Epilogo

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«Meg... Meg svegliati!»
Margaret si svegliò di soprassalto e afferrò d'istinto la gola dell'uomo che l'aveva destata.
«Logan! Dannazione, smettila di scuotermi in questo modo ogni volta!» Urlò in un sussurro rivolta a suo marito.
«Scusa. Ma sono pronto. Dobbiamo andare.»
«Spiegami di nuovo perché andiamo nello stesso Stato ma non possiamo vivere nella stessa città?»
«Perché ho una brutta sensazione. Non saremmo al sicuro, insieme.»
«E invece in quella struttura dimenticata da Dio io sarò okay, secondo te?»
«Sì. Ne sono certo» detto questo lasciò la stanza per permettere alla moglie di prepararsi. Ignorando il sapore acido della bile che le stava risalendo su per la gola, la donna si alzò e si portò una mano alla pancia. Era incinta, da poco più di due mesi. L'aveva scoperto un paio di mattine prima, ma l'aveva tenuto segreto al marito per fargli una sorpresa. Ma poi lui le aveva comunicato la sua intenzione di trasferirsi in Messico per scampare a chissà quali pericoli e lei non aveva più trovato il coraggio di confessargli il suo segreto. Aveva mentito, dicendo a Logan che la sua perenne voglia di mangiare era dovuta al ciclo, mentre la piccola pancetta che iniziava ad intravedersi anche attraverso i vestiti era dovuta al troppo cibo ingerito.
Si era confessata con il professore: solo Xavier sapeva del piccolo che Margaret portava in grembo, e aveva promesso che Logan non avrebbe saputo niente da lui, se non nel caso di estrema necessità.
Nel frattempo Margaret si era vestita ed era scesa in cucina. Logan teneva in mano due biglietti di sola andata per due diversi treni che partivano alle sette diretti in Messico. Lui sarebbe sceso appena varcato il confine con gli Stati Uniti e avrebbe lavorato con un'altro mutante per nascondere Xavier che, ormai vecchio e malato, andava tenuto sotto stretta sorveglianza. Margaret, invece sarebbe arrivata fino alla capitale, per essere accolta in una struttura per mutanti simile alla scuola newyorkese del professore. Di malavoglia, Changer lasciò che Wolverine raccogliesse da terra anche la sua valigia e che la trasportasse nel suo vecchio furgoncino.
Arrivati alla stazione, i due si salutarono con un bacio sulle labbra e con un lungo abbraccio. Quando fu sul suo treno, Meg si chiuse nel bagno in fondo al vagone e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.
Dopo la sconfitta di Lehnsherr, sei anni prima, lei si era illusa di poter avere una vita felice: aveva sposato l'uomo che amava e avevano vissuto per un po' in una bella casa. L'unico rimpianto dell'uomo era stato quello di non aver avuto figli. Se solo avesse saputo... al solo pensiero, Margaret pianse ancora più forte. Solo quando si fu tranquillizzata si accorse che il treno era già in movimento. Facendo leva con le mani sul lavandino, si sollevò dal pavimento sul quale si era accucciata ed uscì dal bagno. Scansò la piccola folla di passeggeri assiepata davanti alla porta del suo vagone, si sedette al suo posto e posò una mano sulla sua pancia.
Il medico ha detto che probabilmente sarai femmina, pensò, rivolta al piccolo feto che si stava formando dentro di lei. E so che a Logan piaceva il nome Laura. Laura Howlett suona bene. Mio piccolo tesoro, un giorno vivremo ancora tutti insieme. Io, te e il papà.
La povera Margaret non sapeva ancora cosa la aspettava. Una volta raggiunta la struttura riprese contatti con il professore, ma la gravidanza la sfiancava. Il feto rubava le sue energie vitali per nutrirsi in proporzioni molto maggiori di quelle normali. Meg divenne sempre più debole e non sopravvisse al parto. Alla piccola -poiché nacque una femmina- venne messo il nome X-23, ma un'infermiera, che l'aveva presa in simpatia, continuò in segreto a chiamarla Laura, rispettando così il volere della madre.

Fine

Spazio me: un altro libro è finito. Mi mancherà, devo essere sincera, ma ora devo lasciare spazio anche a voi e chiedervi: vi è piaciuto? Cosa cambiereste? Scatenate i commenti.

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