«E io che pensavo che, venendo qui, avrei avuto un po' di pace. E invece no! Prima il mio migliore amico ha un incidente, poi Liz si trasferisce in Europa -in Europa!-, zio Strange si fa vivo dopo tredici anni di silenzio e Xavier continua a dirmi di voler parlare con me. Ma cos'ho fatto di male per meritarmi tutto ciò?» borbottò tra sé e sé Margaret mentre scendeva in salotto, inviperita.
«Meg, mia cara. Un po' di tempo fa sei andata a trovare George, se non ricordo male. Vuoi dirmi cosa ti ha riferito?» la accolse il professore senza usare mezzi termini.
No, avrebbe voluto rispondergli seccamente la ragazza. «Ha detto che ricorda qualcosa del suo incidente» disse invece. Non riusciva a resistere al tono di voce del professore, che sembrava dire "ti capisco se non vuoi dirmi niente, ma sarebbe meglio se lo facessi".
«Ti ha detto cosa ricorda?»
«Solo che era in casa da solo: la porta si è aperta come di propria volontà e due persone sono entrate nel suo salotto. Lui era al telefono e poco dopo l'arrivo delle persone si è sentito come se fosse ubriaco. Poi non ricorda più nulla. Non saprebbe nemmeno dire se i due che sono entrati fossero uomini o donne.»
«Mutanti» mormorò l'uomo.
«Come, prego?»
«L'attacco al tuo amico è sicuramente opera di mutanti.»
«Come fa ad esserne certo?»
«Non lo sono. È più un "sesto senso".»
«Oh, professore!» lo riprese la giovane. «Ho bisogno di risposte più certe!»
«Cosa c'è?» Le rispose lui con calma. Una scintilla nel suo sguardo suggeriva che nella mente del vecchio turbinavano pensieri del tipo "non posso darti una spiegazione più logica di così, mi dispiace".
«Non importa» sospirò infatti la giovane. «C'è altro?»
«Sì. Cosa c'è tra te e Logan?»
«Con... Logan?» boccheggiò Meg. Come poteva sospettare che ci fosse qualcosa tra loro due?
«Lui. Hai presente? Alto, muscoloso, attraente?» sogghignò l'anziano insegnante.
«Sì, ho fin troppo presente» mormorò, frustrata. «No, non c'è niente. Lui dice che siamo amici, anche se io fatico ancora a considerarlo come tale.»
«Fatichi perché è un poco più grande di te o perché vorresti che fosse qualcos'altro?»
«La prima» si affrettò a rispondere. «Decisamente per quello. E perché lo conosco da poco. Sa com'è, con tutto quello che ho passato ho ancora un po' di difficoltà a fidarmi ciecamente di qualcuno.»
Xavier sorrise, e Margaret non ci mise molto a capire perché: si specchiò in uno dei lucidi vasi per fiori che costellavano il salotto e notò che era rossa come un pomodoro.
«Pranzi con noi, tra poco?» chiese il vecchio insegnante.
«Con voi insegnanti o con voi mutanti in senso generale?» La ragazza gli fu grata per aver cambiato argomento.
«Con i professori» aggiunse l'uomo, sorridendo.
«Non credo sia una buona idea...»
«Vuoi restare con i tuoi amici, lo capisco.»
E anche perché preferirei non dover subire le sue occhiate compiaciute ogni volta che guarda me e Logan, pensò, pregando con tutto il suo cuore che Xavier non fosse in ascolto.
«Grazie, signore. Arrivederci.»
Uscì di corsa dalla stanza, prima che il professore potesse richiamarla.«Meg! Qual buon vento ti porta qui?»
Era Veronica, che accolse l'amica con un abbraccio appena entrò nella stanza.
«Beh, Ronnie, è un po' strano che tu me lo chieda, dato che sono mesi che ci vivo, qui» scherzò la mutante più grande, guardando la più piccola con uno sguardo preoccupato. «Aspetta, ma i tuoi capelli sono verdi?» Domandò, notando che il colore della capigliatura della sua compagna di stanza -di solito di un bellissimo colore ramato- era diverso.
«Sì... succede sempre quando passo allo stadio superiore. Restano così per qualche minuto, poi tornano normali.»
«Stadio superiore?» ripeté Meg.
«È una cosa che non posso ancora controllare. In sostanza, quando meno me lo aspetto, riesco ad entrare in contatto con la natura. Tocco l'anima delle piante, le sento vivere. E posso indurle a fare quello che voglio io.»
«È una cosa meravigliosa!»
«Da quello che so quasi tutti i mutanti possiedono uno stadio superiore. Quelli dal terzo livello in poi, per lo meno.»
«Quindi anche io lo possiedo... ma che cosa potrei fare?»
«Di che livello sei?»
«Del quinto.»
«Sul serio? Fantastico!»
«Ti confermerei che è così, se sapessi cosa si prova ad essere potenti.»
«Xavier ha fatto uno di quei trucchetti anche con te? Uno di quei blocchi mentali come quello della professoressa Grey?»
«Sì.»
Flora non fece in tempo ad aggiungere altro, perché fu interrotta da una scia azzurra che fece irruzione nella stanza. Quando tutto si fu calmato, Changer riuscì ad identificare un ragazzo dai capelli biondo cenere e i lineamenti nordici che lei conosceva molto bene: Pietro Maximoff era venuto a trovarla.
«Buongiorno, signore» disse il nuovo arrivato. «Meg! Amica mia. Ho bisogno di dirti qualcosa.»Spazio me: il capitolo è corto, lo so. Terribilmente corto, ma abbiate pietà: è solo un piccolo passaggio tra una scena e l'altra, tra poco inizierà l'azione e ci sarà una scena che potrebbe farvi molto piacere. State connessi e non mancate di divertirvi!
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Amore mutante
FanfictionMeg, soprannome di Margaret Grant, ha ventisette anni e un sogno: diventare un medico. La sua vita è quasi felice. Ma lei è una mutante e durante la sua vita è spesso stata trattata con freddezza. Persino i suoi genitori hanno sempre avuto a che far...