«Meg! Vieni!» la chiamarono Camille e Veronica quella sera. Avevano già cenato da un pezzo, e Meg non aveva assolutamente voglia di abbandonare la sua stanza.
«Dove dovete portarmi?» domandò sollevando un sopracciglio, sospettosa. A malincuore alzò lo sguardo dal suo cellulare dove aveva iniziato a scrivere a George e guardò le sue compagne di stanza.
«Alla sala giochi. Bobby e Sam si stanno sfidando ad una partita a bowling. Devi vederla.»
«È obbligatorio?» chiese ancora Meg, sbadigliando. Era già in pigiama, e non aveva voglia di farsi vedere da tutta la scuola conciata in quel modo.
«Sì. Bobby ha chiesto espressamente che ti portassimo con noi. Non inizierà a giocare, senza di te»
Esasperata, Margaret si alzò e tirò una pacca affettuosa sulle spalle di Veronica, la più piccola delle tre ragazze. Lei si finse addolorata e si massaggiò la parte offesa.
«Che dolce che è stato, a volermi a tutti i costi con lui» mormorò Meg, sarcastica, mentre uscivano dalla camera per scendere fino alla sala giochi.
«Povero ragazzo. È così gentile che nessuno può dirgli di no» le fece notare Camille.
La ragazza annuì. Le era rimasto impresso quel ragazzo più o meno della sua età che si era intromesso nella conversazione su Logan di quella mattina.
«Meg, tutto bene? Ti sei incantata...»
«No, stavo pensando a quel ragazzo. Sembra davvero un ragazzo d'oro» sussurrò, come se potesse sentirla qualcuno: faticava sempre a esprimere il suo apprezzamento nei confronti di qualcuno, soprattutto quando lo conosceva da poco. Ma i corridoi erano deserti.
«Se non stai attenta a quello che dici potrei iniziare a pensare che voi due sareste una bella coppia» gongolò Camille, sorridendo.
«Ash, non voglio sembrare scortese, ma se non stai attenta ti soffocherò nel sonno col cuscino» sussurrò Meg, mostrandole una linguaccia.
«Come vuoi. Siamo arrivate, professore» replicò la giovane mutante, rivolgendosi poi a Xavier una volta varcata la soglia della sala giochi.
«Ah, ragazze! Meg, vedo che ti sei unita a noi.»
«Mi è stato detto che ero stata espressamente invitata e non ho potuto tirarmi indietro» spiegò la ragazza con un'alzata di spalle.
«Potevi tirarti indietro, ragazzina» la accolse Logan quando si sedette tra lui e Camille.
«Temo di no. In ogni caso, perché sei qui, se è chiaro che non hai assolutamente nessuna voglia di partecipare?»
«Come te, sono stato trascinato fuori dalla mia stanza con la forza» mugolò, incassando l testa nelle spalle.
«Da chi?» domandò Meg, con una punta di malizia nella voce. La sua mente aveva iniziato a immaginarsi mille scenari, uno più improbabile dell'altro.
«Da Rogue» rispose semplicemente lui, tentando di ignorare il tono della ragazza. I suoi tentativi fallirono miseramente, dal momento che iniziò a sorridere.
«Chi?»
«Marie. È la mia protetta.»
«Ah, certo... si è ambientata bene, vedo» affermò Meg, osservando la ragazza dai capelli scuri che stava chiacchierando allegramente con una bambina.
«Sicuro. Non è mai stata trattata molto bene, prima di venire qui.»
«Come la capisco...» sussurrò, guardandola di sottecchi. Ora stava parlando con una ragazza della sua età e ridevano insieme.
«Guardandoti, non mi sembri il tipo che viene spesso trattato male.»
Di riflesso, Changer rise.
«Non ti sembra perché non mi conosci e perché tendo a non parlarne mai. Potrei intrattenerti per ore, raccontandoti di tutti gli episodi di bullismo di cui ero il soggetto durante le elementari ed il liceo.»
«Tu venivi bullizzata?»
«È così difficile da credere?»
«Sì... ti ho vista col tuo amico, stamattina. Sembrate molto uniti.»
«È vero. Ma l'ho conosciuto solo tre anni fa, alla terza università che ho cambiato.»
«Tre università?»
«Quattro licei e due club di scacchi. Per non parlare di quante associazioni di atletica leggera ho cambiato, quando ero adolescente.»
«Mi dispiace... tu e Marie andreste d'accordo: avete tante cose in comune.»
«Credo che il novanta percento dei ragazzi che si trovano qui è accomunato dalla stessa situazione.»
«Non hai torto, ragazzina.»
«Il mio nome è Meg» sospirò sconsolata la giovane. Odiava quando la gente la faceva sentire più piccola del dovuto.
«Come vuoi. Ti ha invitata quel ragazzo, Bobby, non è così?»
«Mhm. È stata sua, l'idea» confermò.
«Senti, Meg... mi dispiace, per averti trattata così, questa mattina.»
«Poco male. Avevi ragione tu, alla fine.»
«In che senso?»
«Era possibile che fossimo in pericolo, e tu lo sapevi. Ma io sono testarda, e se avrai ancora a che fare con me così da vicino dovrai farci l'abitudine.»
«Allora temo di doverti confessare che sono un mulo, da quel punto di vista.»
«Scontroso come un orso e testardo come un mulo... hai proprio un bel caratterino.»
«Io un orso? Ma quando mai?»
Continuarono a punzecchiarsi così per tutta la sera. Alla fine Meg aveva le lacrime agli occhi e la pancia dolorante per il gran ridere.
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Amore mutante
FanfictionMeg, soprannome di Margaret Grant, ha ventisette anni e un sogno: diventare un medico. La sua vita è quasi felice. Ma lei è una mutante e durante la sua vita è spesso stata trattata con freddezza. Persino i suoi genitori hanno sempre avuto a che far...