Capitolo 5

1.6K 57 1
                                    

Quella settimana passò velocemente, i giorni trascorsero senza nessun evento in particolare.

Iris continuava a tormentarmi, dicendomi di voler chiedere a Diego di uscire, ma non trovava mai il coraggio adatto. Pensai che forse quella volta non era un qualcosa di passeggero, sembrava totalmente ammaliata da lui.

La domenica mattina, fu bellissimo non dover stare agli ordini della sveglia. Aprii gli occhi e mi ritrovai avvinghiata a Fabio, e capii che stavo troppo bene per alzarmi, così mi addormentai di nuovo.

"Ti sto aspettando da mezz'ora, potresti gentilmente muoverti?"

"Ancora non l'hai capito che faccio il cazzo che mi pare? Quando sono pronta, scendo." Sbraitai al telefono.

"Ma è mezz'ora! Cosa ci vuole ad infilarti dei pantaloni e scendere?"

"Il fatto che devo scegliere quale mettere tra i tanti." Gli ricordai.

"Non ha importanza!" Sbuffò lui. "Tanto comunque a fine serata non li avrai più addosso." Pronunciò, facendomi diventare un fuoco ardente, pronto per scatenare la sua ira su quello che lo circondava.

"Sei incredibile." Dissi, con un filo di voce. "Altri cinque minuti e scendo."

"Sbrigati." Mi disse solo, ed attaccò la chiamata.

Finii di vestirmi in fretta e furia e lo raggiunsi fuori il portone di casa. Diego mi stava aspettando, poggiato con le braccia incrociate alla sua Maserati. Il padre gliela aveva regalata per il diploma, i soldi non scarseggiavano per loro. Notai i muscoli delle sue braccia che strariparono dalla sua t-shirt, che quasi volevo strappargli a morsi per quanto mettesse in mostra i suoi addominali. Avevo un ragazzo perfetto.

"Finalmente." Sbuffò, quando mi vide. "Pensavo di doverti far scendere con la forza."

"Invece di lamentarti potresti darmi un bacio." Gli dissi, mettendo su un bel broncio. Diego mi guardò con la coda dell'occhio, e sorrise. Uno di quei sorrisi che faceva alzando un angolo della bocca, che erano estremamente provocanti e che avrei voluto baciare tutto.

Si avvicinò a me e strinse i miei fianchi con le sue mani, spingendomi contro il suo corpo. "La mia piccola e famelica Bice." Disse respirando sulle mie labbra. Le sue labbra si posarono sulle mie, ed io non sentii più il mio cuore per quanto velocemente andasse.

Sobbalzai ancora una volta nel letto, con il respiro affannato. Fabio mi seguì a ruota, si era spaventato dal mio scatto.

"Che succede? Tutto apposto?" Chiese, poggiandomi una mano sulla schiena e cercando di calmarmi. Annuii, non riuscendo ancora a calmarmi. "Perché ti sono tornati gli incubi?" Mi chiese. Ma lui non sapeva. Non sapeva che quelli non erano incubi, gli stessi che avevo quando lo avevo conosciuto. Questi erano dei sogni che la mia mente sembrava bramare come un'oasi nel deserto, sembrava non aspettare altro che la notte pur di farli avvenire. Il bello era che quei sogni, sembravano fin troppo reali. Li sentivo sulla mia pelle, come se appartenessero a dei ricordi.

"Non lo so." Decisi di assecondarlo, stendendomi di nuovo. Non potevo dirgli di aver sognato il nostro vicino, e non per la prima volta. Chissà cosa avrebbe potuto pensare.

Per carità, Diego era un ragazzo bellissimo. Ma da parte mia, non c'era altro se non una pura e sincera amicizia. Non riuscivo proprio a spiegarmi il perché di quei sogni che per me risultarono assurdi.

Keep it secretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora