Aprii gli occhi, quando la forte luce del sole iniziò ad infastidirmi, dopo essere entrata in camera attraverso le tapparelle mezze aperte. Ci misi un po' a realizzare che l'unica cosa a coprirmi era un misero lenzuolo, e due forti braccia che mi cingevano la vita. Le sue dita sfioravano appena la pelle scoperta del mio ventre, rilassate a causa del sonno. Scene della sera precedente si ripetevano nella mia mente, e fu per quello che un sorriso mi spuntò in volto di prima mattina. Sentivo il fiato di Diego battere sulla mia spalla, ogni tanto emetteva qualche mormorio dettato dai suoi sogni. Mi strinsi di più tra le sue braccia, volevo godermi fino in fondo quella sensazione che il mio cervello aveva osato rimuovere: come si può dimenticare un sentimento del genere? Le braccia di Diego erano il posto più bello in cui dormire, il mio cuore batteva così veloce che per un momento credetti potesse uscirmi via dal petto.
Mi voltai piano verso di lui, cercando di non svegliarlo, ma sapevo che non c'era pericolo: Diego aveva il sonno molto pensate, e quello lo ricordavo alla perfezione. Mi presi dei momenti prima di svegliarlo: erano le sette del mattino, dovevamo andare a lavoro. Aveva i capelli tutti scompigliati sul suo volto, le labbra schiuse. Non riuscii a trattenermi, e vi posai un leggero bacio sopra. Iniziò ad agitarsi, gliene diedi un altro. E un altro ancora. Aprì gli occhi, e gli baciai il naso.
"Buongiorno." Sorrisi, passandogli una mano tra i capelli. Diego sembrò scombussolato non appena aprì gli occhi, poi sembrò ricordarsi il perché si trova in quel letto con me, e sorrise stiracchiandosi.
"A te." Rispose, con una tremenda voce rauca, che attribuii al sonno. A Milano mi ero abituata a sentirlo parlare in quel modo appena sveglio.
Mi osservò attentamente, rilassandosi sul cuscino. "Erano anni che non ci svegliavamo così." Ammise, aumentando la presa sui miei fianchi. "Non ci speravo più ormai."
Lo baciai ancora, stavolta approfondii il bacio. Diego mi portò a cavalcioni su di lui, iniziando a baciarmi con più foga. Necessitavo qualcuno che mi ricordasse il perché dovevo alzarmi da quel letto prima che la situazione degenerasse. Eravamo già in ritardo.
"Dobbiamo andare a lavoro." Gli sussurrai sulle labbra, ma poi continuai a baciarlo, contraddicendomi.
"Altri cinque minuti." Mormorò lui, chiudendo le sue braccia dietro la mia schiena. Risi, scuotendo la testa e dividendomi da lui.
"Devo fare una doccia, e dovresti farlo anche tu." Gli dissi. Diego sorrise furbo, guardandomi attentamente.
"Magari possiamo farla insieme, così, per risparmiare tempo." Disse, io lo colpii sulla spalla. "Vorrei proprio vedere cosa succederebbe se acconsentissi." Risi, alzandomi. Dei brividi di freddo coprirono la mia pelle, disperdendo tutto il calore che avevo accumulato sotto quelle coperte.
"Terrò le mani a posto." Disse, alzandole in segno di innocenza. Scossi la testa, ma sorrisi, e lui lo prese per un assenso.
Finimmo sotto la doccia insieme, Diego mantenne la parola data, contrariamente a quanto mi aspettassi. Fummo pronti in meno di mezz'ora, Diego mise i vestiti della sera precedente per ricavare ulteriore tempo.
Durante tutto il tragitto a lavoro, ci tenemmo per mano, non ci dividemmo nemmeno una volta entrati in redazione. Iris ci osservava da lontano, con la bocca che toccava terra dallo stupore.
"Ti ho già detto quanto tu sia una stronza manipolatrice, falsa e brutta, brutta, brutta persona?" Mi urlò contro, puntandomi un dito contro. Io e Diego scoppiammo a ridere, lungo il tragitto avevamo ipotizzato le sue possibili reazioni e quella era di sicuro la più accreditata.
"Ti voglio bene anche io." Le avvolsi le spalle con un braccio, sciogliendo le mani mie e di Diego. Mi accorsi solo allora di come gli occhi della redazione fossero puntati su noi tre, più precisamente sull'atteggiamento intimo che avevamo io e Diego fino a qualche secondo fa. Parlottavano tra di loro, guardandoci.
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Keep it secret
ChickLitAttimi. La vita è fatta di attimi. E l'uomo è fatto di paure, emozioni, sentimenti che lo rendono capace di afferrarli, o di perderli. Ma Beatrice non ha avuto scelta, nel suo attimo. Un attimo, un battito di ciglia che l'ha portata a Roma, a laurea...