore e l'altro il crudele creatore che si divertiva a vedere i suoi manichini sprofondare in un abisso di disperazione.

"Jiminie" un mugolio sommesso risuonò nella camera, in lontananza lo strombettare di una canzone jazz di qualche club aperto fino a tarda notte.

In risposta Jimin sorrise lasciando una carezza vellutata sulla guancia bianca del maggiore. 
Pigramente Yoongi schiuse un occhio cercando di mettere a fuoco l'ambiente scuro nella stanza.

"Che fai ancora sveglio?" borbottò il maggiore affondando il volto nel cuscino bianco.
Il minore alzò le spalle.

"Non riuscivo a dormire"

Yoongi si rivoltò di nuovo nel letto accoccolandosi meglio contro il rosato e avvolgendo le sue esili braccia pallide attorno alla vita dell'altro. Piantò il suo viso nella maglia di flanella di Jimin ispirando il dolce profumo di ciliegie.

"Yoongi"

"Mhhh" mugoló in risposta il maggiore, il suono attutito dalla maglia del rosato.
Jimin si morse il labbro, soppesando attentamente le parole sulla punta della lingua. Sospirò passando una mano fra i capelli corvini di Yoongi.

"So che è maleducato chiedertelo...ma"

"Jimin dillo, non ti mangio" ridacchiò il corvino.

"Ecco...dove sono i tuoi genitori?" chiese il piccolo con esitazione.

E Jimin in quel momento giurò di aver sentito ogni muscolo di Yoongi irrigidirsi e scricchiolare come legno vecchio. Le iridi pece del maggiore si annebbiarono di un ricordo lontano e sfumato ma ancora impresso a fuoco nella sua mente.

"Scusa, non devi dirmelo per forza" si affrettò a dire il minore.

"No...no va bene, te lo dirò" rispose il corvino affondando di più il volto nella maglia del piccolo.

"Allora...eravamo una famiglia nella norma. Mia madre una bellissima donna,  dedita al lavoro e alla famiglia, e mio padre un serio impiegato che alcune volte dimenticava di aver una moglie è un figlio a casa per correre dietro al denaro. Avevo circa sette anni e quella sera i miei genitori avevano deciso di uscire per una cena romantica. Mi ricordo che questo mi rese molto felice perché era già da un po' che i miei non andavano d'accordo, litigavano sempre e alcune volte arrivavano anche ad usare le mani" sussurrò Yoongi, il tono fievole come la fiamma di una candela.

"Mi lasciarono con mio zio e uscirono salutandomi con un grande sorriso. Fu l'ultima volta che li vidi..."

Jimin sgranò gli occhi stringendo di più il maggiore a sé.
Yoongi si schiarì la voce, un suono secco nel silenzio spettrale che aleggiava nella stanza.

"Quella sera sparirono, nessuno li ha mai più visti. Non sono stati trovati i corpi quindi non ho nemmeno potuto donar loro una sepoltura decente. Fui affidato a mio zio, l'unico parente che mi rimaneva, e dopo poco iniziò ad odiarmi, arrivando alcune volte anche a picchiarmi" una risata secca e forzata uscì dalle labbra del maggiore.
Jimin lo strinse a sé accarezzandogli i capelli con cura, quasi avesse paura di romperlo.

"Così a sedici anni sono scappato di casa e con i pochi soldi che avevo ho comprato questo appartamento diroccato. Non so se i miei genitori sono morti o ancora vivi...magari sono spariti proprio per allontanarmi da loro. Sentivo spesso che il soggetto principale dei loro litigi ero io" sospirò il corvino.
"E questa è la storia di Min Yoongi, un tipico cliché senza significato"

Jimin prese il volto di Yoongi fra i suoi palmi incastrando i suoi occhi in quelli lucidi del maggiore. Le iridi inchiostro del moro riflettevano il dolore che lo tormentava, un vecchio spettro di miseria e rimpianto.

"Sono sicuro che ti amassero molto, Yoongi. E non ridurre il tuo dolore a una semplice storia consumata dal tempo, prendi in considerazione come sei stato e sei forte. Se questi tormenti diverrano troppo difficili da sopportare, ricorda che ci sarò sempre per te" mormorò Jimin nel silenzio notturno.

Yoongi lo osservò non osando staccare le iridi da quelle focose del minore. Le sue guance si colorarono di un rosa pesca: Jimin era bellissimo.
Illuminato dalla luce argentea, le labbra piene piegate in un sorriso rassicurante e le iridi brillanti dipinte di sfumature calde.

La distanza fra i loro volti era minima, tanto che i loro nasi si sfioravano. I loro respiri si mischiarono, le labbra che quasi si toccavano.
Jimin osservó il maggiore, l'indecisione che corrodeva il suo fragile cuore. Bramava quelle sottili labbra rosse, all'apparenza così morbide.
Chiuse gli occhi ingoiando quei desideri malsani. Si sporse più verso il corvino e gli posò un leggero bacio all'angolo delle labbra.

"Su andiamo a dormire" mormorò buttandosi sul materasso e trascinando il maggiore con sé, nascondendolo fra le sue braccia.

Il rossore sulle guance dei due brillò sotto la fragile carezza della luce lunare, il loro battito veloce vibrò nel silenzio notturno.
In lontananza urli sommessi, attutiti dalla tranquillità accogliente che quei due corpi incastrati fra loro sprigionavano.








Scusate per l'attesa ma in queste due settimane l'ispirazione proprio non mi arrivava.
Inoltre sono morta con il comeback delle Blackpink quindi

HIT YOU WITH
THAT
DDU-DU DDU-DU DU

ꜱᴇᴅᴜᴄᴛɪᴏɴ  ‹ yoonmin › [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora