"Che cosa?" Fabio spalancò gli occhi, mettendosi le mani in volto disperato. Sembrava quasi l'urlo di Munch.
"Mia madre è qui." Gli ripetei, ridacchiando. Era nel panico più totale, sembrava aver appena saputo di dover andare in guerra. Iniziò a vagare per casa, passandosi più volte le mani nei capelli, disperato. "Perché ti preoccupi così tanto?" Sbuffai, divertita.
"Ohm, forse perché è la prima volta che la vedo in tre anni? Che mi dicessi se decidesse che non le piaccio?"
"Ti direi che del suo parere mi importa ben poco." Gli risposi. Gli afferrai le mani e gliele portai lungo i fianchi, sollevandomi sulle punte per lasciargli un casto bacio a stampo sulle labbra. "Non sarà lei a farmi cambiare idea su di te."
Fabio sorrise, e mi strinse tra le sue braccia, baciandomi con dolce trasporto. Erano quelli i momenti con lui che custodivo gelosamente nella mia memoria.
"Vai a lavoro, o ti chiudo qui dentro." Mi disse. Gli baciai un'ultima volta le labbra e poi afferrai la mia borsa. Agitai la mano per salutarlo ed uscii di casa.
Diego, come un tempo, mi aspettava fuori col caffè tra le mani. Quella mattina non obiettai, anzi, presi il caffè e lo bevvi tutto di un sorso.
"Agitata." Notò lui, ed io lo fulminai con lo sguardo. Ero stanca di continuare a lottare contro di lui, per cui avevo deciso di accantonare la mia persistente idea di capire cosa gli passasse per la testa e far finta di niente. Quando avrebbe voluto parlarne, sarei stata ben più che disponibile, ma in quel momento volevo solo che la mia vita tornasse alla normalità.
Ricordai uno dei tanti baci che eravamo soliti darci nei nostri sogni, e le labbra mi pizzicarono. Sembravano, ora che ero vicina a lui, bramare quel contatto, scoprire se fossero così eccezionali come apparivano nei miei sogni. Senza che me ne accorgessi, il mio cuore battè più veloce, e presi un respiro profondo per riuscire a calmarmi.
"Tutto bene?" Mi chiese Diego, affiancandomi. Riuscii solo ad annuire, e continuare a camminare. Era assurdo come riuscisse a far cadere il mondo il giorno prima, per poi far finta di niente quello seguente. Lo invidiavo così tanto.
"Tutto alla grande." Borbottai. La fresca brezza mattutina di quella che le previsioni raccontavano sarebbe stata una calda giornata d'estate, mi colpì in pieno il volto. Era sollevante potersi godere quel fresco prima del caldo afoso, presente perennemente a Roma.
"Non si direbbe." Disse allora lui, fischiettando. Quella mattina sembrava particolarmente tranquillo, quasi in pace col mondo, contrariamente a com'era praticamente da quando l'avevo conosciuto.
"Tu, piuttosto? Sembri stranamente felice." Gli feci notare. Lui scrollò le spalle, con un sorrisetto furbo sulle labbra.
"Faccende personali." Concluse la discussione. Per un momento, nella mia mente si fece spazio un'idea che mi mise stranamente ancora più di cattivo umore: e se la ragazza di cui mi aveva tanto parlato fosse tornata a farsi viva? Potrebbe essere per quello che sorrideva come un dannato?
Non seppi esattamente perché, ma mi trovai a stringere tra loro i denti. Una piccola parte di me era completamente arrabbiata per quella evenienza.
Non parlai più, e quando raggiungemmo l'ufficio mi fiondai immediatamente dietro la mia scrivania: era anche per quello che avevo scelto quel lavoro, per quanto pessimi potessero essere alcuni romanzi, altri erano capaci di trasportarmi in un mondo parallelo. La mia vita era piena di libri, delle loro storie, delle dinamiche che facevano muovere i personaggi. Quando leggevo un libro, vivevo un'altra vita.
"Particolarmente irritata stamattina?" Iris si sedette al suo posto, poggiando le gambe sulla scrivania. Il capo ancora non arrivava, perciò poteva permetterselo per un po'.
"È arrivata mia madre." Sbuffai. Sia Iris che Diego alzarono il capo dal loro libro, e mi guardarono allibiti. Potei capire la reazione di Iris, lei sapeva del rapporto complicato con mia madre, ma Diego?
