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«Buongiorno a tutti.»
«Ciao, Meg!»
La mattina successiva, la ragazza si accomodò al tavolo dove il giorno prima aveva pranzato: lì aveva fatto la conoscenza di alcuni ragazzi, approfondendo i rapporti con le sue due compagne di stanza.
«Stavamo giusto parlando di te» disse Piotr Rasputin, conosciuto anche col nome di Colosso.
«A proposito di cosa?» chiese Meg, servendosi con del pane e burro.
«Del tuo nuovo nome.»
«Sono arrivata da meno di un giorno e già volete cambiarmi nome? "Meg" mi sta benissimo!» provò a protestare Margaret.
«Sì, ma forse "Changer" ti andrà meglio» sorrise Camille, strizzando un occhio.
«Changer? Credevo che i soprannomi si scegliessero in base alle doti del mutante.»
«Il professore ci ha spiegato della tua doppia mutazione, e noi crediamo che la seconda sia fantastica. Sei l'unica qui ad averne una così!»
«Ciao, Meg» la loro conversazione fu interrotta da una donna coi capelli rossi. Il suo sguardo gentile ma pungente colpì Margaret, che si sentì in soggezione.
«Salve...» rispose la ragazza, titubante, non avendo idea di chi fosse la donna.
«Io sono Jean Grey, gestisco il corso di ginnastica avanzata, oltre all'ambulatorio e al corso di scienze dei ragazzi. Dato che non sei una vera e propria studentessa seguirai solo il mio corso ginnico. Ecco l'orario» sorrise, per poi tornare al tavolo dove sedevano gli altri insegnanti senza lasciare spazio alla giovane di rispondere.
«Quella è decisamente la donna più sexy dell'istituto» asserì Veronica, osservando la donna mentre si allontanava.
«Logan le fa il filo da quando è arrivato qui un po' di tempo fa, ma lei è già impegnata con Scott, quindi non gli presta attenzione» proseguì Colosso col suo marcato accento russo.
«Chi è Logan?» si incuriosì Meg, non preoccupandosi di scoprire chi fosse Scott. Non che ci fossero tante alternative, dal momento che gli uomini adulti della scuola erano soltanto due, se si escludeva Xavier.
«Vedi quell'uomo seduto ad un angolo del tavolo degli insegnanti? Lui è Logan, l'uomo più misterioso della scuola.»
«È pieno di casi umani, qui dentro» borbottò Margaret.
«Non ci sarebbe da spettegolare, altrimenti.»
«Un momento. Quel Logan non è qui da quand'era ragazzo? Perché?» Domandò Meg, stupita. Quell'uomo poteva avere sì e no cinque anni in più di lei e di sicuro non seguiva alcuna lezione, se stava insieme agli adulti.
«Riesci a scorgere quella ragazza coi capelli scuri che non parla con nessuno e non tocca cibo?»
«La vedo.»
«Il suo nome è Marie. Gli uomini del professore l'hanno trovata insieme a Logan prima che quelli di Magneto li catturassero.»
Per poco la ragazza non cadde dalla panca su cui era seduta. Strabuzzando gli occhi, Margaret chiese «Magneto?».
«Non dirmi che lo conosci!» esclamò Colosso.
«Invece temo proprio di sì» sussurrò, sempre più sconcertata.
«Ma com'è possibile?»
«Non so di preciso come, ma mi ha contattata un paio di mesi fa e mi ha inondata di belle parole per convincermi a seguirlo. Ed io per un momento ho pensato di ascoltarlo.»
«Ma lui è il cattivo
«Lo so, Colosso, ma mi ha detto le cose giuste al momento giusto: è stato molto difficile per me non cedere.»
«Per fortuna ora sei qui, ed è questo che conta. Perciò, dopo pranzo ho intenzione di farti vedere la sala giochi. Dimmi, ti piace il biliardo?» chiese Camille.
«Sì, certo» rispose Meg, ringraziando l'amica con lo sguardo per il cambiamento d'argomento.
«Meg, per favore, vieni all'ingresso. C'è una cosa che devo dirti» le fece sapere il professore, distraendola dal discorso coi suoi nuovi amici.
Lo sguardo della ragazza scattò automaticamente al tavolo degli insegnanti e notò che se n'erano andati tutti.
Scattò in piedi, farfugliò una scusa e si diresse verso il salotto a grandi passi.
«Voleva vedermi, professore?» Disse, una volta raggiunta l'ala principale.
«Sì, c'è una cosa di cui dovrei parlarti, Meg.»
«Cos'è successo?»
«Il nome George Collins ti dice qualcosa?»
«Era mio compagno di corso all'università. Gli è successo qualcosa?» la ragazza era parecchio agitata. Anche se non parlava più con il ragazzo dal giorno del loro litigio, la sua salute era comunque cara alla ragazza, che non poteva sopportare di saperlo malato o ferito.
«È stato trovato in casa dei suoi genitori in fin di vita. Una ex studentessa della nostra scuola ci ha avvisati e chi ha chiesto di riferirti l'accaduto.»
«Perché vi ha indirizzati a me?»
«Per questo» Logan s'intromise nella conversazione e allungò un biglietto verso Meg.
«Margaret Grant fai attenzione...» lesse la giovane ad alta voce. Si portò una mano alla bocca, nel tentativo disperato di attutire un sospiro di sorpresa.
«Vuoi andare a trovare il tuo amico in ospedale?» chiese Jean, compassionevole.
«Mi piacerebbe, sì» balbettò Meg, con un filo di voce.
«Professore?» si informò Jean, cercando l'approvazione di Xavier.
«Può andare, mi pare ovvio. Ma non da sola.»
«Chissà perché ho il presentimento di sapere a chi ha intenzione di chiedere di fare da scorta alla ragazzina» borbottò Logan, cupo.
«Avevo intenzione di chiedere a Scott, ma ora che ci penso forse sarà meglio che sia tu a sorvegliare Meg.» Sorrise il professore. Poi indicò loro la porta, segno che potevano cominciare ad avviarsi.
Il viaggio in macchina fu silenzioso e a Meg sembrò più lungo del normale. Logan non era assolutamente di compagnia, teneva lo sguardo fisso sulla strada e un sigaro stretto tra i denti. Sembrava a disagio, a guidare con una persona accanto, e Meg tirò un sospiro di sollievo quando parcheggiò la macchina e lei poté scendere per dirigersi verso l'entrata dell'ospedale.

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