Capitolo 29

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"Fabio!" Urlai, avventandomi verso di lui.

"Sei felice adesso, eh? Te la stai riprendendo, bravo!" Sbattette Diego contro il muro, quest'ultimo sussultò. Cercò di sviare dalla sua presa, ma Fabio glielo impedì prontamente.

"Io non la sto obbligando a far nulla. Voglio solo che stia bene."

"Che stia bene con te, no? Perché in fondo credi di essere tu l'amore della sua vita."

Fabio era così accecato dalla rabbia da non rendersi conto di quel che diceva. Mi sentii impotente quando lo afferrai per le spalle e cercai di spostarlo, ma ne ricavai solo una gomitata alla bocca dello stomaco. Indietreggiai di qualche passo, Diego sbarrò gli occhi. Sembrò risvegliarsi solo allora, e spintonò Fabio, allontanandolo.

"Non permetterti più di sfiorarla con un solo dito." Sibilò Diego, avanzando verso di lui. Nei suoi occhi lessi ira pura, mai lo avevo visto in quel modo.

"Oh, l'ho sfiorata mille volte." Disse Fabio, con un sorriso cattivo. "Sapessi come urlava sotto di me."

Non c'era più nemmeno un briciolo dell'uomo che amavo in Fabio. Stava rivelando una parte di sé che non avevo mai visto e che non mi piaceva affatto.

Diego serrò i pugni e strinse i denti tra loro, adirato. Stava per parlare, riuscì a trattenersi non sapevo per quale miracolo.

"Non ti prenderò a pugni, se è quello che vuoi. Se vuoi fare a botte, cerca almeno di essere uomo e non fare di tutto per farmi fare la prima mossa." Diego disse, a denti stretti

Fabio non ci mise molto e un suo pugno si scontrò contro la mascella di Diego. Urlai per la paura, Diego voltò solo il capo, non muovendosi di un centimetro. "Fabio, smettila immediatamente!" Gli inveii contro.

Quest'ultimo si voltò verso di me, con gli occhi iniettati di sangue. "Tu sta zitta, sei solo una stronza." Sibilò. Dovetti trattenermi con tutta me stessa per non prenderlo a schiaffi. Ci pensò Diego, invece, ad afferrarlo e dargli un pugno dritto sul naso, che iniziò immediatamente a sanguinare.

Fabio cadde all'indietro, contro il muro. Diego fece scroccare il suo polso, indolenzito. "Dio, da quanto volevo farlo." Mormorò. Fabio era steso a terra, con la schiena al muro, e Diego si abbassò verso di lui. "Se ti avvicini ancora a lei, sei un uomo morto. Se la sfiori anche solo con un dito, sei un uomo morto. Se ti vedo a meno di tre metri da lei..."

"Sono un uomo morto?" Fabio lo derise, stordito dal pugno che aveva preso.

"Sei anche sepolto." Diego gli rispose.

Guardai Fabio, consapevole che fosse l'ultima volta. "Non ero sicura di quello che avevo fatto, ma ora so per certo di aver scansato un fosso." Sibilai. Lui mi guardò, non gli lessi alcuna emozione in volto.

Presi la valigia e mi diressi verso Diego, che mi aveva porto la sua mano e la afferrai. Diego aveva già la valigia pronta, per cui dopo che la prese scendemmo al piano di sotto. Un livido iniziò a formarsi sulla sua mascella, delle lacrime si formarono nei miei occhi nel vederlo conciato così a causa mia. Mi bloccai in mezzo alla strada, le nostre mani si divisero. Diego si voltò verso di me confuso.

"Andiamo, dobbiamo trovare un taxi." Mi disse, quasi come se non fosse successo niente.

"Come fai a non essere arrabbiato? Hai preso un pugno a causa mia, dovresti almeno non rivolgermi la parola." Onestamente, era quello che mi sarei aspettata da lui. Avevamo già discusso in passato, e mi aveva urlato contro per delle sciocchezze colossali. Ora aveva un livido sul volto e sembrava anche più tranquillo di prima.

Diego mi guardò, scosse la testa con un piccolo sorriso sulle labbra. "Bea, tu non hai idea di quello che ho passato negli scorsi cinque anni." Mi disse, avvicinandosi a me. Mi accarezzò il volto con le sue dita, la solita scossa si propagò nel mio corpo a quel tocco delicato. "Ho passato le pene dell'inferno, ti sognavo tutte le notti e pensavo a come qualcun altro avesse preso il mio posto. Quando ho saputo che stavi per sposarti, mi sono sentito morire dentro, ma vederti felice mi faceva stare bene. Ogni volta che ti vedevo insieme a lui mi spegnevo un po' di più, pensi che davvero un banale pugno possa farmi male dopo tutto questo?" Mi chiese.

Sospirai, guardandolo attentamente. Da qui, i suoi occhi si vedevano chiaramente, e sembravano più limpidi, come non li avevo mai visti. Finalmente erano limpidi e cristallini. "Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto sopportare, Diè." Gli dissi sinceramente, poggiando la testa sulla sua spalla. Le sue braccia si strinsero attorno la mia vita, il mio cuore si alleggerì un po' di più.

"Ora che ti ho qui, anche se non nel modo in cui vorrei, sto bene." Mi rassicurò, cercando il mio sguardo. "Voglio solo che tu sia felice."

Gli sorrisi, e istintivamente gli baciai una guancia. Diego mi sorrise in risposta e poi, di nuovo meno nella mano, ci incamminammo alla ricerca di un taxi. Circa mezz'ora dopo raggiungemmo l'aeroporto, che brulicava di persone. Mancavano ancora tre ore al volo per Milano, così decisi di chiamare Iris. Avevo bisogno di lei in quel momento della mia vita.

Non mi salutò nemmeno quando rispose, e partì con le sue domande a raffica. "Oggi sciopero? Hai passato una nottata hot con Fabio che ti ha stremata? Oppure sei malata? Anzi, conoscendoti probabilmente non avevi voglia di venire a lavoro stamattina. Insomma, mi dici perché mi hai lasciata sola e soprattutto se è una coincidenza il fatto che Diego non sia qui?"

"Posso parlare?" Le chiesi, con una piccola risata.

"Aspetta, vado in bagno che se mi vede il capo mi dimezza lo stipendio." Risi alla sua risposta, e quando mi diede il via libera, iniziai il mio racconto.

"Sono con Diego, non è una coincidenza. Stiamo per prendere un aereo per Milano."

"TU COSA CAZZO STAI FACENDO?" Urlò dall'altro lato del telefono, fui costretta ad allontanarlo dall'orecchio per non perdere l'udito. La sentì perfino Diego, che ridacchiò.

"È lunga da spiegare." Le dissi. "Ricordi l'incidente che ho avuto qualche anno fa?"

"Si." Mi allontanai un po', il chiasso della gente mi infastidiva.

"In realtà ero in macchina con Diego, che era il mio fidanzato. Per fartela breve, dopo l'incidente ho perso la memoria e mia madre ha fatto allontanare Diego da me, ed io ora non mi ricordo di lui."

"Da quando la tua vita è una soap opera?" Mi chiese, io sospirai, poggiando la fronte al vetro. "Non lo so, so solo che vorrei un po' di tranquillità."

Mi voltai, poggiandomi con le spalle al vetro. Osservai Diego da lontano smanettare sul suo cellulare, probabilmente stava avvertendo Marco della partenza imminente.

Le spiegai che stavamo andando a Milano per incontrare il ragazzo con cui Ludo stava quando c'è stato l'incidente, e le dissi che Fabio e Diego si erano picchiati e che avevo lasciato il primo per ovvi motivi. Iris era sempre più sconvolta, ma mi appoggiò in tutto.

"Bea, pensa solo a te e quello che ti rende felice. E se senti di star bene, non farti scappare la tua felicità!"

Sorrisi, e continuammo a parlare ancora per un po'. Fui costretta ad attaccare quando una voce metallica ci comunicò che i check-in erano aperti. Diego alzò lo sguardo su di me, io gli sorrisi e lo raggiunsi.

Ci ritrovammo in aereo circa due ore e mezza dopo, ero sempre più emozionata per quello che stava per succedere. Forse incontrare Marco sarebbe stata la svolta decisiva, e la mia memoria avrebbe deciso di risvegliarsi dal suo sonno perenne.

"Sei pronta?" Mi chiese Diego, afferrando la mia mano. Le osservai insieme e poi strinsi la sua, alzando lo sguardo verso di lui. Il livido era evidente, ma lui conservava con maestria la sua estrema bellezza.

"Sono nata pronta."

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