Capitolo 19

1.3K 50 0
                                    

Diego

Dalla riva si sentì la suoneria di un telefono. "È il mio." Dissi.

Mi voltai verso di lei e le porsi la mano, che lei accettò senza esitare. Uscimmo dall'acqua, attenti che non ci fosse nessuno. Per fortuna, eravamo completamente soli.

Ritrovai i miei boxer completamente bagnati a riva, lei si guardava intorno per cercare le sue mutandine. "Dove diavolo sono?" Piagnucolava. Non ce n'era traccia. Le porsi così i miei boxer, io recuperai i miei pantaloni. Mi guardò incerta, ma poi capì che non aveva altra scelta e li indossò velocemente. Vederla con i miei boxer indosso era una visuale paradisiaca.

"L'anti-sesso." Disse, facendo un giro su se stessa. "Mh, non ne sarei tanto sicuro."

Mi colpì scherzosamente al braccio, io le porsi anche la mia camicia. "Non vorrei portare sulla coscienza il tuo vestito."

Beatrice alzò gli occhi al cielo con un piccolo sorriso e afferrò la camicia tra le mani, indossandola. I bottoni erano saltati tutti, ma almeno era coperta. Strinse tra loro i lembi e si coprì il più possibile.

Afferrai il telefono tra le mani, era un messaggio di Marco:

Sono riuscito a portarmela a casa, sei ancora con la sua amica?

Scossi la testa e sorrisi, era sempre il solito.

Si

"È il tuo amico?" Mi chiese lei, ed io annuii. "Sai se sono ancora da queste parti? Dovevo andare a dormire da Ludovica."

"Penso proprio che il pigiama party salti per stasera." Le dissi, con un piccolo sorriso. "Ludovica è da Marco."

Bea spalancò gli occhi, guardandomi allibita. "Non ci credo." Si sbattè una mano in volto, pensai cercasse di trattenere la rabbia.

"Puoi sempre venire da me. Ti riaccompagno io domattina."

Beatrice alzò lo sguardo verso di me, guardandomi con un sopracciglio alzato. "È l'occasione giusta per uccidermi e nascondere il mio corpo?"

Scoppiai a ridere a quella frase. Pensai fosse assurdo anche solo pensarla una cosa del genere dopo quanto era successo, doveva scherzare per forza.

"Tranquilla, sei in buone mani." La rassicurai. "Andiamo alla macchina, è parcheggiata qui sopra." Indicai la strada sopra il lido. Erano quasi le quattro del mattino, tutte le persone presenti su quella strada precedentemente erano sicuro collassate.

Afferrai la mano di Beatrice ed insieme salimmo le scale che portavano alla strada. Proprio come avevo immaginato, non c'era un'anima se non le persone che dormivano collassate a terra.

Aprii la macchina ed entrambi ci fiondammo all'interno di essa. Bea strinse il suo vestito rosso al petto e guardava fuori dal finestrino, mentre io guidavo per le strade di Rimini.

Raggiunsi casa mia dopo pochi minuti. Vivevo in un quartiere dove c'erano una serie di ville a schiera, enormi. Nemmeno a me i soldi mancavano, i miei genitori erano dei noti chirurghi che passavano a casa solo pochi mesi l'anno. Casa mia era completamente vuota, praticamente vivevo da solo.

Entrai nella villetta e parcheggiai l'auto nel viale di brecce.

Bea sorreggeva su una spalla la sua borsa, e con le sue mani portava rispettivamente il vestito e i tacchi.

"Wow, povero." Disse, prendendomi in giro.

"Disse la ragazza con un vestito di Prada tra le mani." Le risposi. Bea mi fece la linguaccia e mi seguì all'ingresso. Era la prima ragazza per niente sorpresa da quello che vedeva una volta in casa mia, proprio perché anche lei era benestante. Ne fui felice, ogni volta mi sembrava di portare una bimba al parco giochi.

"Se vuoi farti una doccia, ti accompagno al bagno." Le dissi. Bea annuì e mi seguì al piano di sopra.

Le mostrai il bagno e lei fece cadere i suoi vestiti a terra. "Quando hai fatto, la mia stanza è la terza porta a destra."

Decisi di lasciarla sola per l'incolumità di entrambi, altrimenti avrei provato a fare il bis, e me ne andai nella mia camera, dove c'era un altro bagno.

Feci anche io una doccia veloce e feci anche prima di lei. Dopo essermi asciugato, indossai i miei boxer e mi stesi sul letto. Bea arrivò in camera mia qualche minuto dopo, con un asciugamano avvolto attorno il suo corpo che le arrivava poco più giù dell'inguine. Solo a vedere quella ragazza, i miei ormoni impazzivano. Voleva fare attenzione a non gocciolare per terra, ma era completamente bagnata, e poi a me non interessava. Non ero di certo io a pulire.

"Vieni qui." Le dissi, picchiettando sulla parte vuota del mio letto matrimoniale che avevo preteso all'età di sedici anni.

"Ti bagnerei il letto." Mormorò, guardandomi ancora dall'uscio della porta.

"Non importa." La rassicurai. Lei sembrò titubante ma non obiettò e venne a stendersi accanto a me. Con lei lì, stranamente mi importava solo che fosse con me.

"Hai una bella casa." Disse, guardando attentamente il soffitto, dal quale pendeva un lampadario fatto di gocce di cristallo.

"I miei genitori amano strafare." Le risposi. Mi voltai sul fianco e le avvolsi un braccio sul fianco. L'asciugamano si alzò ancora un po', forse era meglio se non lo avesse proprio indossato.

"Non dirlo a me." Rispose lei, con un piccolo sospiro. "Comunque, ma non ci sono i tuoi?"

"Lavorano." Le risposi solo. Lei non fece domande e gliene fui grato. Non mi piaceva molto parlare di loro, non li vedevo quasi mai e non li consideravo nemmeno più i miei genitori.

"Sai che ti copriva di più la mia camicia che questa asciugamano?" Le dissi. Lei si coprì il volto con le mani e ridacchiò. "Speravo non si notasse."

"Sono pur sempre un maschio." Le dissi con ovvietà. Intrufolai il mio volto nel suo collo e cercai con la mano il punto in cui aveva agganciato l'asciugamano. Lo trovai e velocemente lo sciolsi: era di nuovo nuda sotto il mio sguardo vigile. "Meglio." Ammisi, lei mi colpì il braccio scherzosamente.

Sentire il profumo del mio bagnoschiuma su di lei era un qualcosa di eccezionale, stavo andando in estasi. Si girò su un fianco e mi diede le spalle, ma strinse il mio braccio a lei, così mi avvicinai di più. Presi il lenzuolo e le coprii il corpo, poi le lasciai un bacio tra i capelli.

"Buonanotte, Bice."

"Buonanotte, Diè."

Keep it secretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora