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«Meg. Vieni in soggiorno, per favore» la ragazza, che era sdraiata di schiena sul suo letto, fu sul punto di alzarsi, appena la voce del professore la chiamò, ma si trattenne un momento.
Non voglio rivedere mio zio, disse.
«Non c'è più. Ha rifiutato un alloggio qui per poter tornare a sorvegliare il santuario in città.»
Sollevata, Margaret si alzò e uscì dalla stanza, stando bene attenta a non svegliare le altre due ragazze che riposavano al suo interno.
In silenzio raggiunse Xavier e sedette su uno dei divani del salotto. L'uomo si pose di fronte a lei.
«Mia cara» cominciò. «C'è qualcosa di cui vuoi parlarmi?»
«Nossignore. Non voglio parlarle del mio rapporto con mio zio Strange.»
«Non importa, dal momento che volevo solo sapere cosa ne pensi della scuola.»
«E le interessa proprio adesso? All'una di notte?»
«Tu non riuscivi a dormire, se non sbaglio. Quanto a me, io soffro d'insonnia e devo prendere delle pillole per riuscire a riposare bene. Ma oggi non voglio farlo per parlare con te.»
«E di cosa, sentiamo.»
«Di qualsiasi cosa.»
«Professore, non mi prenda in giro: sono qui da settimane e non le è mai interessato sapere chi fossi, quale sia il mio passato o come mi trovo qui. Per cui la smetta di girarci intorno e mi dica cosa vuole da me. Altrimenti tornerò a dormire.»
«Suppongo tu abbia ragione, Meg. Dovevo parlarti del dottor Strange. Lui non era qui solo per chiederti di dargli una mano con i santuari.»
«Cosa vuole dire?»
«Non molto tempo fa si è alleato con un gruppo di eroi chiamati "Avengers". Devi aver sentito parlare di loro.»
Meg annuì. Aveva letto di loro in precedenza, per eventi che erano successi lì a New York.
«Ma continuo a non capire cosa c'entro io» spiegò, con un sussurro adirato. Stava già esaurendo la poca pazienza di cui era stata dotata.
Per fortuna, Xavier aveva un carattere mite e tranquillo, per cui riprese a parlare con calma.
«Ricordi che, quando ci siamo conosciuti, tu eri piena di domande?» Changer fece un silenzioso cenno d'assenso, che si ripetè di nuovo quando il professore le chiese: «Domande che sono aumentate quando hai conosciuto Erik Lehnsherr, dico bene?»
Il professore fece un sorriso e con un movimento della mano invitò la giovane a seguirlo.

Si trovavano in una stanza molto grande, sospesi a mezz'aria con l'aiuto di un braccio metallico che si allungava dall'entrata della sala fino a metà di essa.
Un macchinario era stato costruito alla fine di questo braccio e un pannello era stato montato lungo tutta la parete della stanza.
Il professore indossò un elmetto e la macchina si avviò.
«Questo è Cerebro» disse, mentre una serie di pallini luminosi veniva proiettata sulla parete.
«È la macchina di cui mi ha parlato Lehnsherr...» meditò Meg.
«Lo credo bene. Lui mi ha dato una mano a costruirla. Ne andava orgoglioso.»
«Voi eravate davvero amici?»
«Sfido io! Ci siamo guardati le spalle a vicenda per anni, fino a quando il suo odio per gli umani "normali" non superò la sua parte razionale.»
«Capisco... ma perché siamo qui?» Chiese Meg, portando la sua attenzione di nuovo alla parete.
«Questa macchina mi permette di trovare mutanti in base all'energia contenuta in loro. Ogni punto luminoso è uno di noi, e qui» la visuale cambiò, mostrando solo due punti: uno di loro era particolarmente lucente «ci siamo noi due.»
«Quello meno luminoso...» le parole le morirono in bocca. Non sapeva come continuare la frase.
«Sei tu, Meg. Ora, quando ti ho trovata, tu sprigionavi un'energia immensa, che avevo visto solo in un'altra persona.»
«Ma è impossibile. Io non ho mai dato segno di essere particolarmente forte.»
«Questo perché avevi paura delle tue capacità e, di conseguenza, le hai in un certo senso trascurate.»
«Ma perché, se sono così forte, il mio puntino è così debole?»
«Perché la prima volta che ti ho contattata ho messo un blocco alla tua mente nel luogo in cui risiede la mutazione.»
«Che cosa?!»
«Tranquilla, Meg. So cosa sto facendo.»
«Come fa ad essere certo che quello che mi ha fatto è sicuro? È per questo che gli Avengers mi vogliono dalla loro parte? Perché sono potente
«Sì, è per questo che ti hanno contattata. Per quanto riguarda i dubbi sulla sicurezza del blocco che ho apportato alla tua mente, credo che ci sia una persona molto più adatta di me che potrà rispondere a questa tua domanda: una persona che prova i suoi effetti ogni giorno della sua vita da tanti anni.»
«E chi è? Voglio conoscerla.»
«Perché credi che io ti abbia affiancata a Jean Grey?»
«Non è possibile.»
«Invece sì. Lei è una mutante di livello cinque. Proprio come te.»

Spazio me: pensavo che mi ci sarebbe voluto più tempo per scrivere questo capitolo, ma in un solo giorno ho ottenuto un risultato soddisfacente. Grazie a voi tutti per continuare a sostenermi

Amore mutanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora