Capitolo 1

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Roma era una bella città, adoravo ogni suo singolo monumento o centimetro di strada. Ero molto attenta a quello che vedevo in quella città, che però non smetteva mai di stupirmi per quante volte lo osservavo. Poteva essere la prima o la decima volta, ma vedevo Roma sempre con occhi nuovi.

Aveva però anche i suoi aspetti negativi, in quanto, dal primo momento in cui mi ci ero trasferita, avevo capito che di comprare una macchina non se ne sarebbe parlato proprio. La città, per quanto bella, era anche affollata e caotica, a volte perfino i mezzi pubblici facevano fatica ad attraversarla. Per questo, raggiungere la redazione ogni mattina era alquanto stressante.

Il mio appartamento non si trovava molto lontano, ma abbastanza da non farmi venire voglia di fare quella strada a piedi. Non ero particolarmente atletica, non lo ero mai stata nemmeno al liceo, quando al momento di educazione fisica fingevo ogni volta un malanno diverso. La mia professoressa non era molto contenta del mio atteggiamento, ma con gli anni se ne era fatta una ragione: Beatrice Prato non sarebbe mai stata la sua alunna modello.

Quella mattina, però, forse per l'avvicinarsi dell'estate, o forse perché la mia collega mi aveva appena informato di aver portato dei cornetti nella sala pranzo, nonostante i tacchi che ormai erano come un'uniforme, mi precipitai a passo svelto verso l'ufficio. Riuscivo quasi a sentire sotto il mio naso l'odore del cornetto alla crema, che per me era quasi una dipendenza.

Giunsi in ufficio con il fiatone, riuscivo a malapena a respirare. Quando si parlava di cibo ero sempre in prima fila.

Salutai Mia, la ragazza alla reception, che in quei due anni avevo imparato a conoscere: era gentile e cordiale, il mio prototipo di persona perfetta. Non faceva mai scappare il suo sorriso, la invidiavo per quello.

"Ciao Mia, pronta per un'altra emozionante giornata?" Le chiesi, agitando la mano in segno di saluto.

"Ho già fatto l'accesso a Netflix." Ammiccò nella mia direzione, ed io sorrisi, avviandomi verso l'ascensore. La vita alla reception era noiosa, motivo per cui ormai Mia era abbonata a Netflix, e mi consigliava varie serie tv non appena finiva di guardarle. Nonostante questo, però, era molto attenta ad eseguire il suo lavoro, e soprattutto a non farsi beccare. Se il signor Marini l'avesse beccata, come minimo le avrebbe diminuito la paga.

Entrai in ascensore e scontrai due impiegati della contabilità, che parlavano tra loro su quanto il loro lavoro fosse stressante. Nessuno li obbligava a farlo, comunque.

Raggiunsi il mio piano e mi diressi velocemente verso la mensa. Incontrai Iris, che stava già degustando il suo cornetto in modo così sguaiato da essersi sporcata di cioccolata gli angoli della bocca.

"Ti ho già detto quanto la tua presenza qui mi salvi la vita?" Le dissi, facendo il giro del tavolo a cui era seduta, per mettermi accanto a lei. Mancavano ancora dieci minuti all'inizio della giornata, avrei potuto mangiarne una decina di quei cornetti.

"Anche se non lo facessi costantemente, lo saprei." Divorò l'ultimo pezzo di cornetto e mi guardò con un sorriso. "Sono fondamentale almeno quanto l'ossigeno nell'atmosfera."

"La tua modestia mi opprime." Le risposi, assaporando finalmente il mio cornetto. L'odore della crema mi inebriò le narici, era assurdo quanto adorassi quei cornetti.

"Sicura di volerti sposare con Fabio e non col cornetto? Noto che c'è sintonia." Mi derise lei.

"Disse quella che aveva la bocca sporca di cioccolata e che rischiava di sporcarsi la camicia per questo." Le risposi io. Iris sobbalzò sulla sua stessa sedia, ed afferrò immediatamente il fazzoletto per pulirsi.

"Potevi dirmelo prima!" Mi canzonò.

"Dovresti ringraziarmi, avrei potuto farti entrare in ufficio così." Dissi a bocca piena, che quasi lei non mi comprese. Dallo sguardo torvo che fece, però, notai che mi aveva capita e come.

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