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Nevicava. Nevicava da tre giorni e Margaret si annoiava. Aveva già visto tutti i film della sala cinema e, non amando particolarmente la lettura, non aveva molto da fare. Era quasi Natale e molti ragazzi se n'erano andati per stare con le loro famiglie, mentre tutto i piccoli erano ancora in un posto sicuro insieme a Logan. Pietro era rimasto alla scuola e, dato che Camille, Veronica e Piotr erano tornati a casa, la ragazza poteva godere solo della sua compagnia.
«Maggie, voglio parlarti un momento» la informò il ragazzo quando lei scese in sala pranzo per fare colazione.
«Non chiamarmi così...» borbottò la giovane, ma seguì l'amico senza protestare ulteriormente.
«Qualche mese fa hai incontrato Stephen, non è così?» domandò Pietro non appena si furono seduti in un angolo appartato.
Meg impiegò di qualche secondo a realizzare di che cosa stesse parlando, poi annuì.
«Lui è partito con il piede sbagliato e ti ha spiegato male la situazione. E nemmeno io sono stato del tutto sincero con te.»
Totalmente senza parole, la ragazza invitò l'amico a proseguire con uno sguardo molto eloquente.
«Erik Lehnsherr non è solo un problema tuo ma, mi duole ammetterlo, anche degli Avengers.»
«Ti duole ammetterlo? Dio santo, Pietro! Da che parte stai?»
«È mio padre*. Non potrei essere più diverso da lui, è vero, ma questa è la realtà dei fatti.»
Di nuovo Meg non sapeva cosa dire. La notizia era troppo sconvolgente per poter aggiungere qualsiasi cosa, quindi, con sommo sollievo dell'amico rimase in silenzio.
«E da quando ha cominciato ad attaccare gente che non ha doti particolari è diventato di amministrazione non solo degli X-Men, ma anche degli Avengers, in quanto operiamo a New York, e del guardiano del santuario della città, ovvero tuo zio. E tu hai un legame specifico con ognuno di questi tre gruppi, in quanto mutante, mia amica e nipote di Stephen.»
Changer si ritrasse a forza dal vortice di pensieri che l'aveva inglobata. «Che cosa volete da me?»
«Un aiuto. Tu sei una delle poche mutanti di livello cinque in tutto il mondo, e con un addestramento speciale potresti controllare la tua mutazione. Sei con noi?»
«Ad una condizione: voglio che sia Logan ad aiutarmi.»

«Quindi è saltato tutto? Il motivo per cui sono saltato via era solo una precauzione inutile?»
Fu questa la prima domanda che Wolverine pose appena ebbe varcato la soglia di casa. Dietro di lui veniva uno sciame di bimbi vocianti che si riversarono in ogni angolo della casa. Logan fece  qualche passo, ma si interruppe appena vide un gruppo di adulti che occupavano il salotto all'ingresso.
«Ciao Logan» una voce si levò chiara e distinta dal gruppo e Wolverine raggiunse la sua proprietaria.
«Ehi ragazzina» mormorò lui di rimando. «Chi sono questi?» aggiunse, indicando gli altri presenti, che continuavano a chiacchierare tra loro guardando i bambini, senza badare agli altri due.
«Ragazzi fate attenzione: devo presentarvi una persona» esclamò Meg di rimando, sorridendo all'uomo. «Lui è Logan, conosciuto in questa scuola anche come Wolverine. Logan, loro sono Steve, Tony, Bruce, Thor, Pietro, Wanda, Sam, Visione, Nat e Clint. Sono gli Avengers. E lui è mio zio Strange, guardiano del santuario di New York e Sommo Stregone.»
Tutti accennarono a un saluto e a un sorriso tirato.
«Cosa ci fanno qui?» sussurrò l'uomo, avvicinandosi all'orecchio della giovane.
«Mi hanno proposto di aiutarli contro Magneto, e io ho una buona motivazione per farlo. Ponendo l'unica condizione di avere te come allenatore. Ci stai?»
«Non potrei mai rifiutare una proposta allettante come questa» ammiccò l'uomo. «Cosa dovrò fare?»
«Per la prima parte del lavoro tu sei piuttosto inutile, dato che sarà compito di Xavier eliminare poco alla volta il blocco mentale che ha applicato alla mia mente, mentre tu mi aiuterai a con la "parte ginnica", ovvero mi darai una mano a controllare la parte dei miei poteri che il professore ha scoperto. Credi di poterlo fare?»
«Sarà pericoloso» meditò l'uomo. «Ci sto» rispose infine con fermezza.
«Ti adoro. Ecco perché si mio amico» sorrise Margaret, buttandogli le braccia al collo.
«Meg, noi qui abbiamo finito. Ci vediamo domani?» Un signore sulla cinquantina -Bruce, se Logan non ricordava male- si avvicinò a loro. In quel momento Meg notò che tutti avevano indossato i loro giubbotti ed erano pronti ad uscire.
«Certo, dottore» sorrise lei, abbracciandolo. Fece lo stesso con tutti gli altri, salutandoli e chiamandoli con nomi strani. Quando furono soli, Meg si voltò verso Logan.
«Quel Bruce ha detto "Ci vediamo domani". Cosa intendeva?»
«Domani faremo la prima prova. Il professore mi toglierà una parte di blocco e Banner monitorerà i miei parametri. Tra due o tre giorni farò il primo allenamento con te. Dai, Brontolo, non fare quella faccia: starò bene, okay?»
Prese il volto dell'uomo tra le mani e lo piegò affinché fossero alla stessa altezza, poi vi posò un bacio sulla guancia.
«Questa è la nostra unica possibilità: nessun mutante di livello inferiore al quinto potrà sconfiggere Magneto e io ora non sono più potente di uno di livello due. Mi allenerò, è ovvio, ma ho anche bisogno di tutte le mie capacità. E di aiuto da parte dei miei amici. Credi di potercela fare?»
«Non ti farò combattere questa guerra da sola. Per cui sì, ti aiuterò.»
«Grazie. Infinite volte grazie.»
Meg prese una mano di Logan tra le sue e accarezzò le sue nocche con movimenti ciclici dei pollici, in segno di gratitudine.
Poi lasciò la stanza.

*in questo libro ho pensato di fare un misto tra gli avvenimenti di Age of Ultron e gli X-Men, per cui Pietro si è alleato agli Avengers contro Ultron, ma in gioventù è stato alla scuola di Xavier e di conseguenza Erik è suo padre.

Spazio me: mi sono definitivamente sbloccata, ragazzi, quindi ho deciso di cambiare un po' la storia. Vi piace così?

Amore mutanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora