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«So che con la professoressa Grey dividevate in due momenti le vostre ore di lezione» annunciò Logan, quando due giorni dopo aver ricevuto la cattedra, tenne la sua prima lezione davanti ai ragazzi. Prima di allora aveva fatto pratica con Meg, che si era offerta per aiutarlo a imparare come si tiene una lezione. «La prima ora faremo riscaldamento, poi vi metterete tutti a coppie per esercitare le proprie mutazioni.»
I ragazzi iniziarono a correre intorno alla pista di atletica. Erano a metà del nono giro quando Bobby affiancò Meg. Le lezioni di ginnastica non prevedevano una distinzione di età e Iceman, che era sette anni più giovane di Changer, era il caposquadra della sua generazione. Margaret era l'unica della sua età, quindi non aveva nessuno a cui fare da "capo".
«Però, corri veloce!» ansimò il giovane, arrancando a fatica di fianco alla ragazza, che era in testa al gruppo.
«Ho fatto atletica leggera per anni, sono piuttosto allenata» sorrise lei. La sua voce non faceva trasparire il minimo sforzo.
«Margaret» la chiamò una voce dal familiare accento russo.
«Ciao, Piotr» sorrise, rivolta al ragazzo.
«Credo che Logan voglia parlarti» le disse.
«Perché lo pensi?»
«È un po' che ti sta fissando.»
«Grazie, amico mio. Vado a vedere cosa vuole.»
Con uno scatto, la giovane raggiunse il suo insegnante ed amico. Si fermò davanti a lui.
«C'è qualcosa che vuole dirmi, professore?» chiese. L'uomo era stato categorico. Tutti avrebbero dovuto rivolgersi rispettosamente a lui, come se avessero avuto davanti Charles Xavier in persona. Il potere aveva iniziato a dargli alla testa, ed erano solo alla prima lezione.
«Solo che, siccome sei la più veloce a correre, sarai la prima a partire nella staffetta.»
«Non dovrei essere l'ultima, per questo?» si informò, con fare pratico.
«Discuti i mei ordini?» ringhiò l'uomo, sorridendo.
«Nossignore» esclamò lei, fingendosi spaventata.
«Bene. Raduna altre cinque persone, due ragazze e tre ragazzi che correranno con te.»
Il resto del gruppo li aveva raggiunti, oramai, quindi Logan scelse altri cinque capitani che avrebbero dovuto scegliere altrettante persone con cui gareggiare.
I trenta ragazzi di età compresa tra venti e venticinque anni che componevano quel gruppo di ginnastica si misero in fila. Meg aveva scelto Camille, Piotr, Bobby, Sam e una ragazza che le sembrava abbastanza agile per poter correre una staffetta.
Si disposero in fila, alternando ragazzi e ragazze, poi, quando Logan batté le mani, la gara cominciò.
Cinque minuti più tardi, tutto il gruppo stava cominciando gli esercizi di allungamento muscolare che segnavano la fine della prima mezz'ora di allenamento.
«Solo a me le lezioni della professoressa Grey non sembravano così lunghe?» chiese Camille ad un certo punto.
«Ma se continuavi a lamentarti che non ce la facevi più, durante le sue ore!» la rimproverò Bobby.
«Erano stancanti, ma almeno in mezz'ora non facevamo così tanto!»
«Beh, allora ringrazia il cielo che ci sia qualcuno che ti faccia lavorare!» sibilò Meg, concludendo la conversazione.

«Alla prossima lezione, ragazzi. Mi raccomando, siate puntuali!» esclamò Logan alla fine delle due ore.
«Diamine, è tardi!» urlò Meg, osservando l'ora sul display del cellulare.
«Tardi per cosa?» domandò Wolverine alle sue spalle.
«Per la mia lezione! Comincia tra dieci minuti e io devo farmi una doccia e cambiarmi! Dio, non farò mai in tempo!»
«Posso avvisare io i bambini che tu farai un po' tardi. Li terrò anche d'occhio, se ti va.»
«Lo faresti davvero?»
«Certo.»
«Ah! Grazie, grazie!» gli buttò le braccia al collo e gli stampò un bacio sulla guancia. Continuando ad urlare ringraziamenti, Margaret afferrò il borsone nel quale aveva messo un cambio e corse all'interno della scuola.
Colpito dalla reazione eccessiva della ragazza, Logan tornò dentro. Si recò nell'aula di scienze, dove venti paia d'occhietti si girarono contemporaneamente a guardarlo.
«Dov'è Meg?» Chiese uno dei bambini con una vocina.
«È andata a cambiarsi. Tornerà tra qualche minuto.»
Un quarto d'ora dopo, Changer era in classe. Ringraziò di nuovo Logan e si accasciò sulla sedia accanto alla cattedra quando lui fu uscito.
Fece scivolare lo sguardo sui suoi piccoli allievi e sorrise raggiante. Nonostante le sue gambe fossero troppo indolenzite per reggerla in piedi, Meg si sentiva piena di energia.
«Bene, bambini. Chi si ricorda cos'abbiamo studiato l'ultima volta?» cominciò, guardando i suoi giovanissimi allievi uno per uno.
«Le cellule!» esclamò uno di loro.
«Bravo, Mike. Ma la prossima volta ricorda: alza la mano, se vuoi parlare» disse la ragazza con tono cordiale ma fermo. Il piccolo annuì, triste. Meg iniziò la sua lezione, muovendosi per i banchi e accertandosi che i suoi alunni non fossero distratti da occupazioni esterne. Quando la campanella suonò, i bambini erano riluttanti ad andarsene, e alla ragazza si scaldò il cuore.
Quello era decisamente il suo posto. Faceva il lavoro che aveva sempre sognato e nessuno la osservava come se fosse una strana creatura o una bomba pronta ad esplodere.

Spazio me: è assurdo come l'ispirazione mi venga nei momenti meno opportuni. Per esempio, ora dovrei studiare, e invece no! Pubblichiamo storie, che è meglio!

Amore mutanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora