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Le verifiche erano una noia. Non solo se tu eri il candidato che doveva svolgerle, ma anche se eri il professore che doveva prepararle.
Ed era così che Meg si sentiva: annoiata.
Era costretta da appena mezz'ora nella classe di scienze, intenta a osservare i suoi piccoli studenti che stavano compilando il compito che lei aveva preparato per loro e si sentiva già male.
«Caffè?» chiese Logan, entrando nell'aula.
«Sì, per favore» biascicò la giovane, sbadigliando sommessamente.
«Margaret, non capisco questa richiesta» disse un bambino, avvicinandosi alla cattedra.
«Devi solo scrivere cosa fanno le piante quando hanno acqua e luce. Dire come si chiama quel processo» rispose Meg, gentilmente.
«Okay, grazie.»
«Ancora convinta che fare l'insegnante sia un buon lavoro?» domandò Logan, scettico, osservando con un sopracciglio sollevato il bambino che tornava a posto.
«Solo finché si tratta di spiegare. Le verifiche sono una tale scocciatura!» disse Meg, sbadigliando di nuovo.
«Conosco un posto che potrebbe farti rilassare, dopo.»
«È un appuntamento? Mi stai invitando a passare del tempo con te? Chi sei, e cos'hai fatto a Logan Howlett?»
«Te l'ho detto, siamo amici. E gli amici stanno insieme.»
«Senti, io volevo chiedere al professore di farmi andare a trovare Georgie. Ma non ho una macchina e comunque dubito che Xavier mi farebbe uscire da sola. Ti va di accompagnarmi?»
«D'accordo» borbottò sommessamente Wolverine. «Ma poi tu sarai mia per tutto il pomeriggio e non si discute.»
«Tu sei il maestro delle frasi ambigue, non è vero?»
«È tu sei una forza della natura nel trovare doppi sensi anche dove non ci sono.»
«Sarà...»
«Allora, vuoi venire con me, dopo aver salutato il tuo amico?»
«Credevo avessi capito che mi va bene. Non che tu mi abbia lasciato molta scelta, in effetti.»
«Simpatica» mugugnò.
«Brontolone» sussurrò lei di rimando. I bambini si scambiarono degli sguardi perplessi, poi sorrisero.

«Salve, signora Collins. Posso entrare?»
«Oh, Margaret cara! Entra pure. Lui è un tuo amico?»
«Sì, signora, siamo insieme.»
«Molto bene, accomodatevi!»
«Signora Collins, George è in casa?»
«Ti ho ripetuto mille volte di chiamarmi Tonya. Comunque è in camera sua, sai qual è la strada.»
«Grazie, signora... Tonya» si corresse.
I due mutanti iniziarono a salire le scale e si trovarono in un corridoio che presentava tre porte sulla destra e due a sinistra.
Meg bussò alla seconda a destra, e attese l'invito ad entrare. Quando quello arrivò, spinse con cautela l'uscio di legno e si sporse a guardare dentro la stanza del suo migliore amico.
«È permesso, Georgie?»
«Meg! Che piacere vederti!»
«Il piacere è mio. Lui è Logan, te lo ricordi?»
«Certamente. Salve, signore.»
Wolverine scoppiò a ridere. «Signore?» chiese sarcastico.
«Hey, Brontolo, cerca di essere cortese.»
«Brontolo
«È l'unica persona che conosco a borbottare praticamente sempre» spiegò la ragazza.
«Ancora più di Williams?»
«Sì, ancora più di lui» sogghignò, comprendendo l'allusione.
«Beh, qual buon vento vi porta qui?» si informò il giovane, invitando i due ad accomodarsi sul letto.
«Volevo solo sapere come stavi, vederti di persona. Sai, l'ultimo nostro incontro non è finito nel modo che mi aspettavo.»
«Hai ragione. Tanto per cominciare, credo di doverti un abbraccio di scuse.»
Meg assecondò la sua richiesta: si alzò e strinse a sé George.
«In secondo luogo, l'ultima volta che ci siamo visti, io ero sotto sedativi, le mie scuse verbali non valevano molto: potrai mai perdonarmi, Margaret Grant?»
«Tu non eri lucido, ma io sì. Ti ho detto che ti perdonavo, e così è stato. So che ti sei pentito delle tue parole e tanto basta.»
«Ecco perché siamo tanto amici» sorrise George.
«Ora basta con le smancerie e veniamo al punto. Ti ricordi qualcosa del tuo incidente?»
«Logan!» l'ammonì Changer. «Non così in fretta...»
«Che c'è? È vero che siamo qui per questo!»
«No, ha ragione. Dopo parleremo anche di quello, ma prima voglio sapere come sta Liz.»
«Sta bene» rispose Meg con dolcezza. «L'ho sentita per telefono l'altro ieri e ha detto che si è trasferita in Europa per fare un tirocinio. Dovrebbe tornare tra un mese o due.»
«Un mese o due?» Ripetè George scioccato. «E se n'è andata senza salutare?»
«Lo so... gliel'ho detto anche io.»
«Ma come farò a scusarmi anche con lei?» piagnucolò il ragazzo.
«Forse è proprio per questo che è partita: voleva schiarirsi le idee. Un mese non è così tanto: quando tornerà faremo una riunione tutti insieme per chiarirci.»
«Ehm...» si schiarì la voce Logan. «Non vorrei interrompere questo momento senza dubbio delicato, ma vorrei ricordarvi di nuovo il motivo della visita.»
«Hai ragione. Devo dirvi una cosa importante.»
«Andiamo ragazzo, non tenerci sulle spine.»
«Sto iniziando a ricordare qualcosa dei momenti precedenti l'incidente.»

Dopo essere tornati alla scuola, Wolverine non lasciò alla ragazza il tempo di tornare dentro l'edificio: la prese per mano e la portò in un angolo del parco nascosto da un gruppo di salici piangenti.
«In pochi conoscono questo posto» riferì il Ghiottone, una volta che ebbero oltrepassato i lunghi rami delle piante.
«È magnifico» sussurrò Meg, piegandosi per seguire con una mano i riflessi che il sole proiettava sull'erba.
«E ora, come un appuntamento in piena regola, dev'esserci qualcosa di sorprendente. Se guardi attraverso i rami lo vedrai.»
Logan si mise dietro alla ragazza, abbracciandola e indicandole la posizione in cui doveva mettersi.
Meg ci mise qualche secondo a capire cosa stava succedendo, ma cominciò a ridere quando notò che, grazie allo schermo naturale offerto dalle piante, era possibile seguire l'arco del sole che si tuffava nell'orizzonte.

Amore mutanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora