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«Hai già avuto un sentore dei tuoi poteri amplificati?»
«Solo mal di testa. Un grande e potente mal di testa. E uno strano formicolio sulla punta delle dita.»
«Vuoi provare a fare qualcosa?»
«Sì, se riesco a reggermi in piedi.»
«Bene. Prima di tutto mettiti in posizione davanti al bersaglio.»
Logan prese Margaret per mano e la trascinò davanti ad una delle sagome che servivano ai ragazzi per allenarsi con le loro doti. Si pose dietro di lei e, facendo aderire il suo petto alla schiena della sua allieva, le fece vedere in che posizione corretta. La ragazza sentì i peli sulla nuca che si rizzavano al tocco del respiro di lui.
«Ora fai levitare quei dischi: mentre sono in aria, dovrai trasformarli in pugnali e colpire il centro del bersaglio. Ce la puoi fare?»
«Non credo ci sarà problema.»
Quando Meg si concentrò come al solito quando doveva usare il suo potere telecinetico, fu sorpresa nel constatare la velocità con cui la sua dote funzionava. Quando invece utilizzò il trasformismo, anche quello fu sorprendentemente facile da usare. Ma la cosa che stupì subito Changer fu che il pugnale che volteggiava davanti ai suoi occhi prese fuoco prima di andare a conficcarsi in uno degli anelli più esterni della sagoma. La ragazza urlò di spavento e indietreggiò con orrore.
«Meg! Meg! Tranquillizzati. Non è niente.»
Wolverine abbracciò l'amica, che aveva cominciato a singhiozzare.
«Che cos'era quello?!» strillò, in preda al panico.
«Era una conseguenza della tua seconda mutazione, credo. Trasformare gli oggetti comprende anche cambiare il loro stato fisico, quindi potresti essere in grado di rendere liquidi gli oggetti solidi e viceversa.»
«È la prima volta che mi succede una cosa del genere... che spavento!» Esclamò più rilassata. Si sciolse dall'abbraccio e si asciugò le lacrime, scoppiando a ridere. Coinvolse presto anche l'uomo e, sospinta dall'impeto delle risa, si sporse in avanti, perdendo l'equilibrio. Wolverine la prese al volo, e per farlo si gettò in avanti. Coi visi a pochi centimetri di distanza, i due si sollevarono e si guardarono. Margaret distolse lo sguardo per l'imbarazzo, ma fu solo un secondo. Ripresero a fissarsi rimanendo sempre abbracciati e con i corpi quasi totalmente a contatto.
«È una situazione imbarazzante, non è vero?» Meg fu la prima ad avere il coraggio di parlare. Nonostante ciò non si mosse.
«No» rispose Logan. «Non per me.»
Si baciarono. Un bacio lungo, dolce e carico di passione al tempo stesso. Quello era il bacio che entrambi avevano atteso a lungo, ma nessuno dei due era era mai riuscito a confessare questo segreto nemmeno a sé stesso.
«È proprio un bell'allenamento, questo» ammise Meg, quando fu tutto finito.
«Dovremmo davvero riprendere. Non so cosa possa pensare il vecchio se torniamo dentro senza aver concluso niente.»
«Beh, qualcosa l'abbiamo fatto, e credo che lui credesse in noi due ancora prima dei sottoscritti.»
«Se la metti così, allora...» Wolverine si sporse e baciò di nuovo la ragazza.
Ripresero l'allenamento, ma Changer fu più rilassata, questa volta, e non mandò più a fuoco niente. In compenso confermò ciò che aveva già constatato all'inizio: riusciva a utilizzare le sue doti con immensa velocità, e ne fu soddisfatta.

«Maggie, ti va se andiamo a trovare il tuo amico George Collins? Dovrei fargli qualche domanda?»
Stanchissima per l'allenamento, la ragazza rivolse uno sguardo stralunato a Pietro, non capendo veramente che cosa le aveva appena detto.
«Sì, d'accordo» mormorò alla fine. «Fammi fare una doccia, prima.»
Davanti a casa di George i due dovettero aspettare qualche minuto prima di riuscire ad entrare.
«Salve Tonya» Meg salutò la la signora Collins, poi salì automaticamente verso la stanza del suo migliore amico.
«Georgie, sono io!» esclamò da dietro la porta.
«Muori, infame!» sentì urlare da dentro la stanza.
«Che carino» commentò Pietro.
«Ci scommetto la testa che sta giocando ai videogiochi» Changer non si sbagliava. Quando spinse piano l'uscio di legno vide che l'amico fissava lo schermo della televisione, impugnando un telecomando e inveendo con ferocia.
«Georgie... Georgie!»
«Meg! Qual buon vento ti porta qui? E chi è lui?»
«Pietro ti presento George, George lui è Pietro. È un mio caro amico dai tempi delle medie ed è un mutante anche lui.»
«Forte! Cosa sai fare tu?»
Senza dire niente, Pietro si mosse con la sua velocità sviluppata, afferrò il joystick dalle mani dell'altro ragazzo e completò il livello per lui, poi tornò alla sua posizione, lasciando a bocca aperta il giovane Collins.
«Quello era uno dei miei giochi preferiti, ma è un po' vecchio e l'ho completato a tredici anni.»
«È stato per quello  che ti sei assentato per tre settimane di fila, quell'anno?» chiese Meg, voltandosi leggermente verso l'amico.
«Potrebbe essere» ammise lui, stringendosi nelle spalle. «Ora, bando alle ciance e veniamo al sodo» Pietro, di solito molto allegro e gioviale, era insolitamente serio. «Il nome Erik Lehnsherr ti dice qualcosa?» Si riavvolse a George.
«Sì» rispose prontamente il ragazzo. «Lo conosco perché è l'uomo che mi ha aggredito e l'altro giorno è venuto a trovarmi. E mi ha dato un messaggio per voi mutanti.»

Amore mutanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora