"Ma dai! Guarda, non mi riesco nemmeno a vedere intera nello specchio!" Piagnucolai come una bambina. I sette mesi iniziavano a farsi sentire, non riuscivo quasi più a camminare per bene per quanto grande fosse la mia pancia. Per un momento arrivai a pensare che la mia ginecologa fosse un'incompetente, e che la mia fosse una gravidanza plurigemellare.
"Non sapevo che le balene avessero conquistato la terra ferma!" Diego urlò dalla cucina, io sbuffai, dirigendomi verso di lui con sguardo minaccioso.
"Non hai il diritto di dirmi queste cose!" Sbraitai, colpendolo al petto con un sonoro schiaffo, che ovviamente non gli fece alcun male.
"Ma se sei tu la prima a dirlo!" Disse invece lui. Sapevo quello che stava facendo, mi stuzzicava. Amava vedere come gli ormoni prendevano il sopravvento della mia mente ed iniziavo o a piangere, o a prenderlo a schiaffi.
"Spero che sarà una femmina così potrò coalizzarmi almeno con lei." Ringhiai verso di lui. Io e Diego avevamo deciso di non sapere il sesso del bambino, fino al parto. Mia madre, venuta qui per le feste di Natale, moriva dalla voglia di sapere, ma noi non abbiamo voluto sapere ragioni. O meglio, io non ne volevo sapere, Diego non era affatto contento di questa decisione: col tempo, però, semplicemente si era arreso.
"Se sarà un maschio creeremo un clan contro le donne." Mi rispose invece lui. "E appena ti avvicinerai a noi inizieremo a lanciarti delle freccette contro."
"Hai troppa fantasia." Lo canzonai, sedendomi a tavola. "Piuttosto, quando è pronto? Ho fame!" Tornai a piagnucolare. Ad approvazione della mia affermazione, il bambino dentro di me iniziò a calciare contro il pancione, io sorrisi. "Vedi? Ha fame anche il bimbo!"
"Farai diventare una piccola balena anche nostro figlio!" Diego continuò a prendermi in giro, preparando il piatto di pasta per me.
"Mi hai scocciata, basta." Afferrai il piatto ancor prima che potesse appoggiarlo a tavola e mi diressi nel salone. Accesi la TV a tutto volume, sapendo che lo detestava, e iniziai a mangiare rannicchiata sul divano, sembravo quasi un criceto.
Sentii la risata di Diego dalla cucina, qualche secondo dopo si presentò in salone con un piatto di pasta che equivaleva ad un quarto del mio.
"Piccola-" iniziò, ma io lo fulminai con lo sguardo, zittendolo. "Non hai il diritto di chiamarmi così dopo avermi detto più volte di essere grassa!" Una lacrima cadde dal mio viso, ero un fascio di nervi.
Sapevo che Diego stesse scherzando, lo faceva sempre. Ma questi maledetti ormoni mi facevano uscire fuori di testa, sembravo una pazza isterica.
Diego, ormai abituato, sorrise. Posò il piatto sul tavolino accanto al divano, e fece la stessa cosa col mio, tirandomela via dalle mani, dato che forzai la presa. Per poco la pasta non cadde su tutto il tappeto.
Si sedette accanto a me, e mi circondò le spalle con un braccio, poi raccolse le mie lacrime con il pollice e mi sorrise teneramente. "Sei bellissima con questo pancione."
"Sei solo un leccaculo." Borbottai, ma, in contraddizione col mio tono astioso, mi accucciai nell'incavo del suo collo ed inspirai il suo profumo al cocco, non cambiato affatto nel corso degli anni.
"Lo sai che scherzo." Mi disse, infatti. Io sospirai, alzando gli occhi al cielo. "Lo so che scherzi, ma non riesco a non offendermi!" Sbottai, tirando su col naso. Diego ridacchiò, poi mi strinse di più tra le sue braccia.
Mi lasciai cullare da lui, che ondeggiava lentamente, stringendomi. Quasi la fame passò in secondo piano, prima che il mio stomaco cominciasse a brontolare di nuovo.
"Ora ti dispiace passarmi il mio piatto di pasta?" Gli chiesi, mordendogli la pelle del collo.
"Subito, altrimenti mangerai me." Scherzò, ed io annuii ridendo.
Mi passò il piatto, ma subito notai come la pasta fosse diminuita rispetto a quanta ce n'era prima. "Imbroglione! Dammi il mio piatto, questo è il tuo! Vuoi farmi morire di fame?" Lo colpii al petto, adirata.
Diego rise più forte, e poi mi passò il mio piatto. Il sorriso tornò sul mio volto, e finii tutto in meno di cinque minuti.
Restammo in silenzio per qualche minuto, prima che mi decidessi a parlare ancora una volta.
"È avanzata la pizza ieri sera, o sbaglio?"
D'ora in poi i capitoli saranno molto più corti rispetto al solito, dato che ci avviciniamo sempre di più all'epilogo e questi sono solo aneddoti della gravidanza di Bea, prima della fine! Nonostante ciò, è ufficialmente iniziata la sessione invernale, e dato che è la prima sessione in assoluto della mia vita, in cui devo fare non due ma ben quattro esami, non so se riuscirò ad aggiornare regolarmente, ma farò del mio meglio per evitare che ciò avvenga.
Un bacio, Sarah🥳
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Keep it secret
ChickLitAttimi. La vita è fatta di attimi. E l'uomo è fatto di paure, emozioni, sentimenti che lo rendono capace di afferrarli, o di perderli. Ma Beatrice non ha avuto scelta, nel suo attimo. Un attimo, un battito di ciglia che l'ha portata a Roma, a laurea...