9~❦ƒirsτ кiss❦

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•Eren•
Mi gettai di peso sul letto morbido.

Mi annoio...

Questo era il mio pensiero fisso da ieri mattina, non sapevo che fare.
Avevo passato la giornata fra disegni, pulizie in camera e discorsi estenuanti con Hanji che mi aveva pregato di decorare le mura della sua stanza.
Avevo accettato volentieri e dedicai l'intero pomeriggio a dipingere quelle quattro pareti sotto lo sguardo attento della castana, alla fine la sua camera sembrava una galassia.
Era stato facile prendere sonno.

Adesso invece sono qui senza un cazzo da fare e con un sole che spacca le pietre.

Mi lamentai, il senso opprimente di prigionia non diminuiva.
Svogliatamente scesi in sala da pranzo dove Caterina stava piegando dei vestiti appena asciugati.
La tavola era imbandita con la colazione ancora fumante.
Io ero il primo ad alzarsi in casa, ma la governante era costretta a fare le ore piccole per far trovare sempre tutto pronto.
-'Giorno- dissi mentre mi sedevo pigramente su una sedia.
Davanti ai miei occhi una tazza fumante di cioccolata aspettava l'ora della sua fine.
Poco più a destra c'era un piattino d'argento con alcuni biscotti al cioccolato, si capiva che quello era il mio posto.

Alla mia sinistra c'era una semplice tazza di the nero rigorosamente amaro e di fronte alla mia sedia una pila di pancakes accompagnata da mezzo litro di latte e caffè.

Hanji...

Pensai sospirando.
-Buongiorno signorino Eren, dormito bene?- mi chiese la donna con voce gentile.
-Sì...abbastanza- da quando Levi era venuto in mio aiuto due notti fa, i miei incubi si erano affievoliti e riuscivo a reprimere le crisi.
Ma era dura.

Caterina doveva aver notato la mia espressione abbattuta perché mi rivolse un gran sorriso prendendomi la mano sinistra, mentre con la destra ero intento a sorseggiare la mia bevanda.
-Senti, se non hai niente da fare perché non mi aiuti un po'in casa? Sono sempre da sola e il signor Levi è molto esigente in fatto di pulizia-

Quel piccolo nano fintamente scorbutico!

Ridacchiai ricordando i 160 centimetri di bassezza di Levi Ackerman, ma arrossii all'istante rivedendo nella mia mente la scena dell'altro ieri sera.

Che strano...mi sentivo così bene fra le sue braccia...una sensazione mai provata prima, avevo le farfalle nello stomaco.

Annuii e velocemente finii la colazione pulendo le mie cose.
Casa Ackerman era perennemente avvolta dall'oscurità a causa dei pesanti tendaggi di velluto che impedivano il passaggio del minimo raggio solare, a illuminare l'ambiente quindi c'era solo la pallida luce delle candele e dei camini, la mia camera con la finestra sempre aperta era l'unica eccezione.

Iniziammo a spolverare i mobili scuri del grande salotto e Caterina non smetteva un attimo di parlare.
Stavo passando il panno su un mobiletto basso e seminascosto fra il divano a elle e il muro quando i miei occhi si posarono su una cornice dorata messa a testa in giù dietro un vaso.
La mia innata curiosità mi portò a girarla e vidi un ritratto, tre figure sorridevano abbracciate: un ragazzo biondo, alto e con gli occhi azzurri, una ragazzina con capelli rossi e occhi verdi e uno gnomo che riconobbi essere Levi.
Quello che mi stupì però fu lo sguardo del corvino: era felice, rilassato.

Mi si formò un nodo all'altezza dello stomaco e deglutii a fatica.
Un senso d'angoscia mi si attaccò addosso come un velo.

Come vorrei essere io la persona capace di regalargli la felicità...sono sicuro che diverrebbe ancora più bello se solo sorridesse.

Con quel pensiero in testa rimisi a posto la foto e mi affrettai a finire di pulire la stanza.
Quando tutti gli abitanti della casa si furono svegliati io e Caterina ci occupammo delle stanze da letto e successivamente dei bagni.
La cucina era già in ordine perché: in una cucina malmessa non si può cucinare per bene e se il cibo non è buono non potrà risollevare gli animi!

The war we started - {RIREN}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora