Quando rimisi piede nel mio appartamento, avevo la vista completamente offuscata dalla rabbia. Non avevo proferito parola, se non per salutare mio padre e dirgli che sarei rimasta in contatto con lui senz'altro.
La pena che provavo per mia madre, in quel momento, fu tale da farmi venire lo schifo totale. Non riuscivo a credere che si fosse spinta così oltre, mentire addirittura su mio padre. Negli anni spesso ero ferita da questa situazione: era mio padre, ed io sua figlia; mi dispiaceva non avere alcun contatto con lui, e quel poco che ricordavo, mi faceva sorridere sempre. Di mio padre avevo solo bei ricordi, e più volte mi ero detta di chiamarlo e parlargli. Eppure c'era sempre qualcosa a frenarmi.
Forse Dio stava davvero cercando di farmi ritrovare la strada dalla quale mi ero persa. Lentamente la mia memoria iniziava a tornare, e avevo visto mio padre, scoprendo in quel modo le ulteriori menzogne che mia madre mi aveva iniettato nel cervello.
Era assurdo quanto odio potessi provare in quel momento per quella donna, tanto che, senza rendermene conto, mi tolsi i sandali e li lanciai con forza contro il muro. Per un momento dimenticai di non essere in casa mia, e di non poter rompere niente.
Diego se ne stava fermo dietro di me, ad osservare il modo in cui la mia rabbia lentamente si palesava. Repressi dei gridolini isterici, mi portai le mani ai capelli e li tirai. Fu in quel momento che intervenì. Le sue mani si posarono sulle mie spalle, stringendole piano. Poi mi spinsero a lasciare libero il mio cuoio capelluto. Mi avvolse le braccia attorno il bacino, e mi strinse leggermente a lui. Aveva paura di ciò che avrei potuto fare in quel momento, lo percepii. Ma, stranamente, quel solo tocco riuscì a placare i miei nervi tesi. Ero ancora arrabbiata, era ovvio, ma non sentivo più il bisogno di distruggere tutto quello che mi circondava.
"Piccola, calmati." Mi sussurrò all'orecchio. Mi strinse un po' di più, mi accoccolai al suo petto e cercai di prendere grossi respiri per evitare di straripare ancora.
"Perché non mi hai detto di mio padre?" Gli chiesi, con tono piatto, quasi come se non avessi alcuna emozione in corpo.
"Questa parte della storia non spettava a me rivelarla." Mi disse, poggiando il mento sulla mia testa. Iniziò ad ondeggiare piano, e mi costrinse ad accompagnarlo con dolcezza nei movimenti.
Diego era incredibile: in quei giorni, mi era vicino. Manteneva vigile la parte razionale, mentre io non facevo altro che sbroccare e vedere come la mia vita andava a rotoli: la perdita di memoria, l'annullamento del matrimonio con Fabio, la scoperta delle molteplici menzogne di mia madre. La mia vita a Roma era costruita su fondamenta di argilla, ed ora, da lontano, vedevo come la casa che avevo costruito sopra di essa, lentamente cadeva, pezzo dopo pezzo.
"Avresti almeno potuto accennarmi di averlo conosciuto." Gli dissi, in parte capendolo. Avrei voluto che mia madre, in quel momento, avesse avuto le palle di dire i fatti per quelli che erano, rivelarsi completamente. Invece, ancora una volta, si era servita di finte emozioni per cercare in me un amore che, ormai, era sepolto sotto cumuli di macerie. Ricordavo il suo sguardo affranto mentre usciva dall'appartamento: avrebbe meritato un Oscar per quanto falsa fosse. Iniziai a pensare addirittura che fosse una bugiarda patologica, non c'era altra spiegazione. Non poteva aver fatto tutto quello per il mio bene: Diego non rientrava nei suoi favoritismi, e con l'incidente l'aveva allontanato; mio padre era un tabù, e aveva fatto in modo che io lo trascinassi in un angolo remoto della mia mente. La odiavo, la odiavo così tanto che quel sentimento così oscuro spaventò perfino me stessa.
Diego mi accarezzò dolcemente la pancia scoperta dalla maglia corta, io mi lasciai trascinare dai suoi movimenti lenti e regolari.
"Lo so, ma così facendo avrei dovuto dirti anche quello che avrebbe dovuto rivelare tua madre." Mi rispose, ed io sospirai. Aveva ragione, in fondo. Sarebbe dovuta essere mia madre a rivelarmi questa parte della storia. Ma lei se ne era stata con le gambe accavallate ad ascoltare Diego e la storia della mia vita che aveva visto da dietro le quinte, vedere come le sue menzogne lentamente le crollavano davanti agli occhi.
"Si, hai ragione." Sospirai, poi mi voltai verso di lui. "Però ti prego, ora devi essere sincero." Gli dissi, guardandolo supplicante. Diego annuì, incitandomi a proseguire. "Devi dirmi qualcos'altro? Ora o mai più, Diè."
"No, non c'è altro." Mi assicurò. Lo guardai attentamente, e quando capii che i suoi occhi trasmettevano fiducia, sorrisi istintivamente. Mi sollevai sulle punte e poggiai la mia fronte alla sua. Diego chiuse gli occhi, legando le sue mani dietro la mia schiena, ed io legai le mie dietro la sua nuca. I nostri nasi si sfioravano.
"Domani torniamo a Roma." Gli dissi, sicura di me. "Ho bisogno di chiudere completamente col mio passato e la vita che mi ero costruita lì. Sono scappata da Rimini credendo di trovare la libertà, ma ho trovato solo un'altra gabbia in cui rinchiudermi."
"Cos'hai intenzione di fare?" Mi chiese, ed io scrollai le spalle.
"Innanzitutto devo recuperare le mie cose da Fabio." Gli dissi. "Posso prendere una stanza d'albergo mentre cerco un appartamento."
"Tu sai che puoi stare da me, vero?" Mi chiese. Lo guardai, mordendomi il labbro. "Non mi sembra il caso..."
"Hai paura di ferirlo..." dedusse, io abbassai il capo. Ero sicura delle mie scelte e di aver lasciato Fabio, ma non potevo negare l'amore che avevo provato per lui e che mi aveva spinta a volerlo sposare. Una parte di me era ancora innamorata di lui, e non potevo negarlo, a me stessa in primis.
"Forse è meglio per entrambi. Abbiamo bisogno di tempo." Provai, ma lui scosse la testa. "Ho avuto cinque anni, Bea. Mi sono bastati."
Aveva tremendamente ragione, e non volevo farlo soffrire così, non a causa mia, almeno. Ma in quel momento la mia testa era completamente fuori, sembrava quasi che la parte razionale del mio cervello fosse uscita per andare a farsi un giro. Non sapevo nemmeno io cosa fare della mia vita.
"Lo so." Sospirai, stringendo un po' di più la presa dietro il suo collo.
"Non farmi attendere troppo, Bea. Ne ho abbastanza di vedere come mi scivoli via dalle mani." Disse.
"Non fraintendermi." Gli dissi immediatamente. "Se ti ho baciato ieri era perché così mi sentivo di fare, e se devo dirti la verità lo farei anche ora. Ma non mi sembra giusto nei tuoi confronti, sapendo che parte del mio cuore appartiene ancora a lui." Mormorai. "Devo disintossicarmi, prima di ammalarmi di qualcos'altro." Sorrise alla mia ultima frase, le nostre labbra furono ancora più vicine e non seppi esattamente come.
"Bea, io non vorrei solo baciarti. Non puoi nemmeno immaginare le cose che ti farei..." Mormorò, e senza rendermene conto mi morsi il labbro.
Poggiai la testa al suo petto, sentivo il cuore battergli all'impazzata, il mio sembrava quasi uscirmi dalla gabbia toracica. Il ricordo di noi due che facevamo l'amore corse nella mia mente, mi mancò il respiro, ma non potevo spingermi così oltre con lui sapendo ciò che ancora provavo per Fabio.
Afferrai il suo viso tra le mie mani, inebriandomi del suo profumo di muschio. Adoravo quell'odore.
"Non ti chiedo di aspettare altri cinque anni-" mormorai "-solo il tempo giusto per capire cosa voglio farne della mia vita."
Diego sorrise, facendo scontrare i nostri naso in un bacio all'eschimese. "Voglio che tu sia sicura di quello che farai, quando arriverà il tempo. Fino ad allora, io sarò qui."
Gli sorrisi, accarezzandogli dolcemente le guance. Diego era così un bravo ragazzo, non potevo innamorarmi di lui ancora una volta? Perché doveva sempre essere tutto così difficile?
Presa da un impeto, lo spinsi più vicino a me e lo baciai. Non riuscivo più a resistere a quella forte tentazione, le labbra quasi mi formicolavano. Diego non mi respinse, ma approfondì il bacio. Le sue mani, ancora poggiate dietro la mia schiena, mi spinsero più vicina al suo petto. Il cuore batteva veloce, non potevo negarlo. Io per Diego qualcosa la provavo, ma non era quello che sperava lui. Fabio ancora dominava i miei pensieri, ma quel biondino era capace di accantonarli e renderli suoi. Ero così confusa, ma sapevo una cosa per certo: volevo baciare Diego ogni istante della mia vita.
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Keep it secret
ChickLitAttimi. La vita è fatta di attimi. E l'uomo è fatto di paure, emozioni, sentimenti che lo rendono capace di afferrarli, o di perderli. Ma Beatrice non ha avuto scelta, nel suo attimo. Un attimo, un battito di ciglia che l'ha portata a Roma, a laurea...