Gli riservai un'occhiata confusa, e poi guardai la mia amica. "Già sono giunta al limite di sopportazione."
"Tesoro, se è come me la racconti, è già tanto che tu non abbia espatriato."
Iris riuscì a strapparmi una risata, prima che il capo arrivasse e tornassimo a concentrarci sui nostri romanzi. Diego, dal lato opposto della stanza, aveva completamente perso l'aria tranquilla che possedeva quella mattina.
Quando tornai a casa circa verso le cinque del pomeriggio, trovai Fabio a mordicchiarsi le pelli attorno le unghie, completamente in preda all'ansia. "Ti calmi? È solo mia madre." Gli dissi, dopo avergli dato un bacio leggero.
"Ho solo un brutto presentimento." Mi disse, passandosi una mano tra i capelli. "E sai come sono i miei presentimenti."
Era vero, però. Quando Fabio sentiva qualcosa, il 90 percento delle volte accadeva. E conoscendo mia madre, qualcosa di brutto sarebbe potuto succedere comunque. Io però me ne stavo tranquilla perché ormai, della sua opinione, mi importava ben poco.
Io e Fabio ormai avevamo tutto pronto per il matrimonio ed il ricevimento, mancavano solo delle rifiniture. Mia madre non avrebbe potuto di certo cambiare quello.
Quando arrivò un'ora più tardi, Fabio era un fascio d'ansia. Mia madre entrò a testa alta in casa e fissò le sue iridi scure sul mio fidanzato, con superiorità.
"Io sono Linda." Disse solo, porgendogli la mano. Fabio la strinse con la sua che tremava. "Fabio." Si presentò. Mia madre lo scrutò con la coda dell'occhio, mentre si voltò verso di me. "Dove andiamo a cena?"
"Credo vada bene anche qui a casa." Le risposi con ovvietà, e lei storse il naso. "Voglio girare Roma."
"Ci hai presi per un taxi?" Le dissi allora, brusca. Fabio mi punzecchiò un fianco, mia madre digrignò i denti, ma restò composta. Odiava quando le mancavo di rispetto, ma aveva capito ormai da anni che non aveva più alcun tipo di potere su di me.
"Credo che potremmo andare al ristorante all'angolo, ti va?" Chiese allora il mio fidanzato, il portatore di pace.
"Non deve vincere per forza." Sbuffai, guardandolo male. Lui doveva stare dalla mia parte. Dal sorriso di mia madre, capii che Fabio aveva appena acquisito punti ai suoi occhi.
"È lei l'ospite, lasciamo scegliere lei." Disse solo, sorridendomi piano. Io sbuffai, dirigendomi verso la mia camera. "Vado a cambiarmi." Li informai talmente a bassa voce che a stento mi sentii io stessa.
Infilai un semplice vestito estivo turchese con le converse bianche, e legai i capelli in uno chignon disordinato. Non mi sarei messa di certo di tutto punto per mia madre, nemmeno la desideravo in quel momento lì.
Quando stetti per tornare da loro, sentii uno strano presentimento in corpo, lo stesso di cui Fabio mi aveva parlato poco prima: qualcosa stava per succedere. Ebbi paura io stessa di quel presentimento. Tuttavia, andai da loro con la tranquillità dipinta in volto.
"Pronta?" Chiese mia madre, con un tono stranamente gentile. Annuii soltanto, e strinsi la mano a Fabio. Uscimmo in corridoio e dopo aver chiuso la porta a chiare, ci voltammo per raggiungere l'ascensore.
Mia madre, per sbaglio, andò a finire contro Diego, anche lui stava uscendo. Quando alzò il capo, sembrò che la temperatura fosse scesa di venti gradi, in quello stretto corridoio.
Mia madre congelò sul posto, le linee del suo volto si contrassero. Diego rimase pietrificato, con gli occhi spalancati.
"Linda." Sussurrò.
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Keep it secret
ChickLitAttimi. La vita è fatta di attimi. E l'uomo è fatto di paure, emozioni, sentimenti che lo rendono capace di afferrarli, o di perderli. Ma Beatrice non ha avuto scelta, nel suo attimo. Un attimo, un battito di ciglia che l'ha portata a Roma, a laurea...