XIX

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La rabbia bruciava come lava nel petto di Yoongi, che camminava con passo fermo e svelto per le strade, mentre le occhiate occasionali dei passanti perforavano la sua pelle di porcellana.

La sua mente era un nido di rami intrecciati, le emozioni escandescenti che solleticavano il suo corpo erano padrone delle sue azioni.

Si tirò i capelli d'ebano con forza, come a voler eliminare quei gemiti acuti che riecheggiavano insistenti nella sua testa.
L'immagine del ragazzo rannicchiato contro la parete, gli occhi lucidi e feriti, lo tormentava.

Non avrebbe dovuto trattarlo così.

In fondo che diritto ne aveva?
Non era nessuno per Jimin.
Il loro legame consisteva in un sottile filo di lussuria, estremamente fragile.

Non doveva provare quelle emozioni così forti, quella delusione amara che gli seccava la gola.
Era sbagliato.

Tutto fuori controllo, girava come una trottola infermabile.

Il sorriso dolce del ragazzo rosato faceva battere in modo incontrollato il suo cuore, i gemiti acuti rendevano il suo corpo impaziente.

Non doveva.

Lo sferragliare del treno sui binari lo riportò bruscamente alla realtà, spezzando il confine sottile dei suoi pensieri.
Alzò esitante lo sguardo, fino ad'ora tenuto ancorato al terreno, e si rese conto di dove si trovasse.
La rabbia subito riprese violenta a scorrere nelle sue vene.

Inconsciamente, sbattuto qua e là dalle onde delle sue forti emozioni, era arrivato a casa di Hoseok.

Con gli occhi come due pozze nere e iniettati di sangue, bussò con smania al citofono del suo, se così poteva ancora definire, migliore amico.

Dopo qualche attimo rispose la voce assonnata di Hoseok:
"Chi è?"

"Sono Yoongi, apri."

Subito si sentì lo scatto d'apertura del cancelletto d'ingresso.

Yoongi imboccò velocemente il vialetto d'entrata, fino ad arrivare davanti alla porta dove, appoggiata allo stipite, riposava la figura di Hoseok.

Il corvino lo squadrò per qualche momento con un' espressione tagliente a decorare i tratti del suo pallido volto, una stupida maschera per nascondere l'opprimente delusione che cingeva il suo collo come un cappio dai nodi roventi.

In preda ad una rabbia cieca, spinse bruscamente l'amico all'interno della stanza chiudendo rumorosamente la porta dietro di sé.

"Yoongi ma che-"

"Hoseok sei un fottuto stronzo" ringhiò il maggiore.

L'altro lo fissò, sconcertato.

"Cosa stai dicendo?"

"Quando avevi intenzione di dirmi che ti scopi Jimin?!"

Il silenzio pesante e asfissiante come un piumone in piena estate, scese nella sala.

"C-come fai a saperlo?"

Yoongi, per tutta risposta, scavò nelle tasche dei jeans e prese il telefono, per poi aprirlo ad una determinata chat e mostrarlo all'amico.

Da: sconosciuto
A:Yoongi

Video allegato.

Guarda come si diverte quella puttanella.

Hoseok sgranò gli occhi e rivolse uno sguardo esitante a Yoongi, come per chiedere il consenso di aprire il video.

Tuttavia, il corvino continuava ad avere lo sguardo fisso sullo schermo del cellulare, la mascella contratta.

Il minore cliccó sul video e subito sentì il sangue gelarsi nelle vene alla vista del bagno della scuola, dove due figure erano occupate a fare sesso.

"H-hoseok, p-piú f-forte"

I gemiti dolci di una voce molto familiare fuoriuscirono allettanti dalle casse del telefono.

"J-jiminie"

Hoseok chiuse subito il video, colpevole, e lo porse a Yoongi con sguardo basso.

"È...stato tempo fa"

"Quante volte?"lo interruppe brusco il corvino.

"Che?"

"Quante volte l'avete fatto?"

"Credo cinque o sei volte..." rispose incerto l'altro.

Yoongi si leccò le labbra secche.

"Perché sei così arrabbiato?" Chiese Hoseok
"Hai qualche legame con Jimin?"

Il corvino sgranò gli occhi, mentre la consapevolezza ritornava a stringergli la gola in una morsa violenta.
Abbassò la testa e si voltò verso la porta, le spalle incurvate verso il basso.

"No...nessuno" sospirò flebilmente, prima di lasciare la casa di Hoseok silenziosamente.

***

Ritornò a casa parecchie ore dopo, quando il cielo era già colorato da bellissime sfumature aranciate, un netto contrasto con i colori spenti che tinteggiavano la sua anima.

Aprì lentamente la porta d'ingresso, venendo accolto da un silenzio glaciale.

"Jimin?" Chiamò esitante.

Non ebbe risposta.

Velocemente fece un giro della casa, sperando di trovare quella testa rosata accucciata in qualche angolo o stesa sul letto.

Nulla.
L'appartamento era vuoto.

Si lasciò scivolare contro il muro gelato e nascose la testa fra le ginocchia.

Un sospiro tremolante scappò alle sue morbide labbra mentre le lacrime bollenti iniziavano a rotolare giù per le sue guance, bruciando quella pelle d'Antartide.

Anche Jimin l'aveva abbandonato.

ꜱᴇᴅᴜᴄᴛɪᴏɴ  ‹ yoonmin › [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora