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«Dai, papà! Si tratta solo di far capire agli altri "non mutanti" che noi contiamo qualcosa!»
«Non se ne parla. Tu vali moltissimo e non hai bisogno di unirti ad un uomo che conosci appena, per dimostrarlo.»
«Ma le sue argomentazioni erano validissime! Io voglio unirmi a lui.»
«La risposta rimane comunque "no".»
«Mamma?»
«Sono assolutamente d'accordo con tuo padre.»
E ti pareva..., pensò la ragazza. In casa Grant, ogni litigio si concludeva con una solenne sconfitta da parte della giovane Margaret, che si sentiva dire "dai retta ai tuoi genitori", indipendentemente da chi avesse effettivamente ragione. Era decisamente frustrante.
«Meg!» Un grido preoccupatissimo la scosse nel profondo. Margaret, che stava bevendo, soffocò nell'acqua e cominciò a tossire in modo compulsivo.
Professore, digrignò i denti, sputacchiando alcune goccioline d'acqua.
«Qualsiasi cosa ti abbia detto Lehnsherr non ascoltarlo! Dai retta ai tuoi genitori e stai a casa tua!» quel fastidiosissimo grido non accennava a voler finire.
Non mi serve il consiglio di un uomo che non si prende nemmeno la briga di venirmi a parlare di persona. Il signor Lehnsherr almeno mi ha fatto visita.
«Lo so, scusami. Ma non è così semplice, per me, spostarmi.»
Non importa! È questo il vero problema... io, in genere faccio di tutto per essere gentile con gli altri, e mi aspetto di essere ricambiata.
«Hai ragione, mia cara, ma non è facile per me... i miei studenti più grandi si rifiutano di lasciarmi uscire di frequente.»
Non è un problema. D'altra parte non mi aspetto che il più potente telepate di tutti i tempi venga a fare visita ad una comune telecineta. Ne avete già una abbastanza forte, se non mi sbaglio.
«Parli come se stessi facendo la collezione di figurine» pensò Xavier, tristemente. «E poi, tu hai anche un'altra caratteristica, se non vado errato...»
Riesco anche a far cambiare forma agli oggetti, concordò.
Ma, se con la telecinesi se la cavava piuttosto bene, lo stesso non si poteva dire della sua seconda mutazione, che lei chiamava "trasformismo". Gli oggetti, infatti, seguivano il suo volere solo per qualche secondo, poi tornavano tremolando alla loro forma originale.
«Se imparerai a controllare bene i tuoi poteri, sarai una persona potente. Molto potente.»
Ma io non voglio essere potente! Io voglio solo essere Meg, ed Erik Lehnsherr mi ha dato una possibilità di realizzare il mio sogno: se lei non ha niente di meglio da offrirmi non potrò garantirle il mio appoggio. Pronunciò, definitiva. Il silenzio che seguì fu, se possibile, ancora più devastante del grido preoccupato che l'aveva preceduto e Margaret ne fu negativamente colpita.
Professore?, tentò, pentita delle sue stesse parole. Nessuno rispose. Frustrata, tornò in camera sua, non curandosi dei richiami da parte dei suoi genitori: perché, ogni volta che qualcuno si preoccupava per lei, doveva comportarsi così? Che stupida, era. Calde lacrime amare scesero lungo le sue guance e Margaret si sdraiò sul suo letto.
Dopo qualche minuto, il suo cellulare iniziò a vibrare e lo schermo si illuminò, evidenziando un numero e un nome: Lizzy. Meg scattò in piedi e in modo abbastanza buffo si gettò sull'apparecchio elettronico.
«Pronto?» disse, esitante, dopo aver avviato la chiamata.
«Ciao, Meg... posso venire a casa tua, per favore?»
«Certo!» quella conversazione era piuttosto strana. Meg si era immaginata più volte quella chiamata, e di sicuro non si sviluppava in quel modo.
«Grazie, mille. Non sai quanto ho bisogno di parlare con te.»
Mise giù la chiamata e Meg iniziò a ridere. Forse non tutto era perduto!
Mezz'ora dopo quella inusuale telefonata, il campanello suonò.
Meg, agitata ed emozionata insieme, scattò in piedi e corse ad aprire la porta. Lizzy le buttò le braccia al collo, stringendola forte.
«Hey, Liz! Se avessi saputo che volevi uccidermi mi sarei preparata!» provò a ironizzare. Elisabeth scoppiò a ridere e lasciò l'amica.
«Georgie mi ha raccontato di te... devo ammettere che all'inizio ti ho odiata per avermelo tenuto nascosto, ma poi mi sono resa conto che non posso starti lontana. Sei mia amica, non riesco a immaginare di fare niente senza di te» sorrise, emozionata, poi si fece seria di colpo. «E ora passiamo alle cose serie: fammi vedere cosa sai fare» come sempre, quando era nervosa, la ragazza aveva iniziato a parlare molto velocemente.
«Mi presti il tuo elastico per capelli?» chiese Margaret, che non perse l'occasione offertale dalla fortuna.
«A cosa...?»
«Vuoi vedere la mia mutazione o no?» sorrise.
«Oh. Sì certo, scusami.»
Lizzy si sciolse i capelli biondi e fece per porgere all'amica l'elastico con cui li teneva legati. Meg le fece segno di tenerlo sul palmo della mano aperta, poi si concentrò. Stese una mano verso l'oggetto, poi tracciò una linea verticale dal basso verso l'alto e viceversa: l'oggetto seguì il segno del suo arto, alzandosi e abbassandosi senza che nessuno lo toccasse. Soddisfatta, la ragazza lo lasciò sospeso a mezz'aria e si rilassò per prepararsi al gran finale. Tremolando, il codino avanzò verso di lei e si trasformò in una forchetta. Con enorme sorpresa della mutante la trasformazione permase anche dopo che lei ebbe toccato il nuovo oggetto per esaminarlo da vicino.
«Ce l'ho fatta, Liz!» esclamò in preda a un'euforia scusabile.
«È un risultato così inaspettato?» mormorò l'altra ragazza, dubbiosa
«Non ha mai lavorato così bene, questa parte! È fantastico!»
«Ora dobbiamo parlare di George.  Mi scuso da parte sua per come ha reagito, ma credo che ormai sia un caso perso. Abbiamo litigato per tre ore, ieri, ma non c'è stato verso di farlo ragionare.»
«Io ho rotto con lui nel momento stesso in cui gli ho rivelato il mio segreto. Credevo che anche tu mi avresti voltato le spalle, ma sono felice di vedere che non l'hai fatto.»
«Te l'ho detto, Meg: non avrei mai potuto.»
Le due si abbracciarono fraternamente. Poi Elisabeth, scusandosi, disse che doveva tornare in fretta a casa per curarsi le ustioni ancora in via di guarigione e lasciò Margaret da sola.
Xavier aveva ragione, meditò, con tristezza. Dovrò chiedergli scusa, e dopo la laurea andrò a dirgli di persona ciò che penso.
L'anziano professore, che aveva sentito i pensieri della ragazza, sorrise tra sé e sé.
«Non tutto è perduto, allora» disse ad alta voce.

Amore mutanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